Creato da: anpi_cadore il 14/08/2008
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA sezione "Cadore - Giovanna Zangrandi"
|
Area personale- Login
Cerca in questo BlogMenuCitazioni nei Blog Amici: 1 Ultimi commenti |
Tag
Post n°14 pubblicato il 12 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: AVVENIMENTI
Post n°15 pubblicato il 12 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: AVVENIMENTI
Post n°16 pubblicato il 13 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: AVVENIMENTI ARTURO FORNASIER – Il partigiano “VOLPE” Orazione funebre – Pieve di Cadore 10.09.2008 In occasione del 25 aprile dell’anno scorso, e l’anno prima ancora, Arturo mi chiese di tenere il discorso di celebrazione alla manifestazione dell’Orsina. In quelle due occasioni rifiutai garbatamente l’invito, non tanto e non solo per pudore nei suoi confronti (cosa avrei potuto dire al Suo cospetto di così interessante da non deluderlo!), quanto perchè ritenevo che dovesse continuare a svolgere quel “DIRITTO-DOVERE DI TESTIMONIANZA” di cui era investito.
Il “diritto-dovere di testimonianza”, dopo la fine della guerra, divenne una delle principali ragioni del suo vivere quotidiano assunto con totale convinzione e dedizione; dovere che a maggior ragione percepiva, probabilmente anche a seguito degli esiti del drammatico scontro a fuoco della curva dei Sindaci del 20 settembre ‘44 ove persero la vita il comandante “Garbin” ed altri due compagni: “Lilli” e “Mingi”. Arturo ed il compagno “Carlo” si salvarono. Uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, Gabriel Garcia Marquez, amava dire che “talune persone non muoiono quando dovrebbero, ma quando possono”: quante volte Arturo si sarà ripetuto che avrebbe dovuto morire anche lui tra Lozzo e Domegge quel 20 settembre! Ma non poteva; qualcuno avrebbe dovuto testimoniare gli eventi, dolorosamente sopravvivere a quegli atroci fatti per farsi carico, oltrechè di essere sopravvissuto ai compagni, anche di testimoniarli e difenderli.
Arturo era sempre in prima linea, con energia ed intelligenza, usando la forza delle parole e con la fermezza ed il garbo che noi tutti ricordiamo, a difendere fatti, compagni ed amici, valori ed ideali messi ripetutamente in pericolo da falsità ignoranti, mistificazioni e revisionismi animati da meri fini politici. Il dolore di essere sopravvissuto al suo comandante ed ai suoi amici e compagni non lo schiacciò, così come negli anni successivi non si lasciò schiacciare da attacchi personali ed ingiusti. In quei momenti, scrisse ne “Il nonno racconta…”, si è sempre sentito rinascere dentro quella forza che lo ha sorretto allora, quando sulle montagne combatteva per poter costruire un futuro di libertà e di dignità per lui e per la sua famiglia.
Il “Diritto-Dovere di testimonianza” lo ha assolto con l’impegno quotidiano nel ricordare ai giovani, personaggi, fatti, valori ed ideali del movimento di liberazione cadorino, lo ha assolto con l’impegno pubblico di amministratore difendendo anche in quella sede la memoria degli amici caduti, dei patrioti risorgimentali ai quali si ispirarono i combattenti della “Calvi”, difendendo i luoghi della memoria dalla superficialità e dalla dissennatezza degli uomini, difendendo la libertà, le libertà. Impresse nella nostra memoria sono le ultime parole del suo libro“…non ho mai atteso che la libertà, quella libertà di cui Garbin mi parlava, mi venisse regalata da altri: l’ho conquistata io giorno per giorno, tra pericoli e paure inimmaginabili, lottando a fianco di compagni il cui sacrificio è stato oggi da molti dimenticato”.
Generoso verso gli altri, quanti sodalizi l’anno visto socio, spesso fondatore e Presidente, sempre disposto ad aiutare il prossimo anche nell’esercizio della sua attività lavorativa, sempre pronto ad aiutare gli amici in difficoltà.
