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Post n°47 pubblicato il 02 Febbraio 2010 da settimagenerazione
Appena sbarcato dall’aereo Silvio Berlusconi ha raccontato il suo sogno di vedere Israele far parte di una nuova Europa che rivendica le proprie radici giudaico-cristiane. Non poteva partire con parole più appropriate la solenne visita del premier, accompagnato da sei ministri, che culminerà con un discorso impegnativo domani alla Knesset. Prima di lui questo onore era stato riconosciuto solo a George Bush, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Dopo appena un giorno, successo assicurato per il Berlusconi medio-orientale. Le relazioni italo-israeliane sono il fiore all’occhiello della politica estera del centrodestra. Per anni la sinistra italiana ha sottovalutato la svolta filo-israeliana del Cavaliere. Pochi scommettevano sulla sua durata, ancora meno sul suo spessore politico. Nessuno ha capito che si era anche creata una connessione sentimentale fra l’informalità della classe dirigente israeliana e l’imprevedibilità, che rompeva tutti gli schemi, del modus operandi del premier. Venivamo da un’altra Europa, tutta paludata nel conformismo, in cui governi di sinistra e governi post-gollisti si barcamenavano fra dichiarazioni di solidarietà verso Israele e continue aperture di credito verso improbabili interlocutori palestinesi. Inattendibile quell’Europa, inaffidabile quell’Italia o viceversa. Poi sono arrivati Sarkozy e la Merkel, soprattutto quest’ultima, a costruire una differente posizione europea e un approccio più realistico ai fatti medio-orientali. In mezzo c’era stato Bush impegnato a fronteggiare il terrorismo in Iraq e Afghanistan ma privo di proposte per l’area più cruciale del mondo. Qui c’è stata la novità Berlusconi. Il premier ha prima degli altri occupato uno spazio vuoto nelle relazioni europee e occidentali di Israele, rompendone l’isolamento, e ha sempre tenuto la stessa posizione. In sedici anni ha costruito una tela fittissima nei rapporti con Israele fino a diventare il più grande amico dei governi di Gerusalemme. Nei suoi anni, in questi anni di berlusconismo dilagante, è persino cambiato l’orientamento di uno dei partiti cardine della destra politica italiana con la svolta filo-sionista di Fini e dei suoi colonnelli. In poco tempo Israele, abituata alle doppiezze dei governi Dc (che ne proclamavano la difesa ma aprivano canali con un indifferenziato mondo arabo), e le incertezze di una sinistra che non ha mai voluto rompere neppure con i movimenti più estremisti dell’area palestinese, si è trovata di fronte un interlocutore serio che ne ha preso le difese in tutti i consessi internazionali anche nei momenti di maggiore difficoltà. Ecco perché l’arrivo di Berlusconi a Gerusalemme è stato salutato con calore dal governo, dalle forze politiche oltre che dall’opinione pubblica e dai giornali di tutte le tendenze. La visita italiana si colloca anche in una stagione per tanti aspetti di vigilia in Medio Oriente. Se appare assai offuscata la leadership americana per le continue incertezze dell’Amministrazione Obama, non sono pochi i commentatori israeliani che si aspettano novità da Ramallah, dove governa Abu Mazen, e da quei governi arabi che sentono infastiditi il peso della pressione iraniana, cioè di un mondo mussulmano non arabo, sull’intero mondo arabo. L’amico italiano può svolgere in questo contesto un nuovo grande ruolo e Berlusconi non si è fatto sfuggire l’occasione. L’intervista ad Haaretz, giornale israeliano liberal, ha consentito a Berlusconi di rivolgersi fraternamente agli amici di Gerusalemme invitandoli a lasciare le alture del Golan per favorire una pace con la Siria e a fermare gli insediamenti nei territori occupati per aprire un canale nuovo di dialogo con la parte moderata del mondo palestinese. Chi ha visto in queste parole una presa di distanza dal governo di Benjamin Netanyahu non ha letto per intero le frasi di Berlusconi che si è dissociato nettamente da quanti criticano la politica di colonizzazione con gli stessi argomenti degli estremisti arabi e ha invitato la Siria ad abbandonare l’appoggio alle organizzazioni terroristiche per favorire la pace. Il discorso sul Golan e sui territori, infatti, non cade in un ambiente israeliano che si rifiuta di ascoltare, soprattutto se i