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PILOTA & MANAGER

Post n°126 pubblicato il 29 Luglio 2010 da QUINTA_PERFETTA

La convinzione in se stessi, la fiducia nei propri mezzi, l'ottimismo, l'umiltà di saper ascoltare quando è il momento di farlo e l'astuzia di saper parlare e dire la propria al momento giusto; il coraggio, la grinta, la cattiveria agonistica, l'odio (sportivo) verso i piloti che corrono contro di te, il sangue freddo, la concentrazione feroce, la preparazione fisica, la robustezza mentale, la forza psicologica.

Tutte doti che chi corre in moto deve avere se vuole provare a vincere.

Ora il caso vuole che nel motociclismo, come ormai negli sport professionistici in generale, siano ormai entrati da anni le figure dei manager, dei tutor, dei guru delle sponsorizzazioni e dei contratti milionari. Ti vado a scoprire un bel pilotino talentuoso che abbia tutte le caratteristiche di cui sopra, lo metto sotto contratto e se ho fortuna e fiuto e questo si mette pure a vincere, riesco a tirarci su un bel mucchio di soldi.

I binomi manager-piloti del motociclismo di questi anni più o meno recenti: Pernat e Capirossi, Rossi e Gibo Badioli, Pedrosa e Puig solo per citarne alcuni, diciamo i più noti. Vicende diverse, storie diverse finite più o meno meno bene, alcune ancora in corso, altre finite male.


Vince il pilota e vince anche il suo manager, così dovrebbe essere.

 Mi chiedo però nella gestione di un pilota che senso abbia  fargli credere ciò che non è,  mandargli messaggi non veri, comunicargli tempi e distacchi da altri piloti in pista del tutto falsi. Che senso abbia mettere in bocca del tuo pilota parole che non sono le sue, dirgli quando e come parlare e quando e come tacere, controllarlo quando mangia, quando dorme, quando è nel motorhome, quando parla con i giornalisti, quando fa sponsorizzazioni.

Un conto credo sia un'oculata gestione del tuo pupillo che implica naturalmente il prendersi cura di lui sotto tanti aspetti, un altro è annullare completamente il tuo cavallo di razza e soggiogarlo passivamente ai tuoi voleri di manager.

Domenica a Laguna Seca abbiamo visto un Daniel Pedrosa spettacolare, che ha aggredito da subito la pista ed ha girato fortissimo sin dalle prime tornate. Credo che probabilmente avrebbe anche vinto. Poi, quando dai box Alberto Puig gli ha mostrato uno dei soliti cartelli con una delle solite segnalazioni, e nel contempo lo ha incitato a spingere ancora di più, Daniel ovviamente si è steso.

Ma era evidente che stava già andando al massimo e più di così proprio non poteva spingere.

Il risultato della pressione esercitata da Puig e del suo, a mio modo di vedere, eccessivo incoraggiamento, è stato il volo nelle vie di fuga del buon Pedrosa, e una vittoria facile per Lorenzo che in questo momento necessita di tutto tranne che di regali di questo tipo.


Morale della favola: Daniel credo che debba esser lasciato più libero di decidere per sè; è lui che corre in moto, è lui che conosce i suoi limiti, ormai ha una dose di esperienza notevole, anche in MotoGP. Certo si dice anche in giro che Pedrosa necessiti di esser spinto ed incentivato emotivamente con i metodi che usa Puig, ma io non sono poi tanto d'accordo con questa tesi.

Credo che Dany abbia vinto in MotoGP meno di ciò che avrebbe potuto anche a causa di come è stato gestito, ovvero in modo troppo fagocitante, passatemi il termine.

Oltretutto un episodio come quello di Laguna Seca era accaduto anche l'anno scorso al Sachsenring: Daniel in fuga dall'inzio e poi steso nella sabbia con un polso pure frantumato e Puig lì con i cartelli a dire push, push: se è vero che due indizi non fanno una prova, fate voi le vostre debite conclusioni.


Credo che  Pedrosa abbia solo bisogno di acquisire maggiore consapevolezza, senza dover più subire i comportamenti coercitivi di Puig.

PEDDY  quando e' contento delle sue vittorie e' naturale, sincero puro... senza vizi, senza scenette da astronauta, nuotate in laghetti artificiali, toilette mobili... il suo sorriso comunica molto di piu' ...

 

ECCO UN SUO SORRISO...

 

 

 
 
 
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