Proprio vent’anni fa, nel 1988, moriva Giovanna Zangrandi, l’amica partigiana accudita amorevolmente da Arturo negli ultimi anni della malattia: Giovanna e Arturo, sopravvissuti della “Calvi”, entrambi investiti di quel “diritto-dovere di testimonianza” che spinsero l’una a scrivere pagine memorabili come ne “I giorni veri”, il nostro Arturo a trascorrere innumerevoli giornate nelle aule scolastiche ritenendo suo precipuo compito raccontare la verità alle giovani generazioni. Non è un caso che oggi qui ci sia l’amico Giuseppe Chiarillo, Sindaco di Galliera, la città natale della Zangrandi, giunto per ricordare quanto il partigiano “Volpe” e l’amico Arturo hanno fatto anche per la sua concittadina, la cui memoria è stata negli ultimi anni onorata a Galliera anche grazie all’intervento di Arturo.
Ci sono persone che, al di fuori della famiglia e più di altre, ci aiutano a crescere, ad imparare e, di conseguenza, a migliorare. Ci sono persone che, al di fuori della famiglia e più di altre, ci fanno capire quali siano i valori dell’esistenza ai quali aderire ed ai quali, se investiti di responsabilità pubbliche, improntare la propria azione quotidiana per il bene comune. Sono uno dei privilegiati che ha potuto beneficiare dei preziosi consigli di Arturo uomo pubblico, consigliere comunale, consigliere ed assessore della Magnifica Comunità di Cadore, presidente di commissioni consiliari e comunali: in quelle sedi pensava ed agiva solo ed esclusivamente per il bene degli altri e mai per il proprio, sempre con un occhio di riguardo nei confronti delle nuove generazioni, sempre pronto a riprenderci laddove dimentichi dei doveri di conservazione e memoria, disarmandoci con la sua candida ed intelligente ironia: “La libertà comincia dall’ironia”, diceva Victor Ugo, e quanta ironia aveva Arturo, pari alla sua intelligenza e voglia di libertà. Quante giornate ha trascorso negli archivi comunali per ricostruire le vicende dei moti risorgimentali, epopea di libertà anche delle genti cadorine, quante ore spese per seguire le tracce di una medaglia d’oro che a tutti i costi voleva che ritornasse a decorare la bandiera del Comune di Pieve di Cadore, dovere di conservazione della memoria e della dignità dei patrioti caduti. Attento osservatore del territorio, profondo conoscitore delle persone, paladino della conservazione della storia e delle storie del Cadore, instancabile costruttore di Libertà.
Ieri il Sindaco di Pieve di Cadore ha giustamente definito Arturo LA MEMORIA STORICA DI PIEVE DICADORE, oggi Arturo è PARTE DELLA STORIA DEL CADORE. Alla compagna di tutta la Vita ElisaMaria, alle “figliole” MariaCarla e Roberta, ai nipoti, ai generi, ai parenti tutti, la consapevolezza che i tanti amici qui riuniti ricorderanno e, se necessario, insieme a loro difenderanno la Tua memoria, Arturo, e quella di coloro che ti hanno preceduto e si faranno carico, come ci hai insegnato, di custodire quella bandiera che per decenni hai gelosamente conservato e che oggi ti ha accompagnato fino qui. Saremo sempre vigili, Arturo, per difendere la VERITA’, perché “Si dice che la VERITA’ trionfa sempre, ma questa non è una VERITA’” (Anton Cechov).
Grazie amico Arturo per la Libertà che ci hai dato, per i valori che ci hai trasmesso, per le conoscenze che ci hai donato, per l’amicizia di cui mi hai onorato.
