COGITO ERGO DUBITO

LA CULTURA DELLE STIGMATE


Innanzitutto,  ammesso  che  qualcuno   voglia   assumersi   l'ingrato compito di prendere in considerazione tali idiozie, magari ignorante del fatto che Cristo non è mai esistito e che gli antichi romani non hanno mai crocifisso nessuno usando i chiodi, bisogna in ogni caso essere assolutamente certi del fenomeno di cui si sta parlando. Una testimonianza a posteriori dell'evento non è sufficiente: un fenomeno va prima documentato e poi interpretato. E' questa la prima rigorosa regola del metodo di indagine scientifica.Da non dimenticare comunque che esistono argomentazioni abbastanza complesse, ma storicamente ben documentate, sulle lesioni autoinflitte, così come non si può trascurare l'esistenza di numerose affezioni dermatologiche molto somiglianti alle stigmate; infine bisogna aggiungere come la suggestione sia in grado di aggravare tali affezioni sino a renderle difficilmente guaribili. Un noto neuropsichiatra dell'Università di Torino, Franco Granone, trattando del caso delle stigmate epigrafiche, formulò un'ipotesi scientifica quanto mai suggestiva: le figure riprodotte sul corpo sarebbero l'espressione di un'eccezionale correlazione tra corteccia cerebrale e mesencefalo, per cui la corteccia trasferirebbe sul corpo l'immagine osservata mediante il mesencefalo attraverso una via "vasomotrice diapedesica", ossia un passaggio di sangue attraverso la parete intatta dei capillari. Un'ipotesi, s'intende, tutta da verificare. Per capire, e solo in parte, il fenomeno delle stigmate di certi personaggi come Padre Pio o Natuzza Evolo, bisogna prima capire il contesto in cui si manifesta. Tali segni sono infatti l'espressione di quella parte della cultura cattolica che vuol vedere le prove tangibili della fede e non si accontenta di adorare la divinità solo attraverso la contemplazione delle sacre scritture o la preghiera. Non per nulla il cattolicesimo per sua stessa natura, è una religione fondamentalmente idolatra e materialista (ad es. la resurrezione dei corpi con la fine del mondo), sebbene professi una spiritualità che molto poco le appartiene. La fenomenologia delle stigmate è indubbiamente un fatto strettamente cattolico. Vi sono religioni che non contemplano affatto questi o altri segni simili: non esistono nel buddismo segnali fisici che indichino una relazione con il divino, non ci sono stigmatizzati islamici e la dottrina musulmana è assolutamente contraria a fenomeni di questo genere. Addirittura, presso i cristiani, le stigmate si evidenziano solo nella chiesa latina. La Chiesa ortodossa d'Oriente non riconosce la sovrannaturalità di questo fenomeno; lo stesso vale per il protestantesimo, che ignora totalmente questa forma di espressione religiosa. Gli stigmatizzati sono una esclusiva degli appartenenti alla Chiesa romana.Va sottolineato che anche il periodo storico nel quale tali segni si esprimono è limitato nel tempo: non esistono infatti testimonianze precedenti il 1224, anno in cui San Francesco d'Assisi, primo stigmatizzato della storia, cominciò a mostrarle. Ciò avvenne proprio nell'epoca in cui si cominciava ad esaltare il culto dell'incarnazione di Cristo attraverso le frequenti e spettacolari rappresentazioni pittoriche della passione e della crocifissione, che fino ad allora erano fredde e stilizzate (vedi la storia della croce). È facilmente intuibile come, in assenza di modelli e di rappresentazioni, non vi fosse stata sino ad allora la possibilità che il fenomeno delle stigmate prendesse avvio. In assenza di immagini da imitare non potevano esserci stigmatizzati, e infatti apparvero solo dopo la proliferazione di esse.