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STALKING

Post n°83 pubblicato il 06 Novembre 2009 da sensuale_tt
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LO STALKING: CONOSCERLO E DIFENDERSI  SINDROME DEL MOLESTATORE A cura della Dott.ssa Monica Monaco

http://www.benessere.com/psicologia/arg00/sindrome_molestatore.htm

Alcuni comportamenti come telefonate, sms, e-mail, “visite a sorpresa”
e perfino l’invio di fiori o regali, possono essere graditi segni di affetto
che, tuttavia a volte, possono trasformarsi in vere e proprie forme di
persecuzione in grado di limitare la libertà di una persona e di violare
la sua privacy, giungendo perfino a spaventare chi ne è destinatario
suo malgrado.
A diventare “molestatore assillante” o “stalker” può essere una persona
conosciuta con cui si aveva qualche tipo di relazione o perfino uno
sconosciuto con cui ci si è scontrati anche solo per caso, magari per
motivi di lavoro.

Inseguimento, molestia, persecuzioInseguimento, molestia e
persecuzione possono manifestarsi sotto innumerevoli forme.
Esse possono essere qualcosa di sporadico oppure possono
essere insistenti manifestazioni di un fenomeno psicologico
e sociale conosciuto soprattutto con il nome di “stalking” ,
ma chiamato anche “sindrome del molestatore assillante”
, “inseguimento ossessivo” o anche obsessional following .
La terminologia più comune, quella di “stalking”, è stata coniata
con la finalità di raffigurare simbolicamente, con un termine in
lingua inglese che significa “appostarsi”, l’atteggiamento di chi
mette in atto molestie assillanti e per questo viene definito “stalker”.
Il “molestatore assillante” manifesta, infatti, un complesso insieme
di comportamenti che vengono ben racchiusi sinteticamente
dall’espressione “fare la posta” che comprende l’aspettare, l’inseguire,
il raccogliere informazioni sulla “vittima” e sui suoi movimenti,
comportamenti che sono quasi sempre “tipici” di tutti gli stalkers,
al di là delle differenze rilevate di situazione in situazione.

In effetti alcuni studi compiuti su questo fenomeno (Mullen P. E. & al., 2000)
hanno distinto due categorie di comportamenti attraverso i quali si
può attuare lo stalking.

 

  • La prima tipologia comprende le comunicazioni intrusive ,
    che includono tutti i comportamenti con scopo di trasmettere
    messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui
    desideri o sulle intenzioni, tanto relativi a stati affettivi amorosi
    (anche se in forme coatte o dipendenti) che a vissuti di odio,
    rancore o vendetta. I metodi di persecuzione adottati, di
    conseguenza, sono forme di comunicazione con l’ausilio di
    strumenti come telefono, lettere, sms, e-mail o perfino graffiti
    o murales.
  • Il secondo tipo di comportamenti di stalking è costituito dai contatti ,
    che possono essere attuati sia attraverso comportamenti di controllo
    diretto, quali ad esempio pedinare o sorvegliare, che mediante
    comportamenti di confronto diretto , quali visite sotto casa o sul
    posto di lavoro, minacce o aggressioni. Generalmente non si
    ritrovano due tipologie separate “pure” di stalkers, ma molestie
    in forme miste in cui alla prima tipologia, in genere segue la seconda
    specie di azioni.

 

Il comportamento stalkizzante è stato delineato nei suoi dettagli più specifici
che permettono di distinguerlo da comportamenti simili (Galeazzi G.M., Curci P., 2001).
A tal proposito, sono particolarmente importanti tre caratteristiche di una
molestia
perché si possa parlare di “stalking”:

