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VAN DER MEYDE

Post n°24989 pubblicato il 26 Novembre 2012 da nickvi77

La Gazzetta dello Sport riporta un estratto dell'autobiografia di Andy van der Meyde, ex centrocampista dell'Inter che ha detto addio al calcio giocato. Schietto e senza filtri, il calciatore olandese ha raccontato la sua infanzia e le sue prime avventure all'Ajax:"Mio padre era un alcolizzato e un giocatore incallito. Con lui ho rotto ogni rapporto, tanto che quando entrai nelle giovanili dell'Ajax chiesi di giocare con il cognome di mia madre, ma mi dissero di no. L'Ajax è stata l'unica squadra in cui mi sono divertito. Legai con Ibrahimovic e Mido: si sfidavano in folli corse notturne sull'anello della A10 attorno ad Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes SL AMG, Mido alternava Ferrari e BMW Z8". Dall'Ajax all'Inter, van der Meyde non risparmia rivelazioni clamorose sulla sua vita a Milano e su Dyana, la sua prima moglie: "Un giorno arriva l'offerta dell'Inter: 8 milioni. Accettai, nonostante l'allenatore, Ronald Koeman, non mi ritenesse ancora pronto per l'estero. Dopo una settimana a Milano, telefonai a Endt implorandolo di riportarmi a casa. I soldi possono anche tenerseli, gli dissi. Mi consumava la nostalgia. E' stato come lasciare un negozio di paese per una multinazionale. A Milano - si legge - avevo uno zoo nel giardino di casa: cavalli, cani, zebre, pappagalli, tartarughe. Dyana, la mia prima moglie era la vera malata. Per lei rifiutai un trasferimento al Monaco: a Montecarlo ci sono solo appartamenti, mi disse, dove li mettiamo i nostri animali? Una sera scesi in garage, al buio, intravidi una sagoma imponente e udii suoni strani. Aveva comprato un cammello". Da Milano a Liverpool la sua condizione non migliora. E van der Meyde mette a rischio anche la sua vita: "Il tecnico Moyes pensava fossi un viziato, in realtà stavo accanto a Dolce, la bambina che avevo avuto da Lisa. Soffriva di una rara malattia all'intestino, è stata operata otto volte in due anni. Non volevo lasciarla sola. Ma ero fuori controllo; non riuscivo a dormire se non prendendo pillole. Era roba pesante, di quella da prendere con la prescrizione del medico. Quindi le rubavo dallo studio del medico del club. L'ho fatto per più di due anni. Poi è arrivata la cocaina, insieme a Bacardi, vino e feste in quantità. Capii che dovevo andarmene da Liverpool, o sarei morto". Ora, finalmente, qualcosa è cambiato. Van der Meyde ha appeso le scarpette al chiodo e ha fatto sapere cosa vuole fare da grande: "Col libro ho voluto chiudere un capitolo della mia vita. Adesso voglio allenare nelle giovanili. Dopo tutti gli errori che ho commesso, chi meglio di me può insegnare ai ragazzi come non sprecare il proprio talento?"

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