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L'ULTIMO GIORNO DI TOMMASO PALMESE.

Post n°65 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da Accademiadeglisvevi
 

I soliti discorsi in riva al mare…..il calcio, la politica, le specialità culinarie da gustare e l’eterno antagonismo tra il Nord ed il Sud. E su quest’ultimo punto due distinti signori si contendevano il primato sulle bellezze da vedere: il sudista (Pugliese) vantava quell’opera stupenda che è il Castello di Trani, bagnato dal mare. Il nordista (piemontese) contrapponeva alla dimora Sveva, una delle meraviglie del mondo, a suo dire, rappresentato dalla Fortezza di Fenestrelle. -La Fortezza di Fenestrelle? -Ripetei mentalmente tra me-  dove mai si trova “questa rara bellezza”? Tornato a Casa subito cercai di colmare la mia ignoranza. La trovo lì a 70 km da Torino.

Scoprii che perfino Edmondo De Amicis aveva esaltato tale luogo.  Infatti Lo Scrittore dice: “Uno dei più straordinari edifizi che possa aver mai immaginato un pittore di paesaggi fantastici: una sorte di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un’invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli. Una cosa strana, grande, bella davvero.  Era la Fortezza di Fenestrelle.

Addirittura anche La Provincia di Torino sponsorizza “questa bellezza” con le parole del De Amicis che echeggiano così: “Sempre par di sentire ruggire di sotto le batterie, o di veder tra le casematte rimbalzar le granate degli assedianti sollevando tempeste di schegge, e soldati boccheggiar per le scale, e giù nella valle, e poi fianchi del monte, saltar in aria cassoni d’artiglieria, e masse di truupa sbaragliarsi urlando per i boschi, sparsi d’affusti stritolati e di membra umane.” “Guardiano immobile e supremo della nostra indipendenza e del nostro onore”.