  1. l’attore della molestia, lo stalker, agisce nei confronti di una
    persona che
    è designata come vittima in virtù di un investimento ideo-affettivo,
    basato su una situazione relazionale reale oppure parzialmente o
    totalmente immaginata (in base alla personalità di partenza e al
    livello
    di contatto con la realtà mantenuto);
  2. lo stalking si manifesta attraverso una serie di comportamenti basat
    i sulla comunicazione e/o sul contatto, ma in ogni caso connotati
    dallaripetizione, insistenza e intrusività;
  3. la pressione psicologica legata alla “coazione” comportamentale
    dello stalker e al terrorismo psicologico effettuato, pongono la vittima
    stalkizzata, definita anche stalking victim, in uno stato di allerta,
    di emergenza e di stress psicologico. Questi vissuti psicologici
    possono essere legati sia alla percezione dei comportamenti
    persecutori come sgraditi, intrusivi e fastidiosi, che alla
    preoccupazione
    e all’angoscia derivanti dalla paura per
    la propria incolumità.
 

Identikit del molestatore assillante

 

La coazione che connota il comportamento di stalking, e che
permette di delinearlo anche giuridicamente, ha fatto ipotizzare
che tale problema fosse una forma di “disturbo ossessivo”.
Tuttavia, come è stato osservato,i disturbi psicopatologici ossessivi
sono connotati da vissuti egodistonici relativi ai comportamenti
attuati e, conseguentemente, da un malessere
provocato dalle idee, dai pensieri, dalle immagini mentali e dagli
impulsi ossessivi legati alla persecuzione. Questi vissuti di disagio
e di intrusione in realtà non risultano presenti in genere negli stalkers
che, al contrario,tendono perfino a trarre piacere dal perseguitare.

È molto importante sottolineare altresì che lo stalking non è un fenomeno
omogeneo; pertanto, risulta difficile fare rientrare i molestatori assillanti
in una categoria diagnostica precisa o identificare sempre la presenza di
una vera e propria patologia mentale di riferimento. Gli stalkers non sono
sempre persone con un disturbo mentale e, anche se esistono alcune forme
di persecuzione che sono agite nel contesto di un quadro psicopatologico,
questa non è una
condizione sempre presente così come non esiste sempre un abuso di
sostanze associato al comportamento stalkizzante.

Ciò che è importante comprendere è che dietro a comportamenti di
molestia simili possono celarsi motivazioni anche molto differenti tra
loro. A questa conclusione si è giunti in seguito a studi che hanno
esaminato il profilo psicologico di numerosi stalkers e, sulla scorta
dei quali, si è giunti ad individuare cinque tipologie di stalkers ,
distinti in base ai bisogni e desideri che fanno da motore motivazionale
(Mullen et al., 1999).

  1. Una prima tipologia di molestatore insistente è stata definita
    “il risentito” . Il suo comportamento è sospinto dal desiderio
    di vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito
    ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una
    categoria piuttosto pericolosa che può ledere prima l’immagine
    della persona e poi la persona stessa. Il problema più grave è
    legato alla scarsa analisi della realtà: perché il risentimento fa
    considerare giustificati i propri comportamenti che, producendo
    sensazioni di controllo sulla realtà, tendono a loro volta a rinforzarli.
  2. La seconda tipologia di stalker è stata denominata
    “il bisognoso d’affetto” , una tipologia che è motivata dalla
    ricerca di una relazione e di attenzioni che possono riguardare
    l’amicizia o l’amore. La vittima in genere viene considerata, per
    via di una generalizzazione a partire da una o più caratteristiche
    osservate anche superficialmente, vicina al “partner o amico/a
    ideale”, una persona che si ritiene possa aiutare, attraverso la
    relazione desiderata, a risolvere la propria mancanza di amore
    o affetto. Spesso il rifiuto dell’altro viene negato e reinterpretato
    sviluppando la convinzione che egli abbia bisogno di sbloccarsi e
    superare qualche difficoltà psicologica o concreta. Questa categoria
    include anche la forma definita “delirio erotomane”, in cui il bisogno
    di affetto viene erotizzato e lo/la stalker tende a leggere nelle risposte
    della vittima un desiderio a cui lei/lui resiste. L’idea di un rifiuto,
    vissuto come un’intollerabile attacco all’Io, viene respinta con
    grande energia e strutturando un’alta difesa basata sull’allontanamento
    della percezione reale dell’altro, delle sue reazioni e della relazione
    reale che viene sostituita da quella immaginaria.
  3. Una terza tipologia di persecutore è quella definita “il corteggiatore incompetente” , che tiene un comportamento alimentato dalla
    sua scarsa o inesistente competenza relazionale che si traduce
    in comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a
    raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani. Questo
    tipo di molestatore è generalmente meno resistente nel tempo
    nel perseguire la persecuzione della stessa vittima, ma tende a
    riproporre i propri schemi comportamentali cambiando persona da
    molestare.
  4.  
    1. Esiste poi “il respinto” , un persecutore che diventa tale in reazione ad un rifiuto. È in genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la persecuzione infatti rappresenta comunque una forma di relazione che rassicura rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile. Nella psicologia di questo tipo di “inseguitore assillante” gioca un ruolo cruciale il modello di attaccamento sviluppato che è una delle forme di tipo insicuro, in grado di scatenare angosce legate all’abbandono che creano una tendenza interiore, più o meno consapevole, a considerare l’assenza dell’altro come una minaccia di annientamento e di annullamento del Sé.

