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Post N° 799

Post n°799 pubblicato il 25 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Epifani rompe con il governo
"Da Prodi uno sgarbo alla Cgil"

"È stato uno sgarbo alla Cgil che non possiamo far passare sotto silenzio", dice Guglielmo Epifani sfogliando tra le mani quel "Protocollo su previdenza, lavoro e competitività" che firmerà solo per senso di responsabilità e che sosterrà nella consultazione tra i lavoratori. Una scelta travagliata per la Cgil. Assunta a maggioranza (circa il 75 per cento) intorno alle quattro di notte, dopo una discussione tesa e asprissima nel Direttivo confederale, come non accadeva da molti anni. Perché su alcuni punti decisivi - e anche simbolici per la Cgil - il testo presentato dal governo non era quello concordato in precedenza. Due i vulnus: gli incentivi al lavoro straordinario e la fragilità dei vincoli ai contratti a termine.

Oggi il leader di Corso d'Italia lo scriverà al presidente del Consiglio, Romano Prodi. E la lettera che arriverà a Palazzo Chigi segnerà l'inizio di una nuova stagione tra la Cgil e il governo di centrosinistra. Da settembre - dice Epifani - "il confronto sarà assolutamente forte e serrato". Conflittuale, insomma. Anche se è un aggettivo che si guarda bene dal pronunciare. L'appoggio della Cgil, comunque, non sarà mai scontato. Anzi. Epifani cita Luciano Lama per dire che ciascuno ora andrà per la sua strada: "I governi passano, le maggioranze cambiano, la Cgil resta".

Le distanze tra Epifani e Prodi sono diventate profonde, strategiche, non solo per ragioni di ruoli. Le misura anche il giudizio sul Protocollo: per il premier un risultato della concertazione tanto che ha voluto presentarlo lo stesso giorno (il 23 luglio) del "protocollo Ciampi" del '93 sulla politica dei redditi; per il leader sindacale è invece "la dimostrazione che la concertazione, come l'abbiamo conosciuta, non c'è più". È finita esattamente dopo quattordici anni. "Allora - spiega Epifani - servì a ricreare coesione nel Paese, mentre si susseguivano i governi tecnici, e i vecchi partiti si ritiravano sotto la spinta anche dell'emergenza finanziaria. Oggi possiamo dire lo stesso? Oggi abbiamo un Paese molto più diviso, anche sul piano istituzionale. E poi quest'accordo è un patchwork , nel quale ogni pezzo risponde ad un gruppo di interessi. Questo è il limite del Protocollo: una somma di interessi parziali più che un interesse generale. È assente un'idea condivisa del Paese da parte di tutti gli attori sociali".

Certo, i risultati ci sono. Ed è anche per questo che Epifani firmerà: ci sono le misure per i giovani, c'è un assaggio di riforma degli ammortizzatori sociali, c'è il rafforzamento della contrattazione aziendale legata alla produttività, c'è l'aumento delle pensioni e c'è anche una via alternativa allo scalone per l'aumento dell'età pensionabile. Ma c'è un capitolo sul mercato del lavoro che Epifani è tentato di non firmare. "Perché per noi, per la nostra cultura, per un sindacato dei diritti, è molto più delicato il mercato del lavoro rispetto al nodo dello scalone. Sono in gioco diritti e tutele. Non è un problema di costi".

Nelle vicende sindacali contano anche i simboli. E i contratti a termine, per la Cgil, lo erano diventati. Da lì, nel 2001, cominciarono gli accordi separati fino al "Patto per l'Italia". Da lì, Epifani, avrebbe voluto far iniziare la risalita della Cgil. Invece no. Invece "all'ultimo momento" le proposte del governo sono cambiate. "Il governo ha sentito la Confindustria. Tutto legittimo, ma doveva aprire un confronto diretto, trasparente. Questo è stato uno sgarbo nei confronti della Cgil. Così l'ho avvertito io come segretario generale, così l'ha avvertito il Direttivo. Per i contratti a termine non ci sono le causali che li giustificano, né è chiara la base su cui definire i tetti sul totale degli addetti. Dopo 36 mesi si possono ancora reiterare a condizione che si rinnovino davanti alla Direzione provinciale del lavoro con il dipendente assistito da un sindacalista qualsiasi, anche di un "sindacato giallo"!
Ma i contratti a termine sono il vero crocevia della precarietà. Passa tutto da lì. E poi lo staff leasing: la Confindustria ha chiesto di mantenerlo...". Ce l'ha con il ministro Damiano, ex Cgil? "Non credo che Damiano abbia responsabilità. È Palazzo Chigi che ha fatto questa scelta", risponde Epifani.

Non si può dire che la Cgil sia passata all'opposizione. Il lessico sindacale non contempla questa ipotesi perché c'è l'autonomia dalla politica. Però - dice Epifani - "c'è anche una situazione sociale delicata". "La protesta contro gli scalini non è amplissima, riguarda solo una parte dei lavoratori del nord, ma può legarsi a quella contro la precarietà con l'effetto di aumentare il distacco e la sfiducia verso la politica".

 
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