assurdismo

La filmografia fantascientifica americana degli anni cinquanta e sessanta ha previsto e proiettato futuri a dir poco lusinghieri, per un terzo millennio nella realtà deprimente. La fine dello scientismo eretto a concezione collettiva a volte inconscia, si conferma restando sul piano della fantascienza cinematografica di questo inizio millennio. Mentre i nostri nonni ci immaginavano sconfiggere minacce sempre più raffinate dal punto di vista tecnologico, a testimoniare implicitamente un nostro prevalere cerebrale su entità manifestamente superiori, il contributo delle recenti produzioni cinematografiche, invece, si anima di mostri tetri bestiali, sempre più violenti. L’animalità del confronto fa scaturire un bisogno di ipertrofia muscolare dei nuovi eroi, che cozzano pesantemente con i loro predecessori. Nei classici dei cinquanta il paladino era un occhialuto professore di mezz’età, animato da un fare bohemien che però spesso si limitava alla cravatta allentata e alla giacca dal taglio sportivo. Erano evidenti e al contempo marginali i suoi successi ginnici conseguiti durante il college (mens sana in corpore sano), infatti su tutto primeggiava la sua acutezza mentale, una sorta di propulsione in carne ed ossa delle ambizioni predittive di Holmes. Ora tengono banco uomini tozzi brutali, esperti nell’uso di armi e strategia di certo complesse, ma alieni (ben più degli avversari) ad ogni forma di filosofia, etica, ideologia. Pupazzi con estensioni letali, immortalati in uno stato di transizione tra i trenta e quarant’anni, capaci di relazioni fugaci e predatorie. L’eroe si adatta all’avversario imitandolo anche nei dettagli, finendo col somigliargli, ed in questo non fa eccezione il regista che segue fedelmente le capacità umane di entrare in sintonia, al fine di sopravvivere con l’habitat in cui risiede, obbrobri inclusi. I giovani dotati del secolo scorso eccellevano in giochi come il piccolo chimico, medico, ingegnere, si pregustava un altro periodo di crescita libera da limiti, il superamento di altre frontiere e la sconfitta di malattie tremende, l’ottimismo era alle stelle. Oggi i bambini si scontrano sin dalla prima infanzia con creature orribili visualizzati al computer, e sterminati in autistica penombra e completa solitudine. Siamo noi stessi i mostri da abbattere: uno dei segnali evidenti è la sopraffazione del sorriso da parte del ghigno, persino nelle circostanze più serene la bocca tende a mostrare più i canini degli incisivi, il segnale ferale è evidente. La brutalità non è solo manifestata senza pudore, è persino richiesta in ogni circostanza, da quella ludica a quella sessuale. In qualche modo si deve prevalere su un prossimo che non è mai considerato fonte di gioia, o perlomeno aiuto, ma sempre più competitor (olè) e quindi incarna immediatamente le vesti del nemico da abbattere: il vero secolo buio è adesso.