Roberto Granzotto
Post n°17 pubblicato il 13 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI CELEBRAZIONE ANNIVERSARIO AZIONE PARTIGIANA “CURVA DEI SINDACI” 20 SETTEMBRE 1944 SABATO 20 SETTEMBRE 2008 Programma: - Ore 10.00, ritrovo presso la chiesetta della Madonna della Neve In località Somacros di Domegge di Cadore; - Ore 10.30, inizio cerimonia con interventi delle autorità presenti; - Ore 11.00, inizio corteo per recarsi sul luogo dell’azione partigiana; - Ore 11.10 , inaugurazione croce con targa a ricordo; - Ore 11.30, lezione aperta di Giovanni De Donà per i ragazzi Delle scuole che interverranno; - Ore 12.15, visita libera ai luoghi dell’azione partigiana. TUTTA LA POPOLAZIONE E’ INVITATA
Post n°18 pubblicato il 16 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI
Post n°19 pubblicato il 17 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: I NOSTRI EROI GARIBALDINI CADUTI NELLA LOTTA DI LIBERAZIONE GALLO ALESSANDRO Garbin RIZZARDI SEVERINO Tigre FRESCURA RENATO Max GANDIN GIUSEPPE Stris PAPAZZONI ARRIGO Linda ZANDANEL VELlO BIANCHI GIACINTO PEIS SPARIN PIO Brusco CARAMALLI CESARE Tell STIZ ATTILIO Bill PICCIN ALFREDO Mingi VALENTINI GIOVANNI Lilli DE MARCO ITALO BANDELLONI GIORGIO Tosco DE CANDIDO GINO Bill BAZZO FRANCESCO Fido FRESCURA LORIS Folgore DE BERNARDO RENATO Ivan CIAN DUILIO DA COL ENZO Belli LANTSCHNER KARL Franco DE ZORDO RENATO Giulio BONI MARCELLO Nino DE ZORDO GIUSEPPE Bepi CACCIATORE Salvatore Ciro DALLA SEGA FRANCESCO CELSO GIUSEPPE Diana ZANDEGIACOMO ATTILIO BORSOI VITTORIO NICOLAI AUGUSTO Pink ZOPPA TADDEO LARESE MORO PIO Trieste DE SANDRE NILO APOLLONIO DE SANDRE ONOFRIO COSTANTE DEL LONGO EMILIO ZANETTO GIOVANNI BATTISTA Selva DA RIN CELESTINO Lune BALDOVIN TERENZIO GIACOBBI GUIDO DE BON MARIO STEVE HALL capitano dell’OSS Missione Mercury-Eagle
Post n°20 pubblicato il 18 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: CHI SIAMO
Post n°21 pubblicato il 23 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI
Post n°23 pubblicato il 29 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI Una piastra in marmo al monumento dei caduti con i nomi dei tre partigiani trucidati nel 1944 Sappada, 16 agosto 2008 - Finalmente a Sappada è stata apposta una piastra di marmo per ricordare Manlio Silvestri “Monteforte” di Saccolongo (Padova) (nella foto) , un grande eroe “dimenticato” della lotta di Liberazione che fu trucidato il 29 luglio 1944 nella piazza centrale del Paese dell’Alto Cadore, impiccato con altri due partigiani: Angelo Peruzzo di Borgo Valsugana e Armando Bortolotti, detto "Mando" di Bolzano.
Post n°24 pubblicato il 29 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: I NOSTRI EROI A Manlio Silvestri “Monteforte” composta dal compagno Pietro Basso
Onore a Te splendido fiore reciso dalla falce nazista. Onore ai Tuoi anni giovanili immolati all’estremo sacrificio. Onore al Tuo indomito… nobile coraggio… splendido ragazzo. Dalla Spagna, alla Francia… all’Italia che fortemente volevi “Libera”. Lotte, carcere, torture e fame, sofferenze, privazioni … furono compagne della Tua “Gioventù”. Quel dì, di fine Luglio, da quassù lanciasti un grido … un grido di vittoria un grido di speranza e di certezza un grido di grande Dignità !!!