suggerimenti vengono da chi in sedici anni ha dimostrato di avere a cuore la sicurezza di Israele. Il vero punto dolente delle relazioni bilaterali italo-israeliane è invece rappresentato dal dossier Iran. Berlusconi ha avuto parole chiare sul pericolo iraniano e di netta condanna delle ultime dichiarazioni dei dirigenti iraniani attorno alla Shoa e al progetto di distruggere Israele. Ma questo fa parte delle cose che gli israeliani conoscono già. Quello che Israele chiede all’Italia è un impegno a ridurre la cooperazione con il mondo degli ayatollah. Non a caso viene citato dagli osservatori l’esempio tedesco, in quanto la Merkel, per tener fede all’amicizia con Israele, ha ridotto l’interscambio con Teheran. Non stiamo tuttavia parlando di un generico dossier commerciale quanto di dossier politico-militari. Gerusalemme contesta all’Italia il contributo che Roma dà alla costruzione di un satellite attrezzato con strumentazioni per lo spionaggio che sta molto a cuore a Teheran, oltre che l’invio in Iran di velivoli militari dell’Aermacchi. La sessione degli incontri dedicata a queste materie sarà probabilmente la più spinosa e qui Israele non si accontenterà di belle parole ma chiederà impegni precisi. Il probabile successo della visita in Israele di Berlusconi consegna alla sinistra italiana un problema in più. L’accoglienza che Gerusalemme ha riservato all’amico italiano e le parole di Berlusconi rivolte ad ammorbidire la parte arabo-palestinese costituiscono una novità con cui bisogna fare i conti. E forse, più che i conti, bisogna fare anche un'onesta autocritica. Aver privilegiato l’interlocutore arabo senza distinguere fra moderati ed estremisti e l’aver lasciato solo Israele nei suoi momenti più difficili della sua storia recente costituiscono i due buchi neri della politica estera del centrosinistra. |
Post n°46 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da settimagenerazione
Il ministro per le Pari opportunità: «Tempi brevi, il Pd collabori con noi» Intervista alla Carfagna ROMA
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Post n°45 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da settimagenerazione
L'Italia intera celebra con preghiere, mostre, spettacoli, le vittime dell'Olocausto nel Giorno della Memoria. "Ciò che è stato non abbia mai più a ripetersi", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della posa della prima pietra del memoriale della Shoah alla stazione Centrale di Milano. Oggi è l'anniversario della liberazione di Auschwitz, che risale esattamente a 65 anni fa. Sulla tragica ricorrenza è intervenuto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini sottolineando che "ricordare l'orrore della Shoah è un dovere di tutte le istituzioni e di ogni cittadino".
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Post n°44 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da settimagenerazione
Una politica industriale nuova e ambiziosa, capace di rilanciare le imprese europee e in particolare quelle piccole e medie, puntando sulla green economy. Un sostegno alle Pmi che si fondi anche sulla razionalizzazione degli oneri burocratici, su amministrazioni pubbliche efficienti (si pensi ai ritardi dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, particolarmente gravosi per le piccole e medie imprese) e su un maggiore uso delle procedure telematiche, come la fatturazione elettronica, per rendere più semplici i rapporti fra imprese e pubbliche amministrazioni. Dire no al protezionismo, ma combattere le delocalizzazioni. Questa la ricetta della Commissione Ue, ed in particolare di Antonio Tajani, vicepresidente designato, responsabile per l'Industria e l'impresa, che è stata espressa nel corso dell'audizione del 18 gennaio di fronte alla Commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento Europeo a Strasburgo, in vista del voto di conferma che sarà espresso probabilmente il 26 gennaio prossimo, per individuare delle strategie anti-crisi specifiche per le Pmi. “Le piccole e medie imprese sono la vera fonte di occupazione in Europa – ha affermato Tajani –l’elemento che consente che la crisi finanziaria ed economica non si trasformi anche in grave crisi sociale”. |
Post n°43 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da settimagenerazione
