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Un blog creato da sei_gradi il 15/09/2006

6° di separazione

cose che hanno detto per me

 
 
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TUTTE LE DONNE DEL PRESIDENTE

 

COME DIVENTARE GAY

Gay si nasce. O si diventa in 5 settimane. Essere etero è out. Ma diventare gay si può e in poco tempo. Lo sostiene il libro di Claudia Mauri. Provocazione o no, il dibattito è aperto.
Il libro su Virgilio
Il libro su answers.yahoo
Il libro su genio.alice
Il libro su queerway
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Il libro su cinemagay
Il libro su l'Unità
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Il libro su under_line
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Il libro su strenger-x
Il libro su saltinaria
L'intervista su Queerblog
L'intervista su Saltinaria
Ranking del 7 luglio

Presentazioni
TG La7, lunedì 7 luglio, ore 20.00
Gayvillage: Sabato 12 luglio dalle 23.30.
 

GHOST STORY

 

 

CITAZIONI CITABILI


"Ho sempre detto a tutti di non aver sprecato un minuto, di aver goduto di tutta la mia vita. Ma ora capisco che se dovessi viverla di nuovo cercherei di essere più libera con le mie idee, il mio corpo e i miei affetti. Soprattutto cercherei di trovare un qualche modo di rompere il silenzio che si impone in me in fatto di sentimenti. Avrei dovuto farti capire, Roland, quanto, e quanto teneramente e quanto appassionatamente, ti ho amato."
Lee Miller

 

CITAZIONI CITABILI

“I poeti hanno sempre avuto la tendenza a considerare la poesia come l’alfa e l’omega della letteratura. Ci furono epoche in cui una simile convinzione era giustificata, ma oggi sa di stantio. La poesia continua a esistere e non è certo un genere secondario, ma ritengo fuori luogo considerarla incomparabilmente superiore alla prosa o al dramma della vita [...]. La poesia qua, la poesia là, la poesia su, la poesia giù... nella maggior parte di frasi siffatte il soggetto potrebbe essere sostituito con “la prosa” e andrebbero ugualmente bene.

W. Szymborska, letture facoltative. Adelphi, 2006 

 

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Citazioni nei Blog Amici: 2
 

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CITAZIONI CITABILI

"Uno degli aspetti più interessanti di questo nostro universo è che più si ha motivo di lamentarsi, meno lo si fa."

"No, la mia vita è stata tutta in questi ultimi due mesi"

Tibor Fischer, La Gang del pensiero ovvero la zetetica e l'arte della rapina in banca. Garzanti, 1999

 

CITAZIONI CITABILI

Era stato ormai abbandonato, anche se lui allora non lo sapeva. Neanch'io lo sapevo: la maggior parte delle volte non si sa quando si è stati presi nè quando si è stati lasciati, non soltanto perchè ciò accade sempre a nostra insaputa, ma perchè risulta impossibile isolare il momento in cui tali ribaltamenti accadono, allo stesso modo in cui si ignora sempre se il fatto stesso di essere presi obbedisce ai propri meriti o virtù, alla propria e irripetibile esistenza, all'intervento decisivo compiuto o piuttosto, semplicemente, alla casuale intromissione di uno nella vita di un altro.

Jàvier Marias, L'uomo sentimentale. Einaudi, 2001

 
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BRAINS

WALTER SIMMONS


My parents thought that I would be
As great as Edison or greater:
For as a boy I made baloons
And wondrous kites and toys with clocks
And little engines with tracks to run on
And telephones of cans and thread.
I played the cornet and painted pictures,
Modeled in clay and took the part
Of the villian in the Octoroon.
But then at twenty-one I married
And had to live, and so, to live
I learned the trade of making watches
And kept the jewelry store on the square,
Thinking, thinking, thinking,thinking,--
Not of business, but if the engine
I studied the calculus to build.
And all Spoon River watched and waited
To see it work, but it never worked.
And a few kind souls believed my genius
Was somehow hampered by the store.
It wasn't true. The truth was this:
I didn't have the brains.

Spoon River Anthology
by Edgar Lee Masters

 

 

Per Bill

Post n°114 pubblicato il 01 Agosto 2008 da sei_gradi

La vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quando andrai a Firenze.

