COGITO ERGO DUBITO

LA FARSA DELLA CROCIFISSIONE (parte IV)


per leggere la parte III clicca qui.LE INCOERENZE STORICHE.Spiegato cosí, seppur sommariamente, come fu contraffatto il processo romano per dare alla crocifissione una subordinazione religiosa, vediamo di esaminare le vicende che gli evangelisti attribuirono alla «passione» di Gesú attraverso un esame storico e usando quel minimo di buon senso e di ragione che si esige per comprendere i fatti.1. il personaggio di Pilato.Ammesso che fosse stato Pilato a presiedere il tribunale in cui fu giudicato Giovanni il Nazoreo (alias Gesú), i redattori dei Vangeli che lo fecero passare per una persona indecisa, la quale, lavandosi le mani, rimetteva la sentenza al giudizio del popolo, certamente non lo conoscevano. Se avessero infatti letto ciò che diceva Filone di Alessandria nella biografia che scrisse su di lui, dove metteva in particolare risalto una severità nei processi e un autoritarismo contro i Giudei, che spesso si confondeva con la crudeltà, si sarebbero forse ben guardati dall’attribuirgli quella «lavata di mani» che lo fa apparire un vile e un titubante. Basti dire che la figura di Ponzio Pilato, come uomo impietoso e feroce, rimase per molto tempo impressa nella memoria dei Giudei, per convincerci ancora di piú che tutto ciò che è stato scritto nei Vangeli è un prodotto o dell’ignoranza, o dell’intenzionalità a ingannare. Del tutto ridicolo poi, il fatto che Pilato, dopo aver lasciato di urgenza Cesarea Marittima, residenza del procuratore romano in Giudea, perché informato della rivolta in atto, ed aver inviato una coorte (600 soldati) al comando di un tribuno nel pieno della notte per sedarla, trovandosi di fronte il capo della sommossa, possa aver chiesto a quelli che glielo consegnarono che cosa avesse mai fatto! Così infatti citano i Vangeli: uscí Pilato verso coloro che glielo consegnarono e domandò: «che accusa portate contro quest’uomo?» (Gv. 17, 29) -e, colmo dei colmi, alla fine risulta che la sua unica colpa è quella di essersi dichiarato bar abba, cioè «figlio di dio» (e su questo discorso ci torneremo per approfondirlo come merita).2. i discepoli.Il contrasto esistente nell’indole dei discepoli è a dir poco assurdo: mentre da un lato viene sostenuto che fossero dei pacifici pescatori destinati a spandere la buona novella e a compiere miracoli, dall'altro vengono presentati nel corso dell’ultima cena come rivoluzionari che seguono il maestro sul Monte degliUulivi armati di spade nascoste sotto le tuniche. È la prima volta che sento dire che le armi sono uno strumento di preghiera! Comunque è tipico degli zeloti rivoluzionari, per chi non lo sapesse, girare armati tra la calca ed accoltellare il nemico di turno (spesso un soldato romano) per poi nascondere la mano omicida ed unirsi a quelli che, accorsi sul posto, sconcertati, gridano all'assassinio.3. gli ebrei che sostituiscono i romani.È inammissibile ammettere che il tribuno, ufficiale romano inviato da Ponzio Pilato, invece di tradurre il prigioniero al tribunale romano, lo conduca al Sinedrio per consegnarlo ai sacerdoti giudei. Far celebrare il processo ebraico nel sinedrio, che era il luogo delle riunioni politiche e sociali, e non nel beth-din, che era il tribunale, dimostra ancora una volta l’ignoranza dei neocristiani che, essendo di origine “pagana”, ignoravano in maniera assoluta le regole piú elementari del Pentateuco (Torah). Ignoranza che si manifesta ancora nel far celebrare il processo durante le feste di Pasqua e per giunta di notte, cose assolutamente proibite presso gli ebrei, e nel far emettere dal sommo sacerdote Caifa una condanna a morte subito dopo l’interrogatorio quando, sempre secondo il Pentateuco, le sentenze non potevano essere emesse prima che fossero passate ventiquattro ore dal processo.4. le date.Conoscendo le date relative alle cariche dei due sommi sacerdoti, l’asserzione che Caifa inviò Gesú presso Anna perché lo giudicasse, dal momento che Anna aveva terminato il suo incarico di sommo sacerdote 18 anni prima, nel 15 n. e. (e probabilmente era anche morto), costituisce un’altra circostanza che esclude nella maniera piú decisa che i Vangeli siano stati scritti da testimoni presenti ai fatti, come afferma invece la Chiesa, ben sapendo di mentire.Concludo questa parte invitando a riflettere su quanto siano ridicoli e menzonieri i testi dei Vangeli canonici, che nessuno storico serio e che si rispetti utilizzerebbe mai come fonte attendibile, e difatti l'unico uso che se ne fa è quello che la Chiesa, imperterrita, continua a propinare ai bambini a catechismo, agli ignoranti, ai sempliciotti, a quelli che loro stessi chiamano "poveri di spirito" e a quelle anime candide che, plagiate e circuite da secoli di mistificazione, sono pronti a bersi qualunque idiozia ed assurdità nel nome della Fede, senza porsi domande, senza far ricerche per conto proprio, senza lasciarsi sfiorare dal benchè minimo dubbio anche dinnanzi all'evidenza fra le più ovvie delle contraddizioni contenute a palate nei cosiddetti testi "sacri".