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Frammenti di Napoli

Post n°151 pubblicato il 24 Luglio 2010 da cassatas1952
 

Adesso ho la fissa con Movie Maker.

Si, procedo per ossessioni e quanno me pija de brutto può durare anche anni.

 E'capitato.

Con il mio primo grande amore, undici anni di fissa, si ma viaggiavo allo stesso tempo in mondi paralleli e le corna a pioggia.

Dovevo pur combattere questo incaponimento, esorcizzarlo, insomma. Intanto corna che ti ricorna undici lunghi anni e la nascita del primo figlio hanno allietato i miei primi trent'anni.

Ma questa è una storia seria, lasciamo stare.

Tutto ciò accadeva a Napoli, la mia città, o meglio quella che per metà della mia vita è stata la mia città. Un momento, metà per adesso, dovessi campare novant'anni sarei ad un terzo.

Poi ho fatto l'emigrante pure io, l'extracomunitaria.

E già sono emigrata al nord, a nord di Napoli, voglio dire.

Aversa, cittadina dell'Agro Aversano famosa per essere la patria dei meglio camorristi, ma che ha visto il concepimento della mia secondogenita e che va ricordata se non altro per questo con referenziale rispetto.

Qui comincia la terza tranche della mia esistenza.

Prima di andare oltre faccio un passo indietro.

A Napoli presi casa da sola, avevo solo ventisei anni.

Vico Lungo Pontecorvo, due stanze,  bagno e cucinotto.

Qualcosa di leggermente più elegante di un basso napoletano, mentre di fronte giaceva un deposito di armi, nei bassi contigui circolava droga a fiumi, a sacchi, fate un po' voi e una volta entrata in questa kasbah, ho dovuto fare il tagliando.

In una notte mi hanno ripulita di tutto quanto potesse essere rivenduto e quanto non faceva mercato me l'hanno riproposto telefonicamente,

Col cazzo! Ve la siete presa e adesso cazzi vostri.

Era una questione di principio.

A parte questo episodio, nessuno mi ha mai infastidita, ero ormai parte del quartiere, una sorta di tacita condivisione mi proteggeva.

Ho sempre avuto la sensazione che mi considerassero una tosta; forse un piccolo particolare del tutto involontario diede inizio a questa piccola leggenda metropolitana.

Ero da poco traslocata nel mio appartamentino di centro città che bussò al citofono. La mia sfrenata passione per la cucina, volle che in quell'istante stessi pelando degli ortaggi e andai ad aprire la porta impugnando un coltello seghettato. Incontrai lo sguardo di un ragazzo che preso in contropiede farfugliò qualcosa e uscì dal portone piuttosto velocemente.

Ci metti una vita a costruirti una reputazione e basta un dettaglio involontario per imbastire una storia che poi va da sé. Cosa che davvero è accaduto, poichè ho vissuto una vita che per quanto semplice ed essenziale, sento sia appartenuta ad un altro essere.

Io sono M****, T***** ma non sono mai nata veramente.

Si, solo quando uscirò totalmente di senno potrò dire di avere attraversato veramente la vita, peccato forse i mezzi per esprimerla non saranno comprensibili.

Ma a che punto siamo?

Difficile da dirsi, talvolta sono a un passo dalla perdita del controllo, ma probabilmente le responsabilità familiari mi trattengono ancora o chissà...

Intanto la esistenza di una giovane donna partenopea srotolava tra insicurezza, istinto e cazzate varie. Tipo, quest'anno non faccio le domande di supplenza, falle tu Sandra. Erano tempi in cui il lavoro non era un miraggio, ma sempre complesso ottenerlo...in fin dei conti non ero proprio un'anima dannata evidentemente.

Il terzo occhio mi appartiene, dico, ma non ho prove e soffro come un capretto a pasqua in amore, se funzionasse meglio quanta depressione mi avrebbe risparmiato.

Erri De Luca a pag. 20 del suo In alto a sinistra, descrive un quadro della scuola (e dico il liceo Umberto a Napoli, il top!)appena un anno prima del '68 che rivoltò la scuola come un calzino.

E dice: "...la scuola italiana un quarto d'ora prima di essere sovvertita dagli studenti era in mano alla gerarchia docente."