 
 
 

Fateci la festa

Post n°113 pubblicato il 31 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Firenze - Festa dell'Unità

La notizia sul blog di Nando Dalla Chiesa

C’erano una volta le feste dell’Unità. Ed erano il luogo della libertà. Quelle del Pd sembrano destinate a diventare il luogo della censura. Della selezione dei temi, di ciò che si può, di ciò che è opportuno, di ciò che non è disdicevole e non crea imbarazzi. Ma s’è mai vista una cultura senza imbarazzi?

Sono quattro i titoli “sconsigliati” e di fatto messi al bando: il primo: “Come diventare gay in cinque settimane”, scritto da Claudia Mauri, giovane e spiritosissima giornalista gay. E qui la questione, va da sé, sono i gay (ormai il comitato che decide “che cosa si può” è misto, ex diessini ed ex margheriti). Il secondo titolo impossibile è quello di Mario Portanova: “Inferno Bolzaneto”. Qui pare che la ragione sia che ci sono altri dibattiti sulla “sicurezza”, mah… Il terzo è quello di Franco Stefanoni: “Il Finanziere di Dio. Il caso Roveraro”. Dice: e perché dovrebbe far paura il giallo dell’assassinio di Roveraro, finanziere cattolico? Boh, forse perché il sottotitolo parla di affari, misteri e Opus Dei. Ah, l’Opus Dei… Quarto titolo: quello di Giampiero Rossi e Simone Spina, “I boss di Chinatown”. Qui non mi raccapezzo. Rapporti diplomatici con la Cina?

 
 
 

Last night

Post n°112 pubblicato il 31 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Stasera c'è l'ultimo allenamento della stagione. Certo, un manipolo di caparbi giura e spergiura che anche nelle prossime settimane lunedì, mercoledì e giovedì saremo lì, come se nulla fosse. Ma bisogna scontrare questi propositi con la prossimità delle vacanze (per chi ci va), il calo di motivazione, l'estate romana e le minacce di Mauro sulla ripresa autunnale, con due mesi di potenziamento.
Io sono facilitata, perchè in ferie non ci vado: e se ci andassi, sarei come un rabdomante perennemente alla ricerca di un acquitrino. D'altra parte, se sei 164°, avanzi anche se stai fermo e gli altri arretrano...
Monito per tutti: non oziate!
Come diceva Moni Ovadia in Piazza Navona, il suo insegnante di musica lo ammoniva: "se abbandoni lo strumento per un giorno, lui ti abbandona per una settimana".
E per quanto profano sia, vale anche nello sport.

 
 
 

Such a Genius

Post n°111 pubblicato il 29 Luglio 2008 da sei_gradi
 

"Devo sposare W.? No, se non mi dirà le altre lettere del suo nome."
W. Allen, Senza Piume, Bompiani

 
 
 

Che tempi

Post n°110 pubblicato il 28 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Libero annuncia:
Pechino: nuoto, divorzio Fin-Arena
Conseguenza della 'guerra dei costumi'
(ANSA) - ROMA, 28 LUG - L'Arena non è più lo sponsor della nazionale di nuoto italiana: la rescissione del contratto è consensuale. Si tratta dell'ennesimo atto della 'guerra dei costumi' cominciata con l'approdo sul mercato del rivoluzionario materiale utilizzato dalla Speedo. La Fin ha deciso così di non vincolare i propri nuotatori all'utilizzo del costume da gara fornito dal proprio sponsor tecnico nel corso degli imminenti Giochi Olimpici.
Questa notizia chiude quello che il 24 ha aperto l'Ansa su Filippo Magnini che, dopo avere annunciato lo scorso febbraio un contratto con la società fino al 2011, è arrivato alla rescissione di giovedì scorso. Il Powerskin R-Evolution, il costumone marchiato Arena che a Beijing dovrebbe contendersi il primato con LZR Racer, non è probabilmente all'altezza dell'antagonista della Speedo.
L'innovazione tecnologica così spudorata e repentina di questa generazione di costumoni ha sollevato una polemica sdegnata e moraleggiante su quanto faccia l'atleta e quanto dipenda dall'equipaggiamento.
Ho tifato forsennatamente per alcuni atleti, e mi amareggia che un record stabilito con un normale sgambato anni '90 venga surclassato da un tempo migliorato di pochi centesimi fatto con un costumone. In quel caso, sì, ho il dubbio che il Fastskin di turno abbia fatto la maggior parte del lavoro.
Ma a parte questo, in tutti gli sport l'innovazione ha giocato un ruolo cruciale. E' così a maggior ragione nelle discipline dove aerodinamicità o idrodinamicità, e banalmente la fisica, hanno un ruolo cruciale. Vale da golf al tennis, dal calcio allo sci, ed anche nel nuoto. Vorrei che i record di Krisztina Egerszegi fossero "protetti" dalla pura tecnologia e dalla Coventry. Ma non è possibile.
Per di più, decine di record sono crollati anche in virtù dei mutamenti di regolamento, le modalità di virata, la distanza di apnea consentita. Non si possono blindare i primati. E l'elemento umano non è irrilevante. Sarà cruciale finchè non ci sarà il costume perfetto, indossato dall'atleta perfetto. Se sarò fortunata, non vedrò quella gara.

