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basta mea culpa

Post n°4 pubblicato il 08 Maggio 2010 da albertofraja

Basta! Non se ne può più con questi mea culpa pontifici, assillanti e assordanti. Man mano che l'età avanza, il Papa si dà al ruolo di Grande Depuratore della Chiesa. Solo che lo fa all'incontrario. Invece di purificare il presente, se la prende col passato. Mai come oggi la Chiesa è stata devastata al proprio interno da eresie e corruzioni di uomini e idee, e Woj-tyla preferisce stornare lo sguardo verso i secoli scorsi. Chi è morto non può difendersi e non può nemmeno dire agli inquisitori di oggi: "Ma che fesserie state dicendo?".Innanzitutto, il Papa non può chiedere scusa per pretese "colpe storiche" determinate dal libero arbitrio esercitato da chi, nel bene o nel male, ne è soggettivamente responsabile. La colpa, come la coscienza, è un fatto personale e non collettivo. Il sacramento della confessione attiene alla coscienza di ognuno di noi e l'assoluzione dal peccato riguarda chi quel peccato ha commesso, e non l'intera cristianità. La storicizzazione delle colpe e la collettivizzazione del-le stesse è, prima di ogni altra considerazione, un errore teologico. E non di poco conto.In secondo luogo, fare un esa-me di coscienza generale ed emettere un giudizio di condanna su fatti risalenti a centinaia di anni fa, è un'operazione culturalmente insensata, in quanto tesa ad estrapolare da un preciso contesto spazio-temporale episodi che, nella cultura del tempo, erano giudicati perfettamente "nella norma". Infine, questi infiniti mea culpa sono solo il riassunto di una generale ignoranza sul piano storico, caratteristica del neo-illuminismo imperante, e di cui, purtroppo, lo stesso Pontefice e i suoi collaboratori si fanno interpreti. C'è veramente da chiedersi se il Papa la storia l'abbia studiata nelle esclusive Bibliote-che vaticane o non, piuttosto, sui programmi di Berlinguer. Vediamo qualche strafalcione clericale.Il Papa chiede scusa per lo schiavismo, e non se ne capisce la ragione. Il mercato degli schiavi ha avuto come principali protagonisti gli animisti, i musulmani e i protestanti, non i cattolici. I negrieri erano negri che catturavano elementi di altre tribù e li vendevano ai mercanti arabi, i quali, a loro volta, provvedevano a cederli a navigatori e filibustieri che li importavano nella protestantissima America del Nord, ove i cattolici politicamente non contavano un accidenti. Quando la presenza cattolica è stata incisiva negli assetti sociali, le cose sono cambiate per neri, meticci ed indios. Per non parlare della grande opera missionaria in Africa e Asia, basti pensare alle famose Reduciones dei gesuiti in America Latina, esempio insuperabile di valorizzazione della cultura locale e di accoglienza sociale. Vittorio Messori ha inoltre ricordato come la famosa “Casa degli Schiavi” del Senegal, contrabbandata come il principale centro di raccolta degli schiavi, era nient'altro che il buen retiro, condito da belle presenze femminili, di un coloniale francese.Un altro mea culpa riguarda le Crociate (e poteva mancare?). Il termine di "crociata" è posteriore ai tempi. All'inizio si parlava di peregrinatio, passagium, iter in quanto la stessa era concepita come una vera e propria marcia di pellegrini verso i Luoghi Santi. La presenza islamica che attaccava i cristiani e minacciava di impadronirsi totalmente dei Luoghi, indusse Urbano II a chiamare a raccolta i prìncipi europei per proteggere militarmente i pellegrinaggi.Che poi, tra tante battaglie, ci siano stati massacri (da ambo le parti) è cosa che riguarda la coscienza personale di chi quei massacri compì, e non della Chiesa in quanto tale. Tra le Crociate da "condannare", vi è quella contro i Càtari. Anche qui si dicono corbellerie in abbondanza. In primis, l'eresia càtara non era così pacifica. Nei territori della Provenza soggetti al dominio degli albigesi, vi furono incredibili persecuzioni contro i cattolici. L'immagine dell'eretico provenzale, armato di liuto e non di spada, è solo un'oleografia. Se gli storici del Vaticano avessero letto "San Domenico e l'Inquisizione" del beato Bartolo Longo, avrebbero imparato qualcosa di serio al riguardo. La famosa battaglia di Muret, di cui fu protagonista