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PNAC -  PROJECT FOR THE NEW AMERICAN CENTURY P°1

Post n°23 pubblicato il 26 Luglio 2006 da il.dubbioso
 

Il documento, intitolato Rebuilding America's Defences: Strategies, Forces And Resources for a New Century, fu scritto nel settembre del 2000 - quando Bush non era ancora presidente - dal Project for the New American Century (PNAC), uno dei numerosi think-tank della destra statunitense.
Il testo fu redatto per un gruppo specifico di persone, che oggi ricoprono incarichi non indifferenti: Dick Cheney, attuale vicepresidente degli Stati Uniti; Donald Rumsfeld, attuale segretario alla difesa; Paul Wolfowitz, attuale vicesegretario alla difesa; Jeb Bush, fratello del presidente; e Lewis Libby, capo dello staff di Cheney.

Ricostruire le difese dell’America: Strategie, Forze e Risorse per il nuovo Secolo. Rapporto del “Progetto per il Nuovo Secolo Americano” (The Project for the New American Century “PNAC”), settembre 2000.
Traduzione dall’originale dell’introduzione al documento.
Di seguito il file del documento originale in lingua inglese.

Che cos’è il progetto per il nuovo secolo americano

Costituito nella primavera del 1997, il PNAC è una organizzazione culturale nonprofit il cui scopo è promuovere la leadership globale americana [1]. Il Progetto è un’iniziativa del New Citizenship Project.
http://www.newamericancentury.org
Presidente è William Kristol, mentre Robert Kagan, Devon Gaffney Cross, Bruce P. Jackson e John R. Bolton svolgono le funzioni di direttori. Gary Schmitt è il direttore esecutivo del Progetto.

Nel mentre il 20° secolo si avvia alla fine, gli Stati Uniti restano la potenza mondiale predominante. Dopo aver condotto l’Occidente alla vittoria nella Guerra Fredda, l’America si trova dinanzi ad una opportunità e ad una sfida: gli Stati Uniti hanno la visione per costruire sui risultati ottenuti nei decenni trascorsi? Gli Stati Uniti hanno la risoluzione di dar forma ad un nuovo secolo favorevole ai principi e agli interessi americani?

[Ciò che chiediamo] sono forze armate adeguatamente forti e preparate per le sfide presenti e future; una politica estera che promuova largamente in modo coraggioso e propositivo i principi americani; ed una classe dirigente nazionale che accetti le responsabilità globali degli Stati Uniti.

Ovviamente, gli Stati Uniti devono essere prudenti nell’esercizio della loro potenza. Ma non possiamo separare in piena sicurezza le responsabilità di una leadership globale dai costi ad essa associati. L’America ha un ruolo vitale nel mantenimento della pace e della sicurezza in Europa, Asia e Medio Oriente. Se ci sottraiamo alle nostre responsabilità, diamo spazio a sfide ai nostri interessi fondamentali. La storia del 20° secolo dovrebbe averci insegnato che è importante dare forma alle circostanze prima che le crisi emergano, ed accettare le sfide prima che esse divengano terribili. La storia del secolo passato dovrebbe averci insegnato ad abbracciare la causa della leadership americana”.

- Dai Principi Fondamentali del Progetto

PROJECT FOR THE NEW AMERICAN CENTURY

1150 Seventeenth Street, N.W., Suite 510, Washington, D.C. 20036
Telephone: (202) 293-4983 / Fax: (202) 293-4572

Introduzione

Il PNAC si è costituito nella primavera del 1997. Fin dal suo esordio, il Progetto si è occupato del declino della forza della difesa americana, e dei problemi che esso potrebbe creare per l’esercizio della leadership americana nel mondo, e quindi in definitiva, per la tutela della pace.

Le nostre preoccupazioni furono rafforzate dai due studi sulla difesa realizzati su disposizione del Congresso che furono pubblicati poco dopo : lo Studio Quadriennale sulla Difesa, del Pentagono (maggio 1997), e il rapporto del National Defense Panel (dicembre 1997). Ambedue i lavori partivano dal presupposto che il budget della difesa USA sarebbe rimasto flat o avrebbe continuato a contrarsi. Il risultato era che i piani di difesa e i consigli delineati nei due rapporti venivano concepiti avendo in mente siffatte limitazioni di budget. In termini generali , si può dire che il QDR sottolineava le esigenze militari presenti a scapito di quelle future, mentre il NPD sottolineava le esigenze future sottostimando le responsabilità di difesa attuali.