 
 
 

Mai: e quindi?

Post n°109 pubblicato il 28 Luglio 2008 da sei_gradi
 
Tag: cool

Ieri sera sono salita sul nuovo CBR. Salita e scesa. La sensazione è simile a quando il coyote cavalca un missile per rincorrere il road runner. La mia moto è dispersa, e non ne avrò, probabilmente, un'altra. Tantomeno il CBR. Ma è stato un flash, un momento in cui ho pensato: it could have been.

 
 
 

Warning sign

Post n°108 pubblicato il 21 Luglio 2008 da sei_gradi
 

"A few months ago I saw a postcard saying "If you're waiting for a sign, this is it. Do it. It will be amazing."

Well I did it... and while I am the most vulnerable I've ever been in my life, I'm also the happiest.

For anyone else: This is your sign."

 
 
 

Piazza Navona, piazza pulita

Post n°107 pubblicato il 18 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Quando leggi sui giornali delle manifestazioni, quando vedi i tigì, non sai mai quanto la storia che ti stanno raccontando abbia a che fare con la realtà. Ho ascoltato e letto commenti sulla manifestazione di Piazza Navona promossa dall'Italia dei valori, stime sui partecipanti, considerazioni sull'opportunità, valutazioni, critiche, biasimi, dissociazioni, solidarietà, sarcasmo. La maggiorn parte dei commentatori si sono dissociati dalla manifestazione. Una minoranza si è dissociata dalla Guzzanti e da Grillo. Io ero a Piazza Navona. Schiacciata tra centinaia di persone, senza quasi scorgere il palco, pressochè incapace di respirare, rassegnata ad un'ingloriosa morte da calpestio in caso di qualsiasi genere di disordine.
Sono il classico elettore che pensa che il suo voto non conti un accidente. Credo che la poilitica si faccia altrove. In oltre tre anni non ho mai partecipato neppure ad una riunione di condominio. Mi sento, come molti, politicamente uno zero. Da Piazza Navona, mi sento anche una vigliacca. Tutti sanno che le intercettazioni sono reali. Non hanno rilevanza sui procedimenti penali, ma ce l'hanno sul mio senso del pudore. Ho difficoltà a presentare un fornitore in azienda, se lo conosco, perchè non voglio che si pensi che se gli viene assegnato un lavoro mi offrirà una pizza. Sono patetica? Perchè le conversazioni telefoniche hanno avuto luogo. In parlamento sono cosa nota. I giornalisti le hanno lette. A me le hanno raccontate. La Guzzanti le conosce. Ed è stata l'unica a denunciarne la vergogna. Il motivo per cui tutti la biasimano, non è per il suo linguaggio colorito. Per la sua veemenza. Ma è perchè è umiliante per noi pensare che sia vero quello che ha detto, e che a noi stia bene. Che accettiamo la versione edulcorata della privacy, quella legge che non riesce nemmeno ad impedire che tre volte al giorni mi arrivi spam sulla posta elettronica, e che protegge il mio governo, che appartiene a me in quanto cittadina, il mio parlamento, che rappresenta me in quanto Iitaliana, dall'esposizione dei fatti. I fatti scompaiono, e noi preferiamo che sia così. Perchè salva la faccia di chi guardo in tivù ogni giorno, ed anche la mia, invece che quella di una donna che per tenersela, la sua, ha dovuto rinunciare allo schermo.