Sappada 1° ottobre 2006 Il Partito dei Comunisti Italiani di Padova
Post n°25 pubblicato il 29 Settembre 2008 da anpi_cadore
Tag: I NOSTRI EROI
Post n°26 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da anpi_cadore
Tag: I NOSTRI EROI Sabato 11 ottobre una rappresentanza del Comune, della Pro Loco e della Polisportiva di Galliera sarà a Pieve di Cadore per un incontro con l’ANPI e domenica 12 per ricordare la figura di Giovanna Zangrandi si recherà al Rifugio Antelao, che fu costruito nel 1948 proprio dalla scrittrice su progetto del geom. Eugenio Zuanetti di Tai. GIOVANNA ZANGRANDI RICORDATA NEL SUO RIFUGIO Poco più di 20 anni fa, il 20 gennaio 1988, moriva a Borca, in estrema solitudine, la scrittrice Giovanna Zangrandi “Anna”, dimenticata dal pur folto pubblico di lettori che nei suoi numerosi lavori, come ebbe a dire un autorevole critico, “aveva ritrovato un'essenza perduta della vita: l'orgoglio della povertà, lo stoicismo di saper resistere ad ogni colpo sinistro dell'esistenza”. In tutto il Cadore, nelle valli del Piave, Boite ed Asiei, tra le staffette partigiane il suo nome è certo tra i più famosi e, sebbene non sia nata nel Bellunese, per questa terra “Anna” ha dato davvero i migliori anni della sua vita. Alma Bevilacqua - questo era il suo vero nome - era nata nel 1910 a Galliera in provincia di Bologna, da famiglia borghese. Figlia unica, si laureò in chimica e farmacia e fu per alcuni anni assistente universitaria di geologia, carriera che abbandonò ben presto per salire in montagna alla ricerca di un legame intimo e vero con la natura. Una scelta davvero difficile, che la portava in un territorio povero, tra gente semplice e non agiata. Trovò lavoro in un liceo di Cortina D’Ampezzo e dopo l'8 settembre 1943 iniziò a lavorare per la resistenza, da principio assieme ai ferrovieri del trenino delle Dolomiti, aiutando tanti soldati italiani che facevano ritorno a casa o che tentavano di fuggire dai treni che li stavano deportando in Germania. Nel gennaio del 1944, conobbe "fortuitamente" sul trenino Alessandro Gallo "Garbin" definito "l'uomo segreto dell'Alto Bellunese", che si sta già muovendo per dare vita al movimento partigiano cadorino e con il quale instaurò un rapporto di amicizia e collaborazione. Ricercata dai tedeschi, fuggì da Cortina e ed entrò come staffetta nella formazione militare partigiana, la Brigata “Calvi”. Questi furono i mesi più intensi e vissuti, che la portarono a scrivere certamente il suo più bel romanzo autobiografico, “I giorni veri”. Anna scontò sulla propria pelle il trauma della guerra con la morte di tanti compagni, con i quali aveva condiviso la lotta clandestina, una esperienza unica, che la portò, dopo il conflitto a lasciare la scuola, trasferirsi a Borca in una casetta sul limitare del bosco e ad intraprendere lo studio delle tradizioni locali. Nel 1950 diede alle stampe il suo primo libro: “Le leggende delle Dolomiti” e in quell'occasione apparve anche lo pseudonimo di Giovanna Zangrandi, scelto in omaggio alla gente Cadorina e alla sua terra d’adozione: Zangrandi infatti ricalca il cognome di un antico ceppo familiare del Cadore. Scrive Marco Sala ("Il Cadore", 1993): “Con questo suo primo lavoro la Zangrandi si inserisce nel filone della narrativa memoriale atta a rivalutare il presente con il passato… Dalle pagine di questo libro si svaporano delle atmosfere