Gloriosa spazzatura

David Bowie, "Heroes"


(eccola qua)Io sarò un re, e tu… tu sarai la mia regina. Una melodia più che memorabile, con una chitarra (Adrian Belew) a tirare le note nel modo più struggente che c’è. Ed ecco qua, il gioco è fatto. Canzone antemica per definizione, inno dei grandi sognatori disincantati, e un po’maledetti. Una storia da gran cazzaro, insomma. E parecchio paraculo. Sempre detto nel senso più positivo che c’è, beninteso. E come fai a resistere?Perché le storie bisogna saperle raccontare, altro che. Non ha ovviamente nessuna importanza che siano vere, e tutto sommato neanche che siano credibili. Basta che siano raccontate bene; il che significa più o meno che sia bello pensarle. E che sia più bello ascoltare la voce che le racconta piuttosto che la verità che dicono di narrare. Da qui, a rendere reale un’immagine, un sogno, il passo è breve. Perché noi viviamo di immagini, di suggestioni; e chi le sa creare, ci mostra il mondo – o anche la sola nostra povera esistenza – come potrebbe essere, o come sarebbe bello che fosse. Credere alle storie è insomma un po’ come vivere un futuro: forse solo possibile, sicuro; ma che nel renderci felici, sia pure per il breve volgere del racconto, una sua realtà ontologica la acquista. E siano benedetti i cazzari, veri poeti del nostro vivere quotidiano.Poi, i poeti mentono troppo, come diceva Nietzsche; uno che la sapeva lunga, se non altro perché a star dietro ad un’artista si ritrovò con le chiappe per terra. Il problema è che i poeti – gente che inventa futuri che non si realizzeranno mai – son belli, ed affascinano. Ma se non sai come funziona la faccenda, a seguir il loro incantamento prima o poi ti fai male. Presente il pifferaio di Hamelin? Ecco, uguale. I sogni, si sa, muoiono all’alba.I poeti son dei gran cazzari. E noi possiamo essere eroi solo per un giorno.