Recita una poesia attribuita a Martin Niemoller:

"Quando presero gli ebrei, non dissi niente; non ero in effetti un ebreo./ Quando presero gli zingari, non dissi niente: non ero in effetti uno zingaro./ Quando presero i comunisti, non dissi niente, mica ero comunista./ Quando presero gli omosessuali, non dissi niente: mica ero un omosessuale./ Quando presero i socialisti, non dissi nulla: non ero un socialista./ Quando presero me, non c'era più nessuno che avrebbe potuto dire qualcosa".

 
 
 

Il Kamasutra in vasca

Post n°106 pubblicato il 16 Luglio 2008 da sei_gradi
 

...e che dire di lunedì?
18x25: 3 df, 1 do, 2 df, 1 do, 1 df, 1do. Lo stesso tra stile e rana. Base 30'', con pausa di 10'' al cambio. Pazzesco...

 
 
 

Il kamasutra in vasca

Post n°105 pubblicato il 14 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Cos'è rimasto, adesso che la stagione è finita? Il Forum S.C. si è classificato quinto ai nazionali di Palermo, e terzo in Italia nel circuito Supermaster. Sono 164° su 246 atlete. Sarò contenta di questo primo anno?
Nella prima quindicina dopo Palermo ero alla ricerca disperata di voglia e forza di allenarmi, entrambe scomparse. Ho persino saltato due sere... adesso l'acqua è calda, le presenze sporadiche. Ci si trova la sera, a bordovasca, con rilassata goliardia. Nessuno vuole smettere di allenarsi ma nessuno ha più la testa per farlo. Ed ecco che il buon Mauro, che ci tiene per le orecchie fino all'ultimo giorno, si è inventato degli esercizi che non a torto qualche saggia ha definito "il kamasutra del nuoto". Terribili, anaerobici, ed anche - come negarglielo - creativi. Giovedì ci ha praticamente ucciso con un 8x75 misto a rotazione, a 1'30''. Per chi non sa di che diavolo parli, sono 600 mt misti praticamente senza mettere un piede a terra. Mercoledì, invece, ha estratto dal cilindro bianchi roditori quali: serie da 100 mt a stile con ultimi 25 solo braccia rana (passabile); serie da 75 respirando ogni 3-5-7 bracciate (ho visto svariati santi apparire sul fondo della vasca, mentre il diaframma spasimava come impazzito); serie da 50 con ultimi 12,5 sl senza respirare (altre apparizioni mistiche); serie da 25 con ultimi 12,5 a delfino senza respirare (beati a grappoli). Entrambi i giorni, serie da 25 con virata a mezza vasca senza, quindi, la possibilità di spingersi al bordo.
Non ci sono più gare, la stagione è finita, la gente prepara le valigie: ma ancora usciamo strisciando.

 
 
 

E buonamorte a tutti

Post n°104 pubblicato il 10 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Mi sono svegliata stamattina sentendo dal tigì che Eluana potrà morire. E inevitabilmente ho appreso del biasimo del Vaticano, che qui come sempre non risparmia sulla pietà e va deprecando l'orrendo delitto di eutanasia. Di sicuro, infatti, una vita vegetativa è enormemente meglio di una buona morte.
Mi domando, quindi, cosa sia più terribile: se un corpo consumato da 16 anni di coma si spenga, ma solo dopo una battaglia legale di un padre che deve insistere perchè sua figlia muoia (è pazzesco anche solo pretendere di immaginare lo stato d'animo...); o che il vaticano condanni questa decisione nelle parole di Mons. Rino Fisichella, che dice: "Spero in un ricorso presso una corte superiore al fine di ragionare con maggiore serenità e meno emotività."
Sono condannata ad una vita di travasi di bile e post avvelenati, finchè affermazioni come questa, da persone come questa, troveranno spazio per i miei occhi e le mie orecchie. Mi domando e chiedo: come si può ragionare con serenità e senza emotività davanti alla morte cerebrale di una ragazza inchiodata ad un letto da sedici anni?
Ebbene, io sono debole. Io forse non avrei atteso nessuna sentenza e l'avrei uccisa, se fosse stata mia figlia.
Ma devo essere una persona miserabile, insensibile ed un po' stupida, è evidente. Altrimenti avrei la serenità e la razionalità millantate dal Monsignore. O quella di Antonio Tomassini, presidente della commissione Sanità del Senato: "Ancora una volta sono stupefatto della superbia, presunzione e arroganza di alcuni giudici, che ormai si ritengono depositari onniscienti di qualsiasi materia" (così come lui). O di Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc: "Chi può decidere quale vita sia degna di essere vissuta e quale no?". Tutti costoro, pare.