    2. Infine, è stata descritta una categoria di stalker definita “il predatore” e costituita da un molestatore che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto. Questo genere di stalking può colpire anche bambini e può essere agito anche da persone con disturbi nella sfera sessuale, quali pedofili o feticisti.
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    La vittima e il legame con il suo Stalker

    Molte persone che subiscono molestie assillanti sono donne di un’età più frequentemente compresa tra i 18 e i 24 anni. Tuttavia, alcuni tipi di persecuzioni, quali ad esempio quelle legate al risentimento o alla paura di perdere la relazione che nasce dall’essere respinti, sono rivolte principalmente a donne tra i 35 e i 44 anni.

    Alcuni studi sul fenomeno in esame hanno mostrato dei risultati interessanti che servono a riflettere ulteriormente sulle caratteristiche delle vittime di stalking e sull’importanza della relazione che, spesso solo nella mente dello stalker, si instaura con tutta la capacità di influenza che può esercitare una relazione reale. A questo proposito si è riscontrato che esiste una “categoria sociale a rischio di stalking” rappresentata da tutti gli appartenenti alle cosiddette “professioni d’aiuto”, vale a dire i medici, gli psicologi, gli infermieri e ogni altra sorta di “helper”. Ciò sembra trovare due spiegazioni: da un lato questi professionisti entrano in contatto con bisogni profondi di aiuto delle persone e possono facilmente divenire vittime di proiezioni di affetti e relazioni interiorizzate; dall’altro le eccessive speranze di alcuni “pazienti” possono essere tradite dalla quotidianità professionale e lo stalking diventa una domanda di attenzione o una ricerca di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari, aspetti che non sono in realtà mai completamente nelle mani di nessuno.

    Tecniche di comportamento Antistalking

    Dal momento che non tutte le situazioni di stalking sono uguali, non è possibile generalizzare facilmente delle modalità comportamentali di difesa che devono essere adattate alle circostanze e alle diverse tipologie di persecutori.

    Esistono tuttavia alcune regole utili.