Il mio piccolo contributo racconta di un Istituto Tecnico Femminile, di un gruppetto di alunne(era rigorosamente costituito da ragazze, poi so che qualche presenza maschile ha reso variegata la sua popolazione scolastica) che si era giustificato nell'ora di Ed. Fisica; convocate in presidenza fummo costrette ad alzare la gonna(i pantaloni erano ancora una stramberia) e dimostrare di avere in dosso un ...assorbente!!. Ragazzi sembra impensabile, ma è così. Inutile dire che sentii un fremito per quella violazione, avevo solo 15 anni. Un anno dopo approdò da noi la prof di Filosofia che avrebbe dato il 6 politico e che era una della quale difficile dimenticarsi...è stata poi preside a sua volta in terra di camorra e la sua scuola bruciata per ritorsione: streghe bruciate al rogo in altri tempi! Anche se umanamente comprensibile, mi deluse quando la vidi in pelliccia durante il Consiglio di Classe...beh...difficiel essere una estremista di sinistra in quei tempi lì, specie se di buona famiglia. Forse perchè non provengo da una alta borghesia, seppure fossi solo un'adolescente, non avrei indossato quel capo.

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Bene penso sia venuto il momento di fumare e di pensare all'aereo quale mezzo di locomozione.

Se voglio togliere i piedi da questo maledetto suolo dovrò proprio decidermi, per quanto riguarda il primo avrei solo bisogno che me lo passino, per il secondo, devo organizzare una rapina oppure prenotare mesi in anticipo e imbarcarmi alle 5 di mattina...mi organizzerò.

Intanto il daffare non manca in attesa che riprenda il lavoro.

Abbandonata la mia città, sono andata raminga nella provincia confinante con la nostalgia del fuggiasco alla ricerca di, di che? Di qualcosa che avrei potuto trovare anche a casa? e no!

Quando i tossici ti tagliano le ruote perchè non trovano la tua macchina al solito posto, per farcisi dentro (perennemente aperta la mia Renault 4 verde pisello) vuol dire che ora di cambiare aria, soprattutto perchè un bimbo in carrozzino la respira tutta ad altezza tubo di scappamento ed il mio Ciccio aveva solo 8 mesi per pensare di asfissiarlo già da allora.

Era il 1983 mentre un'altra forma di intossicazione si profilava all'orizzonte: Cernobyl.

Il soggiorno coatto ad Aversa durò 5 anni nei quali il tempo non scorse senza lasciare segni: un marito, una figlia  il trasferimento a Formia che è meglio della California; ad essere precisi Formia era nelle intenzioni, il ripiego fu Itri, ridente cittadina a nord di Formia e Gaeta.

Sang de serp!!

Altri cinque anni alle prese con un marito giovane, il terzo figlio in pratica. Tra pochi alti e moltio bassi la separazione l'unica via di uscita. Avevo giusto i soldi per sfamare la famigliola perchè nel frattempo avevo contratto tre finanziamenti perchè uno stronzo geometra di Terracina non mi concesse il mutuo per una casettina da ristrutturare: il cinema era un vero lusso e la bottega di Francesca la salumiera si faceva pagare a fine mese, come una volta nei paesini.

@@@@@@@@@@@@@@@@@

Si fa presto a dire.

Un amore detto con il corpo, con il "sesso", durato 11 anni, non un giorno. I nostri piani non si sono incontrati da altre parti, in altri luoghi se non in cerca di normalità. 23, 41 e 17 gli anni che ci distanziavano, le reciproche posizioni che hanno consentito un viaggio abbastanza lungo, per i miei parametri, che non hanno espresso i ti amosei la donna della mia vita, è mancato il coraggio di andare fino in fondo ad entrambi, in momenti diversi; non posso neanche relegare in lui l'aborto del nostro amore, gli ho riso in faccia quando propose di sposarsi, troppo ragionata ormai la vicenda, le sitemazioni non mi hanno mai interessato, altrimenti avrei potuto dire come il mio ultimo amore, l' E. C.: "...oggi sarei sposato e con figli!" 

Ma il figlio c'è nella mia vicenda, l'ho voluto quando si è annunciato inatteso, era il testimone di quanto era accaduto in 11 anni anche se il tutto volgeva all'epilogo. Il coraggio di un figlio si e non per quei desideri isterici delle donne che sentono il terreno sfuggirgli da sotto ai piedi. E' venuto ed è stata l'espressione più alta di un amore incontratosi essenzialmente in un letto. Amanti? no, troppo semplice da dire, la vita ha sempre del complesso e dell'insipiegabile. Quello che io chiamo AMORE. Lo devo a lui e a mio figlio.

@@@@@@@@@@@@@@@

(to be continued)

 

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