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Dio come noi potemmo concepirLo

Post n°6 pubblicato il 14 Agosto 2010 da anonimoaa
 

"La passività e non l'attività."


L'efficacia del recupero personale attraverso il programma di AA è basato tutto sulla nostra concreta capacità di giungere " alla decisione di affidare la nostra volontà e le nostre vite alla cura di Dio come noi potemmo concepirLo".
Molte indicazioni che troviamo nella letteratura dovrebbero farci comprendere questa necessità, spesso però il nostro Ego o Io, singolo o di gruppo, ci distoglie dal seguire i suggerimenti del programma e ci fa preferire la più comoda convinzione di essere in grado di continuare a gestire senza bere le nostre vite e quella degli altri, con la sola nostra ragione.
Pur di non impegnarci nello studio e conseguente applicazione del programma in realtà talvolta argomentiamo la fuga da noi stessi con una falsa preoccupazione per gli altri oppure ci mascheriamo dietro il servizio agli altri, caricando sia la preoccupazione che il servizio di significati e contenuti che non hanno in AA.
Spesso questo nostro atteggiamento lo "vendiamo" come un impegno fondamentale per il recupero, al contrario noi sappiamo che lo utilizziamo per non seguire il semplice programma di AA che ci chiede costantemente di andare contro le nostre pigrizie e sgonfiare il nostro Io.
Annacquando il programma ci illudiamo di poter mantenere la nostra sobrietà e la nostra nuova posizione di non bevitore; giungiamo a chiamare la nostra tendenza ad insegnare o indirizzare gli altri, servizio, anziché sforzarci di comprendere come arrivare ad affidare la nostra volontà e le nostre vite a Dio come noi possiamo concepirLo.
In AA i veri servitori non sono coloro che agiscono ma quelli che ci guidano con l'esempio, se non sono recuperato non posso trasmettere ed "attrarre" verso il recupero. L'attrazione è l'arma fondamentale di AA anche per la sponsorizzazione, tutto il resto sono elucubrazioni, residui di malessere interiore lasciatici dall'alcool.
Nel 5° capitolo del grande Libro si legge: "...Senza aiuto siamo sopraffatti. Ma c'è Uno che è più potente, cioè Dio. Che possiate trovarLo ora!".
Per comprendere quanto importante sia questa affermazione, ho pensato di andare alle origini, cosa che dovremmo fare molto più spesso in AA, sono andato a rileggermi quel libro di William James che Ebby  consegnò a Bill W.; "Varietà di esperienze Religiose", dal quale ho estratto questi passaggi:
"...La passività non l'attività, l'abbandono non la tensione, sarà ora la nuova regola. Rinunziare al senso della responsabilità, lasciate la vostra presa; abbandonate nelle mani delle potenze superiori la cura del vostro destino; siate sinceramente indifferenti a ciò che di esso avviene, e troverete che non solo otterrete una tranquillità interiore perfetta, ma per di più, ben spesso, quegli stessi beni particolari a cui credevate di aver rinunciato. Questa è la salvezza per mezzo della disperazione, la morte per veramente rivivere, di cui parla la teologia Luterana, il passaggio al nulla di cui scrive Jacob Behmen. Per arrivarci, però, un punto critico deve essere oltrepassato, un brusco cambiamento di direzione avviene in noi, qualche cosa deve improvvisamente cedere in noi, un che di rigido e duro struggersi e liquefarsi: e questo avvenimento, come dimostreremo esuberantemente in seguito, è assai frequente, subitaneo ed automatico, e lascia a colui che ne è il soggetto l'impressione di aver subito l'influenza di qualche potenza esteriore."
Non mi sembrano affermazioni strane o diverse da quanto suggerisce il Programma di AA, certamente sono il contrario di quello che si è portati a fare; passività, abbandono, rinunzia, lasciare la presa ma quando mai? Eppure la disperazione della morte quando abbiamo toccato il fondo l'abbiamo vissuta tutti noi alcolisti miracolati.
Quando ho riletto queste indicazioni ho pensato a quanto lontani sono i temi dei nostri seminari sulla Spiritualità, perché non prenderle come tema per le nostre riunioni di gruppo? Quanto avremmo da discutere sulla difficoltà circa "La passività e non l'attività." - " L'abbandono e non la tensione" e così di seguito.
Per parte mia posso confermare che quanto più riesco ad avvicinarmi a quella passività, abbandono e lasciare il mio destino nelle mani del mio Dio tanto più trovo una serenità interiore che mi ripaga anche per quelle cose a cui ritenevo aver rinunciato. Una serenità interiore che diventa rinuncia impossibile per uno scambio con un bicchiere d'alcool.
Desidero adesso aggiungere qualcosa sul "come noi potemmo concepirlo" anche in questo caso mi avvalgo di quanto affermato da William James nel suo libro a tal riguardo.
" ....Devesi nel fatto asserire che le vite di tutti gli uomini debbano mostrarci elementi religiosi identici? In altre parole, l'esistenza di così vari tipi religiosi, di tante sètte e di tanti credo, è una cosa deplorevole o no? A queste diverse domande rispondo risolutamente :" NO". E la ragione che porto di questa mia risposta è che non vedo come sia possibile che creature in posizioni così differenti e con potenzialità così variate quali sono i diversi uomini possano avere esattamente le stesse funzioni e gli stessi doveri. Non vi sono due individui fra noi che incontrino precisamente la medesima difficoltà, talché sia lecito pretendere che elaborino identiche soluzioni. Ognuno dall'angolo visuale suo particolare mirerà una certa sfera di fatti e di preoccupazioni, che egli tratterà in modo che, si può dire, sarà unico nella sua specie. Uno di noi deve ammollirsi, l'altro irrigidirsi; l'uno deve cedere un punto, l'altro mantenersi immobile, onde difendere sempre nel modo migliore la posizione che gli è assegnata. Se un Emerson fosse forzato a diventare un Wesley, o un Moddy dovesse divenire un Widmann, tutta la coscienza umana di ciò che è divino ne soffrirebbe. Divino non significa una data e singola qualità, vuol dire un gruppo di qualità, ponendosi alternativamente a campione dell'una o dell'altra delle quali i diversi uomini possono trovare tutti le missione che per loro è più degna."
Tutti abbiamo la necessità del "Che possiate trovarLo ora!" pertanto se ho compreso bene quello che ha scritto William James, viste le diversità di credo o non credo per poterLo trovare ritengo sia più utile parlare di come ciascuno Lo ha trovato e soprattutto del cambiamento che in noi è avvenuto, non ci è richiesto di stillare graduatorie impossibili. E' evidente che in un paese dove la lingua è l'italiano si sentirà parlare in italiano, se la religione più diffusa è quella Cristiana sarà più facile sentire parlare di quel Dio ma questo non deve ne impedire ne discriminare chi ha altri credo o meno, ovviamente ciò vale anche in senso contrario.
A questo punto la cosa importante diventa la ricerca personale, attraverso le esperienze degli amici in gruppo, del modo migliore per noi di giungere alla rinuncia, alla passività all'abbandono della nostra volontà e della nostra vita nelle mani di Dio, il nostro Dio qualunque sia la nostra idea di Dio, nessuno potrà mai giudicare se è quello giusto o sbagliato, solo la nostra esperienza personale sarà in grado di valutarne i benefici di questo Terzo Passo.
Spesso ci dimentichiamo come termina il commento del Terzo Passo:
Sia fatta la Tua volontà, non la mia.
PM, alcolista.

 

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