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SABATO 30 MAGGIO ORE 18,30 ASTA DI BENEFICENZA
Post n°11 pubblicato il 26 Maggio 2009 da asta_lilt_60artisti
Adriano Pasquali è nato a Arcole in Italia (1951) Vive e lavora a Milano in Italia. Artista e mecenate per passione, ha dato vita alla Piscina Comunale (spaziodarteincopisteria), Milano. Parlando di sé dice: “…Non ho biografia, forse ho 50 anni, anzi 52, che ho studiato grafica con Albe Steiner, che mi piace la birra con la Sambuca, che mi taglio i capelli da solo, che guido una macchina giapponese di 10 anni, che mi piace Paolo Conte, che lavoro 12 ore al giorno, (ma dove trovo il tempo di dipingere?), ma anche sogno 12 ore al giorno, che dico di non saper disegnare, di non saper leggere, che devo togliere il dente del giudizio e che sapere che i miei lavori saranno guardati mi emoziona sempre”. Tra i diversi tentativi di richiami all’ordine di ricostruzioni geometrizzanti, per tutto il ‘900 ( e oggi ancora) si è infiltrata subdola e resistente l’estetica degli avanzi. Collages cubisti, futuristi, dada, espressionisti. Maestro indiscusso Kurt Schwitters. Ma poi si sono viste ancora la pop-art e l’arte povera. Perché, quella che sembrava prima una dissacrante ricerca e poi una moda, è divenuta un modo dell’arte, perdurante e ancora coinvolgente? Forse perché la nostra è una esasperata società di consumi e di scarti disastrosamente ingombranti. Scarti che, infine, tuttavia ( bene o male) offrono un paesaggio,suggeriscono una metamorfosi. Adriano Pasquali, grazie alla sua fervida fantasia analogica (anche onirica) e alla sottile manualità, sa superare un certo generale fastidio per lo scarto (destinato al cestino e alla discarica): è attratto dalla nascosta sensitiva poetica di quei paesaggi e di quelle metamorfosi. Sente, a suo modo, un desiderio d’ordine, anche nella memoria di ciò che si è perduto, e lo vuole ritrovare nella residua energia tanto espressiva degli stessi avanzi. Esalta quella dinamica anarchica componendo oggetti visivi e tattili di lirica tensione. Così, paradossalmente, rinasce alla vita, addirittura alla poesia, un universo tragicamente destinato al macero. Gio Ferri
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