 
 
 

Premio Strega 2008

Post n°103 pubblicato il 04 Luglio 2008 da sei_gradi
 

...davvero un colpo di scena: non se lo aspettava nessuno, come dicevamo due giorni fa...
Vince Paolo Giordano

 
 
 

Urbes dicunt

Post n°102 pubblicato il 03 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Paul Graham ha scritto nel suo blog un post interessante dal titolo Cities and ambition. L'articolo, riportato sul n° 748 di Internazionale, in sostanza sostiene che ogni metropoli manda dei messaggi: devi avere stile (Parigi), dovresti fare più soldi (New York), devi essere più intelligente, devi leggere i libri di cui rimandi la lettura (Boston e Cambridge). L'intuizione è geniale, e Graham chiarisce, circa il modo in cui l'anima della città ci influenzi: "Le cose che ascolti per caso ti dicono in mezzo a che persone ti trovi. Per quanto si possa essere determinati, è difficile non subire l'influenza di chi ci circonda. Il problema non è fare quello che la città si aspetta da noi, ma non scoraggiarsi quando le cose che per noi hanno una grande importanza non interessano a nessuno.".
Graham sostiene che questo avvenga solo nelle metropoli, ma io non soo d'accordo. Le cittadine hanno un potere più subdolo, svagato e coercitivo. Probabilmente si finisce con il somigliare nella città in cui si vive, ma si cerca anche di vivere in una città che ci somigli. In passato, su me stessa o circa altre persone, ho avuto modo di riflettere sul condizionamento di varie realtà urbane: Milano, San Diego, Roma, Parma, Sassuolo, Torino. Alcune seducono, altre terrorizzano. Forse sarebbe interessante anche vedere cosa persone che vivono nel medesimo luogo pensino che la città "dica".
Roma dice: devi lavorare ma devi assolutamente fare anche altro.

 
 
 

Il colpo dello Strega

Post n°101 pubblicato il 02 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Domani sarà decretato il vincitore del Premio Strega 2008. Il più ambito premio letterario italiano, istituito da Maria Bellonci e Guido Alberti nel 1947, conferisce poco denaro e molta gloria, com'è giusto che sia. Ricevere un premio pensato dall'autrice di Rinascimento Privato, I segreti dei Gonzaga e Lucrezia Borgia basterebbe a qualunque scrittore sano di mente per sentirsi un padreterno.
La Repubblica del 19 giugno scorso aveva comunicato la rosa dei 5 finalisti, tra i 12 in lizza: "Paolo Giordano con La solitudine dei numeri primi (Mondadori) è a sorpresa il primo dei cinque finalisti del Premio Strega 2008, tra i quali verrà scelto il vincitore la sera del 3 luglio a Villa Giulia. Lo scrittore, al suo debutto, ha avuto infatti 71 voti. Lo seguono Ermanno Rea con Napoli ferrovia (Rizzoli) con 68 voti, Diego De Silva con Non avevo capito niente (Einaudi) con 58 voti, Cristina Comencini con L'illusione del bene (Feltrinelli) con 51 voti, Lidia Ravera con Le seduzioni dell'inverno (Nottetempo) con 35 voti."
Tutto vero, tranne la sorpresa. Sono settimane che Paolo Giordano è dato per vincitore. E pare - ma non l'ho letto, per cui relata refero - che il titolo sia migliore del libro. Il che non è necessariamente un male, almeno per le vendite. La candidatura al premio viene sponsorizzata da almeno due tra i circa 400 "amici della domenica" che compongono, poi, la giuria. Storicamente, il premio è andato quasi sempre a grandi nomi, tranne che in un paio di occasioni: Mondadori, Bompiani, Einaudi, Rizzoli.... così come le candidature. Nottetempo, la piccola ed elegante casa editrice di Beatrice Einaudi e Ginevra Bompiani, vista tra i finalisti è una sciccheria. Ad ogni modo, ricevere un premio che ha blasonato nomi come Alessandro Barbero, Primo Levi, Lalla Romano, Umbreto Eco, la stessa Bellonci, Natalia Ginzburg, Gesualdo Bufalino e Ferdinando Camon, per citarne alcuni, farebbe impallidare anche il viso del più rubicondo scrittore, esordiente o meno...