Al di là del fatto che il QDR e il rapporto del NDP proponessero differenti politiche, essi condividevano una caratteristica intrinseca: lo iato fra risorse e strategia doveva essere risolto non aumentando le risorse ma circoscrivendo la strategia. Sembrava quasi che le forze armate americane potessero o preparasi per il futuro venendo meno al loro ruolo di difensori essenziali dell’attuale ordine di sicurezza globale, o che fosse possibile occuparsi della situazione attuale ma rimanendo impreparati per le sfide e i campi di battaglia del futuro.

Ambedue le alternative ci sembrarono miopi. Gli USA sono la sola superpotenza mondiale, e integrano supremazia militare, leadership tecnologica globale, e la più grande economia del mondo. Per di più, l’America è a capo di un sistema di alleanze che include le altre potenze democratiche che governano il mondo. Al momento, gli Stati Uniti non hanno un competitore globale. La grande strategia americana deve essere finalizzata a tutelare ed estendere nel futuro più lontano possibile questa posizione di vantaggio. Esistono tuttavia potenzialmente stati potenti non soddisfatti dell’attuale situazione e desiderosi di cambiarla, se sarà ad essi possibile, in direzioni che mettono a rischio la condizione- relativamente pacifica, prospera e libera di cui il mondo gode oggi.

Finora essi sono stati dissuasi dal far ciò dalla capacità e dalla presenza globale della potenza militare americana. Ma nel caso in cui tale potenza declini, in termini relativi ed assoluti, le felici condizioni che discendono da essa saranno inevitabilmente minacciate.

Conservare la situazione strategica desiderabile- in cui gli USA sono attualmente richiede una capacità di supremazia globale sia oggi che in futuro. Ma anni di tagli alle spese militari hanno eroso la capacità di combattimento delle forze armate americane, e messo a repentaglio i piani del Pentagono per mantenere la superiorità militare nei prossimi anni. Progressivamente, le forze armate USA si sono trovate a corto di uomini, inadeguatamente addestrate ed equipaggiate, distratte da interventi contingenti, e malamente preparate ad adattarsi alla rivoluzione dell’arte militare.

Senza una ben concepita politica di difesa e un adeguato aumento della spesa militare, gli Stati Uniti stanno permettendo che la loro abilità di trarre pieno vantaggio da un’eccezionale opportunità strategica scivoli via dalle loro mani.

In base a queste riflessioni, cominciammo un progetto nella primavera del 1998 per esaminare i piani di difesa e le esigenze di risorse del Paese. Siamo partiti dalla premessa che le capacità militari degli USA devono essere sufficienti a sostenere una strategia generale americana impegnata a costruire su questa opportunità senza precedenti. Non abbiamo accettato vincoli precostituiti derivanti da assunzioni su quanto il Paese potrebbe o non potrebbe voler spendere per la sua difesa.

In termini generali, concepimmo il progetto come uno sviluppo basato sulla strategia di difesa delineata dal Dipartimento della Difese di Cheney negli ultimi declinanti giorni dell’Amministrazione Bush. Le Linee giuda per una politica di difesa (DPG) tracciate nei primi mesi del 1992 costituirono un progetto allo scopo di mantenere la supremazia USA, precludendo l’ascesa di una grande potenza rivale, e prefigurarono un ordinamento internazionale della sicurezza coerente con i principi e gli interessi americani. Trapelato prima della sua approvazione formale, il documento fu criticato come uno sforzo di “combattenti della Guerra Fredda” per mantenere elevata la spesa militare e ridurre i tagli delle forze armate nonostante il collasso dell’Unione sovietica; non sorprende che esso sia stato sepolto dalla nuova amministrazione.

Ancorché l’esperienza degli ultimi otto anni abbia modificato la nostra concezione delle caratteristiche specifiche necessarie alle forze armate per perseguire una strategia del genere, i principi di base del DPG, a nostro parere, restano validi. E ciò che il Segretario Cheney disse all’epoca in risposta ai critici del DPG rimane vero anche oggi: “Possiamo scegliere se provvedere alle forze armate che chiediamo e rimanere in una posizione in cui aiutare la realtà a conformarsi al meglio, o se sprecare questo vantaggio. Ma ciò significa solo ritardare il giorno in cui affronteremo minacce più gravi, con costi più alti e maggiori rischi per la vita degli americani.”