particolarissime, si scoprono i veli di un mondo nordico, chiuso e segreto, avito e quasi renitente a farsi scoprire… Nello stile iniziale della Zangrandi traspare una netta tendenza al favolistico, unita ad un rapporto con quella cultura letteraria, orale, non colta che caratterizzava il “sapere” delle nostre valli montane, una cultura vera e profonda, ricca di sentimenti elementari ma puri e volta a cogliere il senso pratico delle cose”. Nel 1954 pubblicò per Mondadori “I Brusaz”, che vinse il Premio Deledda - Nuoro, “un romanzo diverso, dove scompare quel mondo favolistico e quel lessico epico-lirico che avevano contrassegnato il suo primo lavoro di scrittrice”. Nel 1957 uscì “Orsola delle stagioni”, nel 1959 “Il Campo rosso” (Premio Bagutta, Milano), nel 1963 “I giorni veri” (Premio Venezia), nel 1966 “Anni con Attila” (Premio Puccini, Sinigallia), nel 1972 “II diario di Chiara” romanzo per i ragazzi sulla vita dell’eroe risorgimentale P. F. Calvi, nel 1974 “Gente della Palua”, ed infine nel 1975 “Racconti partigiani e no”. Proprio in concomitanza col successo letterario, si manifestarono i primi sintomi del morbo di Parkinson, male che doveva portarla alla morte. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse in una difficile situazione economica, con una irrisoria pensione di invalidità, alleviata dai proventi di quei pochi articoli che ancora riusciva a spedire a riviste e giornali. Per lei, ricca di vitalità, dotata di quella tenacia che l’aveva fatto superare le fasi più dure della vita, fu duro accettare una malattia che inesorabilmente la costringeva al silenzio. Oggi ormai le sue opere si trovano solo nelle biblioteche e sarebbe davvero auspicabile che esse venissero ristampate e fatte conoscere alle nuove generazioni: un riguardo - il minimo - che “Anna” possa aspettarsi dalla terra eletta a sua piccola patria d’elezione.
Walter Musizza e Giovanni De Donà
Post n°27 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI
I drammatici avvenimenti del 27 e 28 luglio 1944, tra attacchi partigiani e ritorsioni naziste
60 ANNI FA GLI ECCIDI DI SAPPADA La delicata posizione del paese cadorino sotto l’influenza della resistenza carnica All’alba del 26 luglio, dopo cruenti scontri nella valle del But ed il drammatico eccidio di 15 valligiani a “Malga Pramosio”, i partigiani carnici decisero di assalire il presidio della Feldgendarmerie a Sappada, fuori dalla Zona Libera, ma ritenuto assai pericoloso per essa. Incaricato dell’azione fu il Battaglione Garibaldi “Carnico”, comandato da Italo Cristofoli “Aso”, che partì da Ovaro con un camion su cui c’erano circa 30 partigiani, tra cui il commissario Augusto Nassivera (“Nembo”) e il vice commissario Giancarlo Franceschinis (“Checo”). Il gruppo da Forni Avoltri, proseguì a piedi nel fitto del bosco verso Cima Sappada e verso le ore 16 guadò il Piave, raggiungendo l’obiettivo intorno alle 17, l’ora prevista per la cena. Il piano prevedeva di strisciare ventre a terra fino al terrapieno che circondava la casermetta, che si trovava sull’ultima curva della statale prima del rettilineo in discesa che porta al centro, per poi irrompere di corsa attraverso il giardino fino alla porta d’ingresso e alle finestre. Non si tenne conto però del fatto che un alto reticolato circondava la costruzione e che le finestre erano quasi tutte murate. Pur davanti all’imprevisto