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aborto

Post n°3 pubblicato il 05 Maggio 2010 da albertofraja

Gli è che, quando si parla d’aborto, bisogna mettersi d’accordo sul concetto di uomo. Gatta che va pelata su un piano fiolosofico e morale prima ancora che medico-scientifico. Quelli del partito radicale di massa, abbeverandosi a una Weltanschauung di ispirazione biologico-laicista, sostengono che ”prima del 14esimo giorno dalla fecondazione è da escludersi che l’embrione abbia vita personale o sia persona” e cioè che, in altri termini, quell’esserino che galleggia innocente nel liquido amniotico materno, in queste due prime settimane altro non sarebbe se non un “insieme indifferenziato di cellule che solo nei giorni successivi incomincerebbero a differenziarsi, a dividersi e ad organizzarsi per formare i tessuti e dar vita a un essere vivente (cfr. ”Dichiarazione sull’embrione” redatta nell’ormai lontano 1990 da Comitato Nazionale per la Bioetica, club affollato di intellettuali provenienti dalla associazione Politeia e dal centro di Bioetica annesso all’Istituto Gramsci). Ne discende lo spalancamento delle porte al principio evoluzionistico in virtù del quale si è senz’altro autorizzati alla indiscriminata sperimentazione e manipolazione genetica sull’embrione proprio in quei primi quindici giorni di vita.Va da sé che questo giudizio sulla natura dell’embione sia privo di qualsiasi moderno riscontro medico-scientifico (per dirne un paio, in quella fase dell’esistenza il bambino ha già cominciato a interagire con la madre e va strutturando inclinazioni comportamentali che gli saranno consustanziali per tutto il resto della vita) fondandosi, al contrario, su una precisa scelta ideologica che potremmo definire come etica della qualità della vita fatalmente contrapposta a un’etica della sacralità della vita la quale ultima ha in papa Ratzinger il suo supremo e superno custode (e che Iddio ce lo conservi il più a lungo possibile).“L’etica della sacralità della vita - scrive Roberto De Mattei - è la visione tradizionale e cristiana, basata su una legge morale, oggettiva e trascendente l’uomo. Il nucleo ideologico dell’etica della qualità della vita è invece costituito dalla comune considerazione culturale moderna che l’uomo sia in grado di autoporsi le proprie norme morali per delineare il futuro”.Il principio di fondo, diremmo ontologico, della neo-etica di sinistra è insomma quello dell’autodeterminazione assoluta che, affrancando l’uomo dalla legge naturale, lo libera da ogni dovere verso il proprio prossimo. In questa prospettiva, gli embrioni finiscono per non essere considerati soggetti umani ma ”cose”, materiale biologico utile per la sperimentazione, in nome dei supremi ”interessi” di una umanità priva di principi che la trascendano.Una visione della vita , e finiamo, che assume i contorni del più arrogante dommatismo che ha la pretesa faustiana di liberare l’uomo da ogni verità e da ogni legge. Alberto Fraja

 
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