 
 
 

Palermo 2008

Post n°100 pubblicato il 01 Luglio 2008 da sei_gradi
 

Perdere non è mai stato così bello. Non ho fatto i tempi che volevo, ma non ci sono rimasta male. Non troppo. Ma è difficile essere di cattivo umore quando tutto attorno a te è come lo vorresti. A parte domenica, per la passeggiata a Mondello, a due passi dall'Addaura, e a parte lunedì, con il tour de force per radio e presentazione, i tre giorni successivi sono stati di perfetta immersione nelle gare. Tre giorni a bordo vasca. Tre giorni di sveglia all'alba, di attesa dell'apertura della sala da pranzo mentre l'albergo dorme, tre colazioni a base di pane e succo di frutta, con lo stomaco già contorto di tensione, tre albe di passeggiate fino allo stadio con la borsa sulle spalle, il costume da riscaldamento addosso e le ciabatte ai piedi. Tre tuffi nell'acqua ancora immobile della piscina esterna, sovrastata dalle montagne, fresca della notte, carezzata dal vento calmo. Tre mattine di attese interminabili cercando di calibrare il momento in cui indossare il costumone, e poi di immobilità fatta di sete e abbassamenti di pressione e paura nella camera di chiamata, aspettando il tuo numero, aspettando il tuo tempo. E poi sentire il nome, camminare fino alla pre chiamata, e raggiungere la tua corsia e vedere la batteria che ti precede. Concentrarsi. Sperare. Giurare battaglia. E poi...
E poi.
Gli 800 sono andati bene. Straordinariamente regolari, con un dosaggio delle forze quasi perfetto. L'indomani nei 400 non è stato lo stesso. Nelle due frazioni centrali ho rallentato troppo, e alla fine probabilmete di fiato ne avevo ancora. I 200, cui tenevo di più, sono stati la gara peggiore. Lo sapevo sin dal riscaldamento. Ho sentito le braccia stanche,  pronte a mollare prima dei 100. Come infatti è avvenuto. Non avevo un briciolo di forza in più. Non avrei potuto guadagnare un metro. Tre giorni a bordo vasca, sotto al sole, a guardare gli altri, tifare, aspettare e sperare mi hanno vinta prima che entrassi in acqua.
Però sono rientrata nei primi 16 su tutte e tre. Ho preso i punti per me e per la squadra, soprattutto per la squadra. Ho parlato per tre giorni solo di allenamenti e tempi, entrata in acqua, battuta, virata, stile, tecnica, potenza. Ho visto persone estasiate dai propri tempi, persone piangere di tensione a fine gara, record nazionali sui 200 delfino. Sono stata sempre con la squadra. Ho imparato che sono molto più indietro di quel che credevo. Ma non importa. Come dice il payoff di Roma 2009: trattenete il respiro.

 
 
 

Come diventare gay, Adnkronos

Post n°99 pubblicato il 27 Giugno 2008 da sei_gradi
 

Roma, 26 giu. (Ign) - ''Diciamo la verità: essere omosessuale è fuori moda''. Questo l’incipit di un libro che in un percorso a tappe aiuta a mettere da parte ''il lato noioso'' della normalità assicurando che ''diventare gay si può. Non tutti sono così fortunati da nascerci, ma ci si può arrivare''. Almeno questa è la convizione di Claudia Mauri, autrice dell’ironico e a tratti gustoso ‘Come diventare gay in cinque settimane’ (manuale per lui e per lei, edizioni Melampo, pp. 160, euro 12).

E in effetti a sentire il racconto di matrimoni scontati, con tanto di viaggi di nozze faticosi e porcellane che saltano dai tavoli insieme a una patologica assenza di fantasia, qualche dubbio sulla bontà del solito menage etero può pure nascere. Non va meglio se sei divorziato, o meglio ''sfigato. E’ come se avessi comprato dei calzari tipici nel tuo viaggio in Mongolia e ti fossi accorto a casa che non ti vanno. Non potevi fare più attenzione quando li hai scelti?''.

Ecco che per trovare una scappatoia alla corda della normalità che conduce al ''sedimentato baratro delle relazioni sociali'', la migliore soluzione ''per riscattarsi'' è diventare gay. Una strada che secondo la Mauri non è poi così solitaria: in fondo omosessuali lo ''siamo tutti, chi più chi meno''.