“Prima di tutto il lavoro”. Con questo slogan si è aperto a Cagliari presso Caesar’s Hotel, il primo congresso regionale dell’Ugl Sardegna. Ad aprire i lavori la relazione del segretario regionale Sandro Pilleri, che è stato eletto dall’assemblea alla guida del sindacato. |
Post n°42 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da settimagenerazione
Le primarie di Puglia eleggono Nichi Vendola candidato del centro-sinistra per le elezioni regionali di marzo. L'esponente di Sinistra e Libertà (nella foto), nonchè governatore uscente, ha sconfitto il prescelto dal Partito Democratico Francesco Boccia in maniera secca: a Vendola è andato addirittura il 73% dei voti. Adesso la corsa per la carica di governatore della Regione Puglia vede tre sfidanti: Vendola, appoggiato in questa seconda fase anche dal Partito Democratico, Rocco Palese, candidato del Popolo della Libertà, e Adriana Poli Bortone, scelta dall'Udc. Il partito di Pierferdinando Casini ha così optato per una terza opzione, invece di sostenere Rocco Palese insieme al PdL. Dopo il successo Vendola ha dichiarato: "penso che nessuno debba sentirsi sconfitto in questa storia. Ora il tema sarà quello di un compromesso tra le tante forze che si riconoscono a sinistra e coloro che vivono nel segno della cultura moderata. Non solo i centristi, ma anche quelle porzioni di ceto medio che oggi sentono i risultati e le promesse ingannevoli del centrodestra e del PdL". Il Partito Democratico appoggerà Vendola. Ad ogni modo Pierluigi Bersani non chiude affatto la porta all'Udc per alleanze future: "resta davanti a noi la proposta di favorire la convergenza di tutte le opposizioni in un percorso di alternativa alla destra".
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Post n°41 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da settimagenerazione
IL presidente dei vescovi italiani stigmatizza il fatto che in Italia "il confronto pubblico sia sistematicamente ridotto a rissa" e critica la "denigrazione reciproca" che arriva a "denigrare il paese intero". Uno scenario al quale non sono estranei i mass media, "da cui provengono a volte deviazioni e intossicazioni". Aprendo i lavori del consiglio permanente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco fa così appello ad un "disarmo duraturo tra schieramenti e gruppi". L'arcivescovo di Genova torna, con maggior forza, a chiedere alla politica e al mondo dell'informazione quel "disarmo" che già aveva esortato nei mesi scorsi. "La situazione interna - ha rilevato Bagnasco - ha continuato a surriscaldarsi fino all'episodio violento ed esecrabile che ha riguardato il Presidente del Consiglio. Maestri nuovi del sospetto e del risentimento - ha detto il porporato - sembrano talora riaffiorare all'orizzonte lanciando parole violente che, ripetute, possono resuscitare mostri del passato". "Ebbene - ha proseguito il numero uno della Cei - dobbiamo continuare a dare un contributo speciale come credenti su questo versante della riconciliazione degli animi, quale condizione irrinunciabile per un disarmo duraturo tra schieramenti e gruppi, in vista di una coesione effettiva tra i componenti dell'intera comunità nazionale". Il cardinale ha poi spiegato: "Non serve a nessuno che il confronto pubblico sia sistematicamente ridotto a rissa, a tentativo di dominio dell'uno sull'altro. Allo stesso modo è insopportabile concentrarsi unicamente sulla denigrazione reciproca, arrivando talora a denigrare il Paese intero pur di far dispetto alla controparte". Inoltre "anche i media", per Bagnasco, "non devono cadere nel sistematico disfattismo o nell'autolesionismo di maniera. Il giornalismo del risentimento che si basa, più che sulle notizie, sui conflitti veri o immaginati, finisce per nuocere anche alla causa per cui si sente mobilitato". Senza citare esplicitamente il caso Boffo, Bagnasco ha messo in evidenza, al riguardo, "una responsabilità precipua dei mezzi di comunicazione, da cui provengono a volte deviazioni e intossicazioni". Ska |
Post n°40 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da settimagenerazione