il "terribile" Simone di Monfort (che fu il primo dei terziari domenicani) fu risolta da trecento cavalieri contro migliaia di aragonesi (alleati dei catari), che avevano preferito impegnarsi in combattimenti più comodamente orizzontali. La dottrina catara era, inoltre, quanto di più nichilista ed antisociale si andasse af-fermando, con le sue giustificazioni del suicidio, dell'aborto e dell'eutanasia. Lo stesso Evola (che non è certo cattolico) non ha mancato di criticarla.Poi c'è l'immancabile Inquisizione: un fatto normalissimo per tempi in cui le società (tutte le società) non conoscevano la cosiddetta laicità della politica. L'Inquisizione non eseguiva condanne penali, che questa era competenza dello Stato. Essa aveva il compito di stabilire se, sul piano teologico, vi fossero proposizioni ereticali attribuibili all'imputato o meno. In quanto alla caccia alle streghe, anche qui la verità viene stravolta. La maggior parte di questi episodi avvenne in zone dominate dai protestanti, basti pensare alle cosiddette "streghe di Salem". In quelle cattoliche, il fenomeno fu molto circoscritto, tanto che, grazie all'Inquisi-zione, nelle Fiandre e in Spagna furono salvate dai roghi centinaia di pretese adepte di Sa-tanasso, come ha dimostrato Gustav Henningsen.La notte di San Bartolomeo, altro cavallo di battaglia massonico, la vogliamo addebitare al Papa dell'epoca o a Caterina de' Medici? A parte ciò, perché nessuno dice che quell'eccidio, per quanto terribile, preservò comunque l'Europa da una guerra civile che avrebbe provocato centinaia di migliaia di morti, dal momento che questa era l'ostinata volontà dei caporioni protestanti, come Coligny e Condè, decisi a gettare la Francia in armi contro la Spagna cattolica, per creare un'Europa della Riforma, subalterna all'Inghilterra?Un mea culpa è riservato, naturalmente, a Giordano Bruno. Anche qui, però, molte sono le cose che non si fanno emergere. A parte i suoi pallini sulla magia, Bruno ebbe un ruolo politico nelle vicende del tempo. E’ stato provato che era una spia al servizio di due padroni, prima dei francesi e poi degli inglesi (era un agente di Walshingam, un autentico killer protestante, diventato il padrone occulto della Corte londinese).Se poi il mea culpa lo estendiamo alla vicenda di Galileo Galilei, la risata è d'obbligo. Su quella storia si son costruite leggende grottesche. Galilei ebbe un "disguido" di ordine teologico (e non scientifico) con l'In-quisizione e contrariamente a quanto pensano molti universitari, non fu bruciato vivo dalla Chiesa. La "pena" toccata all'astronomo pisano fu la recita settimanale dei salmi penitenziali per un periodo brevissimo. E tutto questo mentre a Roma si insegnavano liberamente le dottrine copernicane, gli stessi Papi le celebravano in versi e Ke-plero e Stenone, protestanti perseguitati dai protestanti per i loro studi scientifici, riparavano a Roma per poter aver salva la vita e insegnare liberamente nelle Università cattoliche.Di che altro c'è da chiedere scusa? Perbacco, stavamo di-menticando gli Ebrei. Nono-stante l'ossessionante rosario mea culpista in materia, Israele non è soddisfatta. Wiesel protesta e protestano quasi tutti quelli con lo zucchetto in testa perché non si è chiesto scusa abbastanza. Ma scusa di che? Di aver avuto una santa come Edith Stein, cattolica, suora e morta in un lager tedesco, ma di nascita ebraica? Di aver avuto un santo come Massimiliano Kolbe, morto anch'esso in un lager nazista? E loro non devono chiedere scusa per aver fatto ammazzare, circa duemila anni or sono (è storia pure quella), un Uomo che giudicavano eretico?Piantiamola con queste ipocrisie. Se il Pontefice ha proprio tanta voglia di esprimere "storicamente" dei mea culpa, li rivolga verso Giovanna d'Arco, fatta bruciare da un Vescovo in combutta con gli inglesi, o verso Gerolamo Savonarola, fatto bruciare dal potere vaticano complice dei signorotti fiorentini, o verso Padre Pio, perseguitato in modo ignobile da certa gerarchia vaticana, incluso un papa giovialone.Si comincino a dire e fare cose serie, nella zona dell'Oltretevere. Altrimenti i "mai più", così fortemente urlati dal Papa rischiano di essere meno credibili dei "mai più" cantati dal trio Jovanotti-Pelù-Ligabue. Alberto Fraja