     

    • Innanzitutto, inutile negare il problema. Spesso, dal momento che nessuno vuole considerarsi una “vittima”, si tende a evitare di riconoscersi in pericolo, finendo per sottovalutare il rischio e aiutando così lo stalker. Il primo passo è allora sempre quello di riconoscere il problema e di adottare delle precauzioni maggiori rispetto a quelle adottate dalle persone che non hanno questo problema. Occorre informarsi sull’argomento e comprendere i rischi reali, seguendo dei comportamenti volti a scoraggiare, quando è possibile, gli atti di molestia assillante.
    • Se la molestia consiste nella richiesta di iniziare o ristabilire una relazione indesiderata, è necessario essere fermi nel “dire di no” una sola volta e in modo chiaro. Altri sforzi di convincere il proprio persecutore insistente, comprese improvvisate interpretazioni psicologiche che lo/la additano come bisognoso di aiuto e di cure, saranno lette come reazioni ai suoi comportamenti e quindi rappresenteranno dei rinforzi, in quanto attenzioni. Anche la restituzione di un regalo non gradito, una telefonata di rabbia o una risposta negativa ad una lettera sono segnali di attenzione che rinforzano lo stalking.
    • Comportamenti molto efficaci per difendersi dal rischio di aggressioni sono quelli prudenti in cui si esce senza seguire abitudini routinarie e prevedibili, in orari maggiormente affollati e in luoghi non isolati, magari adottando un cane addestrato alla difesa, un modo che si è rivelato molto utile sia come concreta difesa che per aumentare la sensazione di sicurezza.
    • Se le molestie sono telefoniche, non cambiare numero. Anche in questo caso, le frustrazioni aumenterebbero la motivazione allo stalking. È meglio cercare di ottenere una seconda linea, lasciando che la vecchia linea diventi quella su cui il molestatore può continuare a telefonare, magari mentre azzerate la soneria e rispondete gradualmente sempre meno.
    • Per produrre prove della molestia alla polizia, non lasciarsi prendere dalla rabbia o dalla paura e raccogliere più dati possibili sui fastidi subiti.
    • È utile mantenere sempre a portata di mano un cellulare in più per chiamare in caso di emergenza.
    • Se si pensa di essere in pericolo o seguiti, non andare mai di corsa a casa o da un amico, ma recarsi dalle forze dell’ordine.

     

    Le conseguenze dello Stalking

    Purtroppo spesso, soprattutto per via di norme giuridiche che limitano gli interventi di prevenzione delle situazioni di emergenza, i comportamenti di stalking possono essere protratti a lungo con conseguenze psicologiche negative principalmente per la vittima, ma anche per chi lo agisce e, talvolta, per chi lo osserva.

    La vittima, per quanto possa essere breve il periodo in cui viene perseguitata, rischia di conservare a lungo delle vere e proprie ferite. Le conseguenze dello stalking infatti, per chi lo subisce, sono spesso diverse e si trascinano per molto tempo cronicizzandosi. In base al tipo di atti subiti e alle emozioni sperimentate possono determinarsi stati d’ansia e problemi di insonnia o incubi, ma anche flashback e veri e propri quadri di Disturbo Post Traumatico da Stress.

    Lo stalker che agisce compulsivamente tende a seguire i propri bisogni e a negare la realtà, danneggiando progressivamente la propria salute mentale e la qualità della propria vita sociale che si deteriorano sempre di più, via via che la persecuzione si protrae nel tempo.

    Il pubblico degli episodi di stalking può essere il ristretto pubblico familiare che, identificandosi empaticamente alla vittima, può sviluppare preoccupazioni per la persona cara o forme vicarie di paura ed ansia. Ma il pubblico in senso ampio, grazie all’importante ruolo dei mass media, è la società, in cui l’esempio della violazione della privacy tollerata può rappresentare un modello comportamentale che alimenta le possibilità di nuovi fenomeni, anche perché quelli agiti spesso vengono spiegati (e parzialmente giustificati) sulla base di “possibili raptus” o di “eccessi di amore”.

    Approfondimenti bibliografici

     

    • Meloy J. R., 1998, The psychology of stalking, Academic Press.
    • Mullen P.E., Pathè M., Purcell R., Stuart G., 1999, A study of stalkers. In American Journal of Psychiatry, 156, 1244-1249.
    • Oliviero Ferraris A., 2001, Stalker il persecutore. In Psicologia Contemporanea, 164, 18-25.
     
     

     

     

 

 
 
 
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