È da qualche anno che i viaggi pugliesi di D’Alema portano il bagaglio della sofferenza. Anche questa settimana è iniziata così, con il leader pd costretto a battersi in ogni provincia per sconfiggere Nichi Vendola e portare alla vittoria Francesco Boccia. Il risultato delle primarie pugliesi farà capire se la lunga egemonia dell’ex premier sulla regione che ama è destinata a durare o si è infranta sugli scogli del vendolismo.L’identificazione fra D’Alema e la Puglia è stata una faticosa costruzione politica. Mandato in Puglia negli ultimi anni di Berlinguer, D’Alema venne accolto male dal gruppo dirigente del Pci locale. Napolitano lo aveva presentato ai comunisti pugliesi come un giovane promettente che avrebbe dovuto fare esperienza e lo affidò alle cure non propriamente amichevoli di una pattuglia di ex operai e di ex braccianti che guidavano l’organizzazione nella terra di Di Vittorio. Non gli diedero neppure un incarico di primo piano. Gli affidarono la “sezione stampa e propaganda” e la creazione di una tv locale da inserire in un network nazionale di partito. D’Alema si affezionò subito a una terra vicina a quella Basilicata da cui traeva origine la sua famiglia. Lavorò ventre a terra, trasferì a Bari la sua compagna Giusi Del Mugnaio, giornalista dell’Unità, e si fece amare dalla base del partito e da un gruppo di giovani militanti che poi anni dopo costituirono l’ossatura del suo potere. Divenne segretario regionale dopo un disastro elettorale che falcidiò i giovani dirigenti indigeni e dette subito una nuova impronta alla politica pugliese. Da Roma lo seguivano con simpatia e apprensione. Nilde Iotti chiedeva notizie di lui a Rino Formica che ne parlava bene. Nel volgere di poco tempo costruì una nuova rete di rapporti con il mondo dell’imprenditoria e con i gruppi politici. Il vecchio partito operaista e un po’ settario venne conquistato da questo leader freddo nelle relazioni umane ma capace di costruire un rapporto caldo con i militanti. Poi l’esperienza finì e D’Alema venne chiamato a Roma nella segreteria nazionale da dove cominciò la carriera che l’ha portato a essere un leader di primo piano. Molti al suo posto avrebbero abbandonato la terra di formazione. Non così D’Alema che scelse addirittura una provincia lontana, il leccese, e una contea elettorale “bianca”, Gallipoli, per rafforzare il suo legame con la Puglia anche per marcare la sua distanza con una Bari che gli era stata sempre ostile. |
Post n°39 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da settimagenerazione
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Post n°38 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da settimagenerazione
Parte l'avventura pdl a roccella Ionica. Con la campagna tesseramento 2009 avviata già sabato scorso in tutte le piazze italiane con l'allestimento dei gazebo, di fatto anche a Rocccella i simpatizzanti del centro destra hanno intrapreso il cammino che dal congresso di fondazione del partito nel dicembre dello scorso anno Silvio Berrlusconi e Gianfranco Fini avevano avviato. A questo si aggiunge la notizia tanto attesa dagli abienti romani della ufficializzazione di Peppe SCOPELLITI quale candidato per il PDL e quindi per il centro destra calabrese alla carica di governatore della Calabria. Ma tornando a Roccella è d'obbligo da parte di 7ma GenerAzione esprimere alcune valutazioni. 1° il pdl è senza ombra di dubbio il riferimento naturale del movimento che rimane in ogni caso un fenomeno civico del tutto autonomo ed indipendente rispetto alle opzioni politiche che verranno scelte in ambito regionale. Significa pertanto che la scelta di esperire in ambito prettamente locale percorsi strategici conseguenziali a programmi e uomini rimane ferma ed assolutamente indiscutibuile. Certo il pdl dovrà formulare anche in tempi regionevolmente prossimi programmi e proposte e in questo caso 7ma GenerAzione non potrà che apportarvi il proprio contributo e la sua esperienza in sede amministrativa. 2° è necessario che all'interno dello stesso pdl si apra un confrontoi pacato e misurato con tutte le sue componenti che saranno senz'altro tante e variegate quantunque si tratti di un comune di settimila anime. 3° il movimento continuerà la sua attività approfondendo il suo dialogo civico con l'interà comunità partendo da un assunto imprenscindibile "Roccella prima di tutto" è e rimane la piattaforma politico amministrativa , quindi la sintesi di un impegno assunto con gli elettori e la cittadinanza che l'ha indicata il 6 e il 7 giugno scorso per amministare la cosa pubblica. |
Inviato da: ansa80
il 27/05/2009 alle 10:33