Anche se proprio tutto, dalle divisioni tra maschietti e femminucce all’asilo delle monache ai condizionamenti familiari, film compresi – ad accezione di ‘Brokeback Mountain’ – contemplano sempre un lui e una lei di mezzo. Si può restare così e accettare gli svantaggi, troppi! dell’eterosessualità o armarsi di buona volontà per scoprire quell’altra sponda che, nella maggior parte dei casi, non è poi così lontana.

Togliendosi le bende della banalità, si potrebbe entrare nella comunità gay, ''il popolo della diaspora dell’età contemporanea''. Perché nel campo della vita quotidiana i ‘finocchi’ sono ovunque, l’omosessualità ''è l’E-Mule delle proprie vite, un programma di life sharing''. Rimorchio e coming out sono le parole d’ordine per la 'liberazione'. A patto che lui accantoni la lotta greco romana e lei, in vena di svolte più o meno saffiche, non passi proprio tutto il tempo a chiacchierare di french manicure.

Insoma, anche per diventare gay c’è una strada da fare. Non a caso il libro si propone come manuale pratico e operativo. Un viaggio di cinque settimane verso i prodromi dell’omosessualità, dove non mancano consigli e raccomandazioni anche per non far rimarere stecchite le vecchie zie bigotte al momento delle rivelazioni di genere.

Accompagnano il lettore due ex-etero, Bruce e Diana, che ''faranno per noi il salto della quaglia e cambieranno campo, squadra…''. I primi sette giorni sono dedicati a portamento, gesti e abbigliamento; la seconda settimana all’attività professionale, la terza all’arte della seduzione gay. La quarta e la quinta al coming out con amici e familiari. In modo che termini come culo o frocio possano progressivamente scemare anche in casa vostra, sostituiti da gay, ma pronunciati con il nome Guy.

Certo, in alcuni Paesi del mondo ''vi faranno la pelle senza troppe cerimonie'', ma esistono anche degli ecosistemi idonei come Spagna, Olanda e pochi altri: ''Basta migrare nella stagione opportuna, come i passeri dalla chioma bianca. Per il resto, la vostra vita sarà perfetta''. E allora? ''Chiudetevi in bagno, nello stanzino, in garage, sprofondate la testa in un cuscino, infilatela in un secchio o andate sul balcone e gridatelo: forse sono gay. Bravi''.

Adnkronos, 26 giugno 2008


 
 
 

Come diventare gay in 5 settimane

Post n°98 pubblicato il 20 Giugno 2008 da sei_gradi
 

Oggi, venerdì 20 giugno, dalle 23.00 alle 23.50 su Radio Deegay

 
 
 

Palermo 2008

Post n°97 pubblicato il 14 Giugno 2008 da sei_gradi
 

Sono finalmente state pubblicate le starting list di Palermo. Non poso credere che manchino 9 giorni. Che tra una settimana, a quest'ora, avrò finito l'ultimo allenamento. Ho due aspettative: una in termini di tempi, cioè a dire migliorare il personale su 200sl e 400sl, e fare un decoroso primo tempo suglio 800sl. La seconda di classifica: rientrare tra i primi 16 significa portare punti alla squadra. Ho controllato i tempi delle mie dirette avversarie, per verificare se i tempi di iscrizione corrispondano grossomodo a quelli di gara. Ebbene: a volte. Ma iscriversi con un tempo di qualifica di sette secondi più alto del personale in una gara veloce non è scaramanzia. E' un dispetto. Comunque, stiamo tutti fremendo. Ci sono ancora solo 4 allenamenti. E poi...

 
 
 

