« OCCHI DI MARE | DUE » |
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Cravatta incastrata e in un cono scolpita,
la giacca stirata e ben amidata,
camicia d’organza per fare creanza
e nel pantalone si bea all’effetto
di dare alla riga un rialzo perfetto.
Lo specchio riflette il suo portamento,
si mette di lato, si sfiora nel mento,
accenna nel vetro il suo godimento.
Anfibio nel nero di un lucido scuro,
si muove esaltato, si sente sicuro.
Ha l’occhio celato da occhiale griffato,
capello curato da un gel profumato
o calva pelata di fresco rasata
e nello stridore di una sgommata,
riveste di gioia la sua giornata.
Si ferma all’incrocio da buon cittadino,
ma se nel suo giro ha cose da fare,
il rosso non basta a farlo fermare
ma è pronto a bloccare con rapido scatto,
l’autista distratto o il povero tale a cui decanta la fiera morale.
E’ un uomo che vive nella sensazione
di fare un mestiere per vocazione,
è fiero nel petto si crede più retto
non manca di tatto neppure al contatto di errori di fatto,
con cui si dimena facendo attenzione a farti pesare la sua professione.
Si sente assai scaltro di più di quell’altro,
non ama l’idea di poter sbagliare
ma gode all’effetto di dover giudicare,
è pronto a sparlare e a sproloquiare
lui ama soltanto poter denigrare.
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