Creato da anna_maria_bruno il 28/04/2014 |
Post n°19 pubblicato il 18 Maggio 2014 da anna_maria_bruno
Quante imprese ci sono in Italia? E come sono suddivise tra i vari settori della produzione? Anche questa è una domanda che mi sono posta e che negli ultimi anni ha sempre trovato adeguatamente e velocemente risposta consultando il sito della Camera di Commercio di Prato, la quale offre un ottimo servizio sulla demografia delle imprese, presentando i numeri delle imprese italiane divise per provincia della Toscana e i dati aggregati a livello regionale e nazionale. Come si può vedere dai dati pubblicati nella tabella riportata in un post successivo, in Italia ci sono più di 5 milioni di imprese, ma prima di addentrarci tra i numeri e le percentuali, bisogna ricordare che a partire dal 1° gennaio 2008 l'Istat ha adottato la nuova classificazione delle attività economiche secondo il sistema denominato Ateco 2007 (che ha sostituito la precedente classificazione ATECO 2002), adottato come unica regola di classificazione negli atti e nelle dichiarazioni da presentare all'Agenzia delle Entrate. L'esigenza di aggiornamento e di uniformazione è stata avvertita a livello mondiale e in virtù della crescente integrazione europea, in Italia è stata recepita tramite uno specifico regolamento dell'Unione Europea avente lo scopo di consentire il confronto delle realtà nazionali con i dati degli altri Paesi, tra i quali è necessario adottare comportamenti fiscali sempre più integrati e omogenei.
Tecnicamente la classificazione Ateco 2007 presenta le varie attività economiche raggruppate dal generale al particolare e si articola su 6 livelli: sezioni, divisioni, gruppi, classi, categorie e sottocategorie.
La classificazione è standardizzata a livello europeo fino alla quarta cifra, mentre le categorie e le sotto categorie (rispettivamente livello 5 e 6) possono differire tra i singoli Paesi per meglio cogliere le specificità nazionali.
A seguire la classificazione delle imprese secondo il proprio codice e settore (o divisione) di attività o, per meglio intendersi, per codice numerico a 2 cifre.
|
Post n°18 pubblicato il 18 Maggio 2014 da anna_maria_bruno
Secondo il parere di chi scrive, la classificazione delle imprese per settore di attività, a cui i contribuenti devono strettamente attenersi per dichiarare il proprio ambito di operatività, non è uno strumento utile solo per l'Agenzia delle Entrate e quindi a fini fiscali. E non è uno strumento utile ai soli enti che si occupano di raccogliere, elaborare e presentare dati ed informazioni statistiche (ISTAT, Unioncamere, Camere di commercio,...). La classificazione delle imprese è uno strumento assai utile anche per i politici e i governanti nazionali e locali i quali, nella stesura dei propri piani programmatici, dovrebbero avere ben in chiaro la demografia delle imprese nazionali, il loro andamento e l'incidenza percentuale delle imprese registrate nei singoli settori di attività rispetto al numero di imprese totali. La tabella che segue, elaborata personalmente sui dati forniti dalla CCIAA di Prato, presenta i seguenti dati:
Siamo in tanti a pensare che la causa primaria e fondamentale della grave crisi in atto sia da ricollegare e imputare alle politiche avviate nei decenni passati dirette a de-industrializzazione i sistemi avanzati (tra cui quello italiano) e a concentrale la produzione industriale in altre zone del pianeta con un minor costo del lavoro. De-industrializzazione e globalizzazione che a pensarci bene hanno avuto come effetto sostanziale quello di inondare il mondo di merci di qualità scadente e nocive non solo per chi li produce e utilizza ma anche per l'ambiente mondiale, garantendo inoltre a chi li produce condizioni di vita a livello di mera sopravvivenza (o poco più) e basate su uno stato di diritto molto più arretrato e meno democratico da quello garantito precedentemente dai cosiddetti "welfare state" i quali, a loro volta, a causa proprio dello smantellamento dei loro sistemi industriali, stanno lasciando a spasso - e quindi senza lavoro e senza reddito - milioni di lavoratori, occupati precedentemente nelle industrie nazionali o disoccupati di nuova generazione, essendo gli sbocchi occupazionali da tempo in calo e a causa principalmente di questo smantellamento dei sistemi industriali nazionali. In un paese come il nostro, ricchissimo di coste e di mari e povero di materie prime, uno sfruttamento più razionale delle risorse a disposizione (tra cui i rifiuti che produciamo) si pone altamente necessario, attraverso innanzitutto una visione aggregata delle imprese attive sul territorio e su una loro più razionale e proficua specializzazione e distribuzione lungo la filiera delle tante e variegate attività economiche svolte a livello quotidiano.
|
Post n°17 pubblicato il 18 Maggio 2014 da anna_maria_bruno
|
Post n°16 pubblicato il 18 Maggio 2014 da anna_maria_bruno
|
Post n°15 pubblicato il 14 Maggio 2014 da anna_maria_bruno
GLI STATI DELLA TERRA Quanti Stati ci sono al mondo? E' una domanda che mi sono posta diversi anni orsono e che allora come ora, pur sembrando per la sua semplicità una domanda a cui dare una risposta molto velocemente, in realtà mi ha dato molto lavoro da fare, essendoci divergenze tra i dati pubblicati dai vari siti che se ne occupano, essendosi modificato nel frattempo il numero degli stati ed esistendo al loro interno diverse sotto categorie di Stati. Bisogna infatti in primo luogo distinguere tra:
Nell'ambito degli Stati sovrani c'è poi da distinguere tra:
oltre ad altre ENTITA' che spiegheremo nel corso di questo post.
La tabella che segue riassume i dati attinenti gli stati della Terra secondo quanto riportato da Wikipedia.
(*). All'incirca, visto che li ho dovuti contare uno ad uno, non esistendo sui siti consultati (Wikipedia; Turismo; Commonwealth; ..) un numero totale di territori dipendenti o comunque un numero certo.
|
Inviato da: anna_maria_bruno
il 13/05/2014 alle 12:54
Inviato da: king.artur60
il 12/05/2014 alle 20:01