e nonostante il fuoco subito aperto su di loro dai tedeschi, alcuni partigiani riuscirono a raggiungere la porta, ma proprio qui “Aso” restò colpito a morte. Il Fraceschinis, anche se convinto di essere caduto in una trappola, decise di continuare l’attacco, riuscendo dopo due ore di fuoco ad indurre alla resa il presidio, che, perduto il maresciallo comandante, era di 19 uomini, un sergente prussiano e 18 altoatesini. I partigiani entrarono subito nella villa e scovarono in cucina una donna, ritenuta una delatrice, e pure un soldato tedesco morto. Se il sergente tedesco e la presunta donna spia vennero giustiziati dal reparto garibaldino al rientro nella Zona Libera, gli altri invece furono liberati. Fin qui la versione “partigiana” dei fatti, con la quale contrastano altri racconti locali. Uno di questi vuole che durante la marcia d’avvicinamento alla caserma il gruppo si sia imbattuto nel pittore Pio Solero e nella di lui moglie Maria Treichl: il primo riuscì a fuggire, mentre la seconda venne subito arrestata. Durante l’attacco il “Meister”, il Comandante del reparto, uscì di corsa e, pur colpito subito, cercò scampo in una casa vicina: trasportato dapprima nella casa del dr. Carfagnini per essere curato, venne infine riportato sulla strada e seduta stante giustiziato. Nel frattempo continuava l’assalto alla Gendarmeria e ad un certo punto il Comandante “Aso” restò fulminato, proprio sulla porta, per un colpo forse sparatogli alle spalle, vale a dire da uno dei suoi uomini. Finalmente il presidio, dopo una lunga sparatoria, si arrese ed i superstiti furono incolonnati ed avviati verso Cima Sappada, mentre un gruppo di partigiani iniziava a saccheggiare alcune abitazioni della borgata “Bach” ed un altro arrestava alcune persone iscritte in un’apposita lista di proscrizione: tra queste figuravano Pio Solero, Gabriele Kratter, il Podestà Fasil, Luigi Cecconi ed altri ancora. Dopo aver devastato alcune case, verso sera i partigiani tornarono a Cima Sappada, presso l’albergo “Alle Alpi”: qui uccisero il vice Comandante della Gendarmeria e, come recita il “Registro dei Morti” della Parrocchia di Sappada, “massacrarono” la signora Maria Valentinotti di 50 anni, accusata di essere la cuoca abituale della Gendarmeria. Quando i partigiani se ne andarono, portando con sé i gendarmi e tre ostaggi sappadini, ben sei cadaveri giacevano per terra. Alcuni giorni dopo il Fasil fu liberato, mentre il Cecconi e la signora Solero rimasero nelle mani dei carnici, finendo in seguito uccisi. La reazione tedesca si manifestò il 28 luglio, allorché a Sappada furono portati tre partigiani in catene con una drastica minaccia: o i partigiani restituivano i prigionieri o i tre finivano subito impiccati sul posto. Così in effetti avvenne, giacché il giorno seguente, alle ore 17.30, non essendo stata recata alcuna risposta da parte partigiana, vennero impiccati davanti alla chiesa di S. Margherita i tre prigionieri “foresti”: Armando Bortolotti di Castel di Fiemme, Manlio Silvestri di Saccolongo e Angelo Peruzzo di Enego. Tali drammatici avvenimenti, cui la popolazione di Sappada assistette sgomenta, ebbero comunque un merito, percepito in fondo da tutto il Cadore: il quietismo non salvava dalla rappresaglia e la lotta era necessaria anzitutto per non subire un destino programmato da altri, fossero tedeschi o partigiani di zone limitrofe.