 
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aborto

Post n°3 pubblicato il 05 Maggio 2010 da albertofraja

Gli è che, quando si parla d’aborto, bisogna mettersi d’accordo sul concetto di uomo. Gatta che va pelata su un piano fiolosofico e morale prima ancora che medico-scientifico. Quelli del partito radicale di massa, abbeverandosi a una Weltanschauung di ispirazione biologico-laicista, sostengono che ”prima del 14esimo giorno dalla fecondazione è da escludersi che l’embrione abbia vita personale o sia persona” e cioè che, in altri termini, quell’esserino che galleggia innocente nel liquido amniotico materno, in queste due prime settimane altro non sarebbe se non un “insieme indifferenziato di cellule che solo nei giorni successivi incomincerebbero a differenziarsi, a dividersi e ad organizzarsi per formare i tessuti e dar vita a un essere vivente (cfr. ”Dichiarazione sull’embrione” redatta nell’ormai lontano 1990 da Comitato Nazionale per la Bioetica, club affollato di intellettuali provenienti dalla associazione Politeia e dal centro di Bioetica annesso all’Istituto Gramsci). Ne discende lo spalancamento delle porte al principio evoluzionistico in virtù del quale si è senz’altro autorizzati alla indiscriminata sperimentazione e manipolazione genetica sull’embrione proprio in quei primi quindici giorni di vita.Va da sé che questo giudizio sulla natura dell’embione sia privo di qualsiasi moderno riscontro medico-scientifico (per dirne un paio, in quella fase dell’esistenza il bambino ha già cominciato a interagire con la madre e va strutturando inclinazioni comportamentali che gli saranno consustanziali per tutto il resto della vita) fondandosi, al contrario, su una precisa scelta ideologica che potremmo definire come etica della qualità della vita fatalmente contrapposta a un’etica della sacralità della vita la quale ultima ha in papa Ratzinger il suo supremo e superno custode (e che Iddio ce lo conservi il più a lungo possibile).“L’etica della sacralità della vita - scrive Roberto De Mattei - è la visione tradizionale e cristiana, basata su una legge morale, oggettiva e trascendente l’uomo. Il nucleo ideologico dell’etica della qualità della vita è invece costituito dalla comune considerazione culturale moderna che l’uomo sia in grado di autoporsi le proprie norme morali per delineare il futuro”.Il principio di fondo, diremmo ontologico, della neo-etica di sinistra è insomma quello dell’autodeterminazione assoluta che, affrancando l’uomo dalla legge naturale, lo libera da ogni dovere verso il proprio prossimo. In questa prospettiva, gli embrioni finiscono per non essere considerati soggetti umani ma ”cose”, materiale biologico utile per la sperimentazione, in nome dei supremi ”interessi” di una umanità priva di principi che la trascendano.Una visione della vita , e finiamo, che assume i contorni del più arrogante dommatismo che ha la pretesa faustiana di liberare l’uomo da ogni verità e da ogni legge. Alberto Fraja