Il dio zitto

Post n°96 pubblicato il 13 Giugno 2008 da sei_gradi
 

L'ha fatto di nuovo. Non so se se ne sia resa conto, ma l'ha fatto di nuovo.
Come lettrice sono perennemente in caccia di qualche rivelazione, la ricerca di un'illuminazione somministrata per via cartacea è un Hajj, il pelllegrinaggio a La Mecca del lettore profano.
Sono andata in libreria e lui era lì, copertina glicine, titolo bianco, edizioni nottetempo, spesa sostenibile anche per le tasche più vessate (tre, dico tre, euro), Lidia Ravera.
Quindi ho preso il dio zitto. Sono 20 pagine di saggezza, un racconto che somministra umanità e introspezione ed anche una strana forma di spiritualità, con tutta la buona volontà di farne a meno.
Ma Lidia è così. L'ha fatto di nuovo. Ci ha mai disillusi su questo?
Inutile far finta che la cosa non ti riguardi. Tutti muoiono. La solo faccenda che accomuni l'umanità. Forse pensi di tornare polvere o di ripresentarti subitamente su questa terra, così come ciclicamente torni al tuo ristorante preferito. Ma di certo, prima o poi ti tocca.
Il racconto è delicato e dolce, amaro  e crudele, di sentimento ed ironia, a ricordarci, in quella lettura della durata di un tragitto in metropolitana, di attesa di cottura della pasta al forno, che non ci sono scuse per negarsi un momento il cui scopo non sia sempre e solo di distrarsi e dimenticare, ma anzi di fermarsi ed osservare. Dalla disamina, laconica, di poche immagini senza appello nè indulgenza, degli effetti dell'estinguersi della vita tra chi lo subisce e chi l'osserva, alla comparsa di Dio ("Dio mi è apparso davanti per la prima volta la notte scorsa. Aveva un aspetto terribile."), ogni pagina è una piccola epifania.
Risparmiatevi tre caffè, un pacchetto di sigarette, una copia di Chi.
La morte fa miracoli.

 
 
 

Letter from... the man above

Post n°95 pubblicato il 09 Giugno 2008 da sei_gradi
 

 
 
 
 

SEI GRADI DI SEPARAZIONE

"Ho letto da qualche parte che ciascuno sulla Terra è separato da chiunque altro da sole sei persone. Sei gradi di separazione tra noi e chiunque altro sul pianeta. Il Presidente degli Stati Uniti, un gondoliere a Venezia, basta inserire i nomi. Trovo estremamente confortante che siamo così vicini. Mi sembra anche una tortura, essere così vicina purchè trovi le sei persone giuste per creare la giusta connessione... io sono legata, tu sei legata, a ciascuno sulla Terra da un sentiero di sei persone."

John Guare, Six degrees of separation (1990)
Movie by Frank Schepisi (MGM, 1993)

 

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CITAZIONI CITABILI

L'unica cosa più detestabile di un "noi" è un "io".

Simone Weil

 

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Non voglio vivere con una donna che abbia più problemi di me.

Daniel Hammet

 

CITAZIONI CITABILI

"E' il prezzo che si paga ad essere scrittori. Si è assillati dal passato: sofferenza, sensazioni, rifiuti, tutto. Credo che questo aggrapparsi al passato sia un impellente, quasi disperato, desiderio di reinventarlo, in modo da poterlo cambiare."

"In casa nostra gli unici libri erano i libri di preghiere, i libri di cucina e i bollettini sui purosangue."

"Mi domando se tu non abbia scelto il tuo stile di vita allo scopo di impedire che qualcosa di emotivamente troppo intenso ti possa separare dal tuo passato."
"Gli scrittori sono sempre in fuga, ed io sono fuggita da molte cose."

Philip Roth (ed Edna O'Brien), Chiacchiere di bottega. Uno scrittore, i suoi colleghi e il loro lavoro. Einaudi, 2004

 

CITAZIONI CITABILI

Nessuno è il diavolo se si riesce a sentirlo bene.

Susan Sontag, Io, eccetera. Mondadori, 2000

 

MADRE

Era questa la madre che volevo,
scura e malinconica
lontana dal mondo
ansiosa.
Parla poco e si mangia le parole.
Cade qualche volta e si rialza in fretta.
Era questa la madre che volevo
scura dolorosa
zoppa
e ho lottato con le sorelle
ho distrutto i fratelli
perchè era questa la madre che volevo,
volenterosa ampia chiusa prigioniera.
Non volevo altra madre che questa
capelli mal cresciuti che non trovavano
forma nè pace, la copia trasandata
di se stessa, sfatta di dolcezza,
l'unico lusso era la sua fuga
davanti allo specchio
mentre si vestiva.

Davanti allo specchio mentre si vestiva
lo sguardo le si divaricava
perduto in una immagine futura,
la prima ladra in lei riconoscevo
che mi rubava l'immagine sicura
la portava fuori e poi regalava
quello che solo mio essere doveva.

Patrizia Cavalli, Poesie (1974-1992) Einaudi, 1992

 
 
 
 

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