Gloriosa spazzatura

The Smiths, 'Ask'


(ascoltala)Dovessi stendere la colonna sonora dei miei anni ’80, gli Smiths sarebbero presenti con ben più di un brano, e per ragioni le più diverse. Ma, tra tutti, il mio brano preferito è questo, anche se per la più bizzarra e obliqua delle ragioni: per via della copertina del singolo. Ora, gli Smiths avevano la particolarità di mettere in copertina dei loro dischi, attori e celebrità diciamo di seconda mano, o quantomeno di seconda fila, sempre dimenticati, e l’effetto è sempre stato sorprendente, realmente “artistico”, qualunque cosa questo voglia dire. Star ormai declinate della tv, attori di b-movies: perfetti ed esemplari eroi di un’epoca che più di ogni altra anela all’infinito, per cui più di ogni altra ne risulta tragicamente lontana.Solo che qui la star è Yootha Joyce, l’indimenticabile Mildred Roper della serie tv George e Mildred. E io adoro George e Mildred: satira di costume del british way of life, senza dubbio, ma anche descrizione che si fa universale di quella provincia dell’animo che si estende tra il banale quotidiano e le disperate vertigini dell’esistenza, sospesa tra sogni e incapacità di dar loro forma concreta, senza nient’altro in mezzo che non sia rabbia e frustrazione: hanging on in quiet desperation / is the english way?, come chiedevano i Pink Floyd.Per quanto sta a me, son pochi i musicisti che negli anni ’80 hanno saputo cantare meglio degli Smiths, crudi sognatori, quello che è ben più di un disagio giovanile: da giovani si scimmiottano esistenze vertiginose e si vagheggiano confini infiniti, per finire da adulti a battibeccare come George e Mildred Roper… Si rideva, con loro, ma era un ridere verde, tra il rabbioso e il malinconico. Una commedia umana che descrive una buona parte di mondo senza muoversi dal tinello di casa.E poi c’è la storia personale di Yootha Joyce, alcoolista per depressione e morta di epatite, il fedele compagno d’arte Brian Murphy – o era piuttosto proprio George? non so cosa mi piace pensare di più - al suo capezzale sino all’ultimo: e non sai se sia la finzione che si fa realtà, o viceversa; o forse, ancora, la realtà che rovescia la finzione. E non rimane che la malinconia.Una storia perfetta per una canzone degli Smiths, in ogni caso…