 
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le bugie su giordano bruno

Post n°2 pubblicato il 05 Maggio 2010 da albertofraja

Mezza Italia ha dedicato strade, piazze, slarghi e strapuntini a Giordano Bruno, personaggio sul conto del quale sono state dette e scritte un mucchio di fesserie. Un po’ come nel caso di Galileo Galilei. E siccome io ai miei lettori eminentissimi voglio bene, nell’articolo che segue dirò la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità su codesto bischero.Che vi hanno raccontato a scuola? Che Giordano Bruno è stato un martire della chiesa brutta, sporca e cattiva, che lo hanno abbrugiacchiato come un porceddu sardo perché era un eretico impenitente, che povera creatura lui voleva la libertà di pensiero mentre i pretacci no e bla-bla, bla-bla. Balle. Prima di tutto va detto che Giordano Bruno non smise mai di dichiararsi nemico, lui monaco domenicano, della Chiesa, della dottrina e della Tradizione. Bel monaco, non c’è che dire. E badate, la sua eresia non consisteva tanto e soltanto nel dire che ci possono essere uomini anche sulle stelle (come oggi cercano di farci credere taluni suoi massonici estimatori) visto che, prima di Bruno, la stessa cosa era stata detta, tra gli altri, anche da San Tommaso D’Aquino. Neppure nel sostenere, fatto già più grave, che l’uomo non è diverso e dotato di superiore dignità rispetto agli animali oppure nel negare ogni differenza tra Dio e la materia, No, Bruno fece di più e di peggio: mise in pratica tali bislacche idee scrivendo commedie blasfeme, praticando apertamente la stregoneria e scrivendo trattati di magia operativa. E se permettete, queste cose un monaco non dovrebbe farle. Perché se proprio ti va di fare l’affatturatore, ti spogli dell’abito e cambi mestiere.Ma non è tutto. Quando un tizio scoperse tutte queste cose, Giordano lo prese alla gola e lo gettò nel Tevere. E quando s’accorse che l’aggredito era schiattato, si vide costretto a squagliarsela. Scappò all’estero, nella stracalvinista Ginevra, allora luogo di rifugio di tutti gli scomunicati d’Europa. Voi direte: a quel punto si diede una calmata. Manco per il cavolo.Combinò tanti di quei guai anche là che ne rimediò scomunica e condanna a morte (per inciso, si noti che nessuna autorità svizzera si è mai sognata di chiedere perdono - a chi poi? - per tale condanna alla pena capitale di Bruno). Vista la malaparata, il nostro fratacchione se la diede di nuovoa gambe e andò a chiedere ricetto alla corte inglese. Quivi, alle precedenti attività di stregone, truffatore e complottatore aggiunse anche quella di spia del re. Nobile attività che comportò la messa a morte di buona parte dei circa settantamila cattolici mandati all’altro mondo da quelle belle lane di Enrico VIII e la regina Elisabetta.Non è finita. I sovrani della perfida Albione, intenzionati a stringere un’alleanza con la Repubblica di Venezia per muovere guerra congiunta al Papa, gli affidarono l’incarico di arruffianarsi le autorità della Serenissima. Una volta a Venezia, Bruno si sistemò in casa del senatore Mocenigo che lo manteneva in cambio di lezioni di “arte della memoria”. Quando lo scoperse a letto con la propria moglie, però, il Mocenigo lo denunciò alle autorità, che furono ben felici di sbarazzarsene consegnandolo all’Inquisizione romana.La quale, beninteso, non lo processò così come da qualche secolo la vulgata va raccontando, ma lo consegnò all’autorità civile che si vide costretta a condannarlo a morte perché colpevole di stregoneria, avvelenamenti, eresia, omicidio, spionaggio per una potenza nemica e cospirazione contro lo Stato.Morale della favola: Giordano Bruno era un bischero, non un martire.

 
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guerra, sola igiene del mondo

Post n°1 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da albertofraja

E se dichiarassimo guerra al politicamente corretto?

 
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