WALTER MUSIZZA – GIOVANNI DE DONA’
Post n°28 pubblicato il 25 Ottobre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI Le drammatiche vicende del '44 ricordate domenica 19 con una cerimonia I MARTIRI DI SAPPADA
Di Walter Musizza e Giovanni De Donà
Il destino di Sappada nel '44 -'45 fu sempre quello di doversi guardare su due fronti, vale a dire dalle rappresaglie tedesche conseguenti alla notevole attività partigiana in zona e contemporaneamente dall'astio di molti partigiani carnici, che tacciavano i sappadini di germanofilia ed apparivano sospettosi, invero a torto, delle stesse radici etniche e culturali di questa comunità. Alla fine del luglio '44 c'era stato l'infelice e discusso attacco di partigiani carnici alla Gendarmeria di Sappada, che aveva causato la morte di 6 persone, tra cui quella del Comandante “Aso” (Italo Cristofori) e del “Meister” tedesco, e che aveva portato, tra l'altro, alla cattura di diversi militari tedeschi, a quella di Maria Treichl, moglie del pittore Pio Solero, uccisa dopo una farsa di processo, in un bosco di Pesariis, nonché di Luigi Cecconi, assassinato pure lui in Carnia dopo pochi giorni. La reazione tedesca non si fece attendere e truppe tedesche arrivarono a Sappada il 28 luglio, portando 3 partigiani in catene, che - si minacciava - sarebbero stati impiccati se i prigionieri non fossero stati resi. Il 29 luglio, non ottenendo risposta dai partigiani e per dimostrare che non scherzavano, i tedeschi impiccarono davanti alla chiesa di S. Margherita, alle ore 17.30 i tre partigiani prigionieri: si trattava di Armando Bortolotti da Castel di Fiemme (cl.1900), di Manlio Silvestri da Saccolongo (cl.1916) e di Angelo Peruzzo da Enego (cl. 1894). Don Valentino Quinz salesiano di Sappada (1915-2006) ricordava ancora che i tre partigiani furono visitati la sera prima dell'esecuzione da Don Pietro Giorgis, Arciprete di Sappada, che impartì loro l'estrema unzione. Uno solo dei tre rifiutò, acconsentendo peraltro che il sacramento gli venisse somministrato dopo la morte. Presenziarono all’esecuzione, perché obbligati, il Parroco, il dr. Carfagnini Ufficiale sanitario, e il sig. Lodovico Kratter applicato comunale. Così racconta Luigi Boschis ("Le popolazioni del Bellunese nella guerra di Liberazione", Castaldi Feltre, 1986): "I tre patrioti conservarono una calma ammirabile anche nell'atto di passare la testa nel laccio mortale: guardarono in faccia con fierezza gli aguzzini con aperto senso di disprezzo e di sfida. Chiesero di consegnare al Parroco l'indirizzo dei parenti e gli ultimi ricordi dei quali erano in possesso perché giungessero alle loro famiglie. L'ufficiale tedesco si oppose, ritirò tutto, credendo di scoprire in quei biglietti, in quei pochi oggetti, nomi di altri patrioti da passare al capestro. Avvenuta l'impiccagione, tornò il sole a baciare i cadaveri dei martiri, le salme furono raccolte amorosamente e coperte di fiori nella cella mortuaria e il giorno 31 si svolsero i funerali con larga partecipazione di sappadini. Le efferate violenze cui la popolazione di Sappada assistette muta e sgomenta, i tremendi timori di vedere le proprie case incendiate e saccheggiate come quelle di Forni di Sotto, ebbero comunque un merito, percepito ed interiorizzato in fondo da tutto il Cadore. Fu uno "choc" psicologico importante, capace di segnare la morale individuale e collettiva, il comportamento personale e sociale, un’esperienza nuova e terribile. Si capiva finalmente che una guerra di Liberazione non si poteva fare solo con gli "altri", magari lontano dal proprio paese, senza rischi per le proprie case: essa chiedeva l’abbandono di ogni compromesso ed impartiva l’imperativo categorico di una scelta discriminante. Non era più tempo davvero per quella "casa in collina" così ben dipinta e sofferta da Cesare Pavese in analoghe circostanze storiche e psicologiche.
