copyright © foto di Chiara C. ( Heazel )
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Sono arrivata alle prime ore del pomeriggio, ad aprire con le mani il "ripostiglio" di Claudio Martini..., mi capita spesso di iniziare un libro e non riuscire a finirlo se non mi "prende"...
Sto leggendo "I racconti del ripostiglio" della Besa editrice, ultimo libro del Psicologo scrittore Claudio Martini (falco58dgl-Writer) bello veloce come lettura, grandissimo questo autore di origini tarantine che non conoscevo, molto coinvolgente e accurato il suo modo di scrivere.
Copio qui un "brano" dei racconti.
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"Do uno sguardo al mio appartamento, come se non ne conoscessi ogni angolo, ogni metro. Mi muovo lentamente dal salotto verso l'ingresso, sentendo addosso una stanchezza che sembra aumentare a ogni passo. Mi fermo davanti alla porta a specchio del ripostiglio. Osservo l'immagine riflessa, il corpo robusto, la giacca grigia sui pantaloni, jeans, la barba di tre giorni, la mia espressione assente.
Mi riscuoto, mi allontano dallo specchio, mi butto sul divano.
Sarei contento di scoprire che lo specchio di fronte alla porta d'ingresso, che rimanda la mia immagine quando rientro dal lavoro, occulti un passaggio che mette in comunicazione i miei desideri di altrove con la possibilità reale di viverli e non sia solo la soglia d'accesso verso il ripostiglio che vede ammonticchiati generi alimentari, vestiti da lavare e un vecchio aspirapolvere che giace sul pavimento come un boa di gomma e plastica dimenticato da un bambino.
Mi alzo dal divano, rimango in piedi indeciso, torno verso l'ingresso.
Mi avvicino con una speranza irragionevole e resto con la mano sulla maniglia della porta, mentre cerco di eludere il mio volto che mi guarda dall'altra parte dello specchio con espressione beffarda.
Apro piano, sentendo che la porta fa resistenza forse a causa di qualche incrostazione accumulata sotto lo stipite, e la mia immagine scivola di lato, come se fosse ansiosa di togliersi di mezzo.
Do uno strattone e guardo nel ripostiglio. Scorgo la solita confusione: pacchi di pasta, sughi, scatolette di tonno e legumi, l'aspirapolvere arrotolato nelle sue spire.
Rivolgo lo sguardo su in alto, verso i ripiani coperti da carta da imballaggio, spostando fogli polverosi e un archivio pieno di fatture, sto per chiudere la porta pensando che devo essere un cretino se cerco i miei desideri in un ripostiglio, alcuni fogli cadono dal ripiano più alto planando dolcemente come aerei di carta.
Me li ritrovo in mano, scritti da entrambi i lati con una grafia minuta e regolare, una scrittura completamente diversa dalla mia, aggrovigliata e quasi illeggibile.
Guardo i fogli perplesso, la prima cosa che decifro sono le parole "necronomicon" e "Lovecraft". Voltando il foglio, in alto a sinistra a caratteri gotici, un titolo che mi sembra incongruo, " The beach".
Inizio a leggere quasi con riluttanza, seguendo con un dito i passaggi meno decifrabili"...[....]...
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