Il progetto si è sviluppato attraverso una serie di seminari. Abbiamo richiesto a specialisti esterni di stendere documenti per esplorare vari argomenti: i futuri impieghi e le future caratteristiche delle singole forze armate, il ruolo delle riserve, la dottrina della strategia nucleare e la difesa missilistica, il budget della difesa e stime per la modernizzazione delle forze armate, la situazione attuale (addestramento e preparazione) delle truppe, la rivoluzione militare, la pianificazione militare per guerre di teatro, guerre circoscritte e operazioni di polizia. I documenti sono stati diffusi fra un gruppo di partecipanti, scelti per la loro esperienza e competenza in materia di problemi della difesa (l’elenco dei partecipanti è alla fine di questo lavoro). Ogni documenti ha costituito una base di discussione e di dibattito. Il nostro obiettivo era quello di usare i documenti come supporto per la riflessione, per generare e mettere alla prova idee, e per aiutarci nella stesura finale dello studio. Dato che ogni documento aveva come punto di partenza una visione strategica condivisa, non abbiamo fatto alcun tentativo di imporre la prospettiva o la direzione dei contributi individuali. Abbiamo voluto una discussione la più ampia e differenziata possibile.

Il nostro studio mutua profondamente queste riflessioni. Ma non abbiamo chiesto ai partecipanti al seminario di mettere la firma sotto lo studio. Volevamo una discussione franca e abbiamo cercato di evitare le trappole legate al tentativo di produrre un risultato condiviso ma blando. Abbiamo voluto provare a definire e descrivere una strategia di difesa esplicita, meditata, coraggiosa, autoconsistente e chiara. E abbiamo voluto innescare una discussione seria ed informata, che è il primo passo per raggiungere conclusioni valide e per ottenere il consenso pubblico.

Nuove condizioni ci fanno ritenere che lo studio potrebbe avere un ascolto più ricettivo adesso rispetto ad anni recenti. Per la prima volta dalla fine degli anni Sessanta il governo federale sta registrando un surplus di bilancio. Per la maggior parte degli anni Sessanta, il Congresso e la Casa Bianca hanno assegnato all’equilibrio di bilancio una più alta priorità rispetto all’assegnazione di fondi alla sicurezza nazionale. In effetti, il bilancio veniva pareggiato in misura significativa per mezzo di una combinazione fra maggiori entrate fiscali e tagli alla spesa militare. Tuttavia, il surplus atteso nelle entrate federali nel corso del prossimo decennio elimina ogni esigenza di mantenere la spesa militare in modo preconcetto ad un livello così basso.

Inoltre, l’opinione pubblica americana e i suoi rappresentati elettivi sono diventati sempre più consci della condizione di declino delle forze armate statunitensi. Articoli sulla stampa, rapporti del Pentagono, testimonianza dinanzi al Congresso e episodi riferiti da membri delle forze armate delineano un quadro preoccupante di scarsi arruolamenti e percentuali di rafferme, immobili scadenti, diminuzione dei pezzi di ricambio e delle armi, e riduzione della preparazione al combattimento.

In ultimo, questo studio arriva dopo un decennio di importante confronto con il mondo post-Guerra Fredda. Precedenti tentativi di dar forma ad una strategia di difesa che avesse un senso nel contesto attuale della sicurezza erano costretti a lavorare su assunzioni non verificate sulla natura di un mondo senza una superpotenza rivale. Oggi abbiamo un’idea molto più chiara di quali sono le nostre responsabilità, di quali potrebbero essere le minacce contro di noi nel nuovo contesto della sicurezza, e di che cosa esso richiede per assicurare la relativa pace e stabilità. E’ nostra opinione che questo studio rifletta e tragga beneficio da questo decennio di esperienze.

Il nostro lavoro viene pubblicato in un anno di elezioni presidenziali. La nuova Amministrazione avrà bisogno di produrre un secondo Programma Quadriennale di Difesa subito dopo essere entrata in carica. Ci auguriamo che lo studio del PNAC possa essere utile come una carta geografica per i piani di difesa immediati e futuri della nazione. Crediamo di avere esposto un programma di difesa che è giustificato dall’evidenza dei fatti, basato su un’analisi oggettiva dei problemi e delle possibilità, e che non si tira indietro dinanzi ai reali costi della sicurezza. Speriamo che esso possa ispirare considerazioni attente e serie discussioni. Il mondo post-Guerra Fredda non resterà un posto relativamente tranquillo se continuiamo a trascurare i problemi della politica estera e della difesa. Ma una seria attenzione, accurate riflessioni, e la volontà di destinare adeguate risorse al mantenimento della potenza militare americana possono rendere il mondo più sicuro e gli interessi americani meglio tutelati sia nell’immediato che nel futuro.

Donald Kagan
Gary Schmitt
(Presidenti del Progetto)

Thomas Donnelly
(estensore principale dello studio)

http://www.sciechimiche.org

 
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