Il sole era da poco sorto irradiando , con tenue luce, l’intera vallata.
Dal monte, l’uomo, appena uscito dalla caverna, la sua attuale abitazione, stava a torso nudo e guardava l’orizzonte.
Da quel punto poteva vedere tutta Tyrant-City, la fattoria di Andrèe, il maestoso deserto di rocce ed il piccolo fiume con il ponte distrutto, che formava piccole insenature dalle quali spuntavano sciami di rovi e foglie rossastre. Un piccolo bosco lo divideva dalla strada maestra sulla quale gente di ogni età andava e veniva. A volte da soli, a volte trainando carretti oppure con dei Bodex al proprio fianco. In alto nel cielo grosse nubi cariche di pioggia si stagliavano all’orizzonte, indicando che anche quella giornata sarebbe stata piovosa.
Erano anni che all’uomo non capitava più di assistere ad una giornata di sole. Stormi di Frenin, grossi lucertoloni, con l’innata capacità del volo, si libravano alti nel cielo.
Anche se era considerato raro vederne, per l’uomo non era la prima volta. Addirittura un tempo, ne aveva anche cavalcato uno. Il giorno della partenza di Trix.
Alla sua sinistra c’era la villa.
La villa c’era sempre.
Solo dalla sua tana riusciva a non vederla.
L’uomo, a occhi chiusi, stava in piedi, immobile a braccia e dita spalancate. I palmi rivolti alla terra.
Aveva un corpo snello e asciutto. Segnato da duemila anni di lotte.
Occhi chiusi.
Tranquillità. Calma.
Aveva un amuleto a forma di uncino che gli pendeva dal collo, tramite una corda fatta con pelle animale.
Spalancò gli occhi azzurri.
Piccole saette blu sgorgarono dalle mani verso le pietre sotto di lui, attraversandogli l’intero corpo. Era il suo modo di attingere energia dalla Grande Madre Terra. La sera con lo stesso rito restituiva l’energia in eccesso.
Piccoli e graziosi lampi di energia gli fluivano nel corpo.
Dai piedi, alle forzute gambe fino ad arrivare al petto.
Energia.
Il collo, la testa, le possenti spalle.
Lui era l’unico essere sulla Pangea ad essere a conoscenza della verità. Un grosso fardello.
Aveva capelli scuri e folti. Un lungo ciuffo gli scendeva coprendo per metà il volto; la sua parte più brutta. La parte animale. Il suo lato oscuro.
Ogni muscolo delle braccia fu attraversato da piccole scariche blu.
Dalle braccia per ritornare alle dita delle mani.
Il suo vero nome era EC1: Esperimento Contrario 1.
Tanto tempo fa, LORO avevano fatto esperimenti sugli animali della Pangea: alcuni intenti a formare nuove specie, altri a dare poteri straordinari agli esseri umani, la Loro più grande invenzione.
Lui fu il primo.
La serie di esperimenti dovevano fare evolvere i mastodontici animali che vivevano sulla grande isola-continente, in esseri più simili agli umani ma che mantenessero forza, violenza, ferocia, tenacia e poca intelligenza, per farne degli ottimi schiavi al servizio di LORO.
L’uomo fu il primo.
O meglio: fu il primo a restare vivo.
EC1. Esperimento Contrario 1.
Lui sapeva la verità.
Lui però detestava quel nome.
Fu proprio l’amico d’infanzia Trix che gli diede il nome col quale era conosciuto, al giorno d’oggi.
Offertosi volontario per una missine quasi suicida, Trix volle seguire le gesta di LORO per capire da dove venissero e chi fossero. Sapevano entrambi che solo pochi eletti possedevano i requisiti giusti per poter viaggiare nell’altro mondo.
Era una missione suicida.
Ma nulla andò male.
Al suo ritorno, Trix era stato via parecchio tempo. Tornò molto più colto e appassionato di quando partì.
Aveva delle risposte.
Sapeva chi erano LORO, cosa volevano e come erano arrivati sulla Pangea.
Raccontò tutto ciò che aveva imparato a EC1.
Gli raccontò che anche nell’altro mondo c’erano animali identici a quelli con i quali loro vivevano. Ed erano per lo più estinti.
Dinosauri.
Nell’altro mondo c’erano svrariate lingue.
E c’era l’erba.
Gli animali avevano sveriati nomi. Stravaganti significati.
C’era perfino un coniglio selvatico che prendeva il nome da un noto play-boy americano, fondatore di una famosa rivista di costume.
Nomi strani.
Comunque nomi in lingue non capite sulla Pangea, ma che potevano essere capite solo da LORO. Animali uguali a quelli da cui loro erano chimicamente nati in laboratorio, chiamati con nomi altisonanti: Tirannosaurus Rex, Tricerapo, Dimetrodonte.
Diplodoco.
L’uomo dal lungo ciuffo non potè mai andare nell’altro mondo.
Non scordò mai però il nome col quale veniva chiamato nell’altro mondo l’animale dal quale l’uomo era “nato”.
H.
Aveva rinnegato da tempo immemore il nome EC1.
A.
Aveva adattato il suo nome.
L.
Ora ogni giorno, lo vedeva affisso sui muri di Tyrant-City.
L.
Era probabilmente il più famoso della Pangea. Il più temuto.
O.
Ripensando a quanto male LORO avessero fatto a lui, l’uomo, dirompente di energia vitale, unì i due polsi, pollice con pollice, mignolo con mignolo formando una conca con i palmi delle mani. Da quella, un lampo blu spiccò verso il cielo, illuminando di elettricità l’intera vallata.
W.
Per un istante, le genti che passavano sulla strada maestra si fermarono e guardarono verso le nubi, di un improbabile blu cobalto,illuminati da quel temuto lampo.
Cosa poteva essere stato?
Poi piano piano ritornarono ai loro girovagare, ai loro commerci.
Un bimbo chiese spiegazioni. Il vecchio rispose:” E’ il traditore. L’assassino. Il ricercato. E’ Hallow, il reietto. C’è una grossa taglia su di lui. E prima o poi sarò io a riscuoterla. E quando esudirò il mio desiderio, non saranno più i Bodex, saranno vino e donne. E voglio anche io una villa come quella.”
Esattamente dal giorno del ritorno di Trix, rinnegò il proprio nome e divenne Hallow.
Hallow il reietto, l’assassino, il ricercato, quello che poteva esudire il desiderio. Il traditore.
L’uomo che si doveva temere.
Hallow guardava la vallata.
Ora il rito dell’energia era concluso.
Presto si sarebbe diretto verso la fattoria di Andrèe dove lo attendevano Vlad e gli altri.
Ormai i tempi erano maturi.
Trix era tornato, per l’ennesima volta, portando con se una nuova conoscenza.
I Dynos si sarebbero ricomposti.
Presto ci sarebbe stata la marcia sulla Villa.
O la morte.