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Davide Bracco descrive in chiave saggistica la storia della FIAT 500 con storie e testimonianze dell'epoca

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Via al progetto nuova500      (Davide Bracco)

Post n°9 pubblicato il 04 Novembre 2007 da ColeTrickle46

Da qui comincia il duro percorso tra l'immaginario ed il realismo. E' un percorso impuro, costringe a misurarsi con problemi e visioni del mondo apparentemente estranei al progetto. Problemi e visioni a volte anche volgari ma comunque reali e quindi imprescindibili. La capacità di fare attraversare questo "stagno" alla propria idea arricchendola ove possibile, salvandola al meglio consentito con soluzioni creative ed innovative dagli aggravi e dalle pastoie, fino a vederla reale influenzare a sua volta la realtà è cosa non comune.
Il primo passo ufficiale fu, naturalmente, una riunione nelle "alte sfere", alla presenza del Professore Valletta; era il 18 Ottobre 1954. Vi si definirono le specifiche del progetto "110": potenza 13 CV con una cilindrata di circa 480 cc, velocità massima di 85 km/h, peso 370 kg ed un consumo di 4,5 litri di benzina per 100 km. Si fissarono anche delle date: 30 Giugno 1955 per il campione funzionante, Giugno 1956 per la produzione. Tempi da stress. Soprattutto contando che molti altri progetti erano in corso, dalla "600" Multipla ad una nuova Fiat 1100 e che, i nsovrappiù, bisognava elaborare un tipo con carrozzeria più lussuosa per l'Autobianchi.
Ma i disegni tecnici per costruire il primo campione erano già stati fatti prima della riunione che ne deliberava le caratteristiche.

Alla fine di Ottobre, dopo venti giorni, il modello era pronto e funzionante. Credo che sia stato un momento di grande emozione per quello stupore che prende sempre quando si vede un tratto di matita sulla carta che si concretizza e si muove come fosse dipinto con l'Arcivernice (vedi il Corrierino dei Piccoli di quegli anni).

Cominciarono le prove e con esse cominciarono a venire alla luce i problemi e ancora peggio le discussioni delle possibili soluzioni. Il motore trasversale con i cilindri in linea faceva vibrare la carrozzeria in modo esagerato. La colpa, in modo più o meno velato, fu attribuita al progettista.

Si provò allora un motore disposto tradizionalmente. Il risultato fu analogo, ma si insistette nella messa a punto ed il problema fu superato. Non si pensò di riverificare queste modifiche col motore originario e forse si perse una bella occasione. Altre opportunità furono invece considerate. Il basamento del motore fu realizzato in alluminio pressofuso, una chicca per quei tempi, mentre l'albero a cammes fu per la prima volta ottenuto con una fusione di ghisa. I disegni del motore venivano fatti e rifatti per verificare, almeno teoricamente, se altre soluzioni potevano essere migliorative.

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