Post n°29 pubblicato il 28 Novembre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI ANPI "CADORE-G.ZANGRANDI" ORGANIZZA VENERDI' 5 DICEMBRE 2008 ORE 18.00
SALA PUBBLICA "G. COLETTI" TAI DI CADORE
INCONTRO E DIBATTITO
DEMOCRAZIA , MOVIMENTI E LIBERTA'. RIFORMA GELMINI: QUALE FUTURO E QUALI POSSIBILITA' PER LA SCUOLA DI DOMANI? Interverranno: FELICE DORIA - Dirigente Scolastico (Polo Val Boite) LUCIA ARRIGONI - Rete degli Studenti Medi (Belluno) LUCIO SANTIN - Rete degli Studenti Medi (Belluno) FRANCESCO CODELLO - Dirigente Scolastico (Treviso) animatore dell'IDEN (international democratic education network)
Post n°30 pubblicato il 28 Novembre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI "L'A.N.P.I. sezione "Cadore-Giovanna Zangrandi" organizza per venerdì 5 dicembre 2008, presso la Sala pubblica "G.Coletti" di Tai di Cadore un interessantissimo incontro dibattito dal titolo "Democrazia, movimenti e libertà. La riforma Gelmini: quale futuro e quale possibilità per la scuola di domani?" su uno dei più scottanti e problematici temi di attualità. E l' Associazione Nazionale Partigiani d'Italia lo fa perchè da sempre attenta, non solo a quella Resistenza da cui è nata, ai valori incommensurabili che quel movimento ha ribadito come fondanti per la modernità civile e sociale, ma anche a tutti quei fermenti di resistenze piccole o grandi che consentono, giorno dopo giorno di portare avanti elaborare e sviluppare proprio quei principi di libertà, democrazia, pace e solidarietà che in questi ultimi tempi sembrano messi pericolosamente in dubbio ad ogni istante da una politica anomala e incurante. Il tema della serata-dibattito verrà trattato come un percorso. Percorso che si aprirà con l'introduzione di Felice Doria, Dirigente Scolastico del Polo Valboite, che illustrerà, in un' interessante sintesi, le tappe ed i contenuti della riforma Gelmini. Toccherà poi a due studenti,rappresentanti della Rete degli studenti di Belluno, Lucia Arrigoni e Lucio Santin, parlare di quel grande movimento studentesco che proprio in questi giorni è andato auto-organizzandosi e che diventa sempre più una strepitosa dimostrazione di senso della democrazia, di antifascismo, di civiltà e di libertà. Chiuderà poi gli interventi Francesco Codello, Dirigente Scolastico di Treviso ed animatore dell' IDEN (international democratic education network), grande esperto e studioso di problemi pedagogici e sociali, che illustrerà un affascinante percorso sulle pedagogie possibili per una scuola del domani che sia foriera di una civiltà e di una società migliori." CLAUDIO MICHELAZZI
Post n°32 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI
Post n°33 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI
Post n°34 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da anpi_cadore
I NOSTRI EROI NON SONO SOLO I PARTIGIANI, MA TUTTE QUELLE VITTIME, INTERNATI E DEPORTATI, CIVILI E MILITARI, DEGLI ORRORI DEL FASCISMO E DEL NAZISMO. NON SOLO COLORO CHE SONO MORTI IN QUEL PERIODO TERRIBILE , MA ANCHE COLORO CHE, SOPRAVVISSUTI A QUELLA TRAGEDIA, HANNO PORTATO DENTRO, PER UNA LUNGA VITA, LE IMMAGINI, IL DOLORE, I SUONI, LE GRIDA, LA NEVE IRREALE, LA PAURA, L'INDICIBILE TERRORE DI ATTIMI ETERNI. A PERENNE MONITO E CONSAPEVOLEZZA DELLA CRUDELTA' UMANA. ORA E SEMPRE.
Post n°38 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da anpi_cadore
Tag: APPUNTAMENTI
Sabato 13
Sala
Incontro
AUSER
Programma:
Ore
:
Deposizione
Ore
:
e le
Interverranno:
Giuseppe
Maria
Luigi
Gianfranco
Edgarda
Giuseppe
Claudio
Luciano
Carlo
Comune
Comune
|
Inviato da: omar2806
il 14/09/2008 alle 20:20
Inviato da: omar2806
il 14/09/2008 alle 20:14
Inviato da: semprepazza
il 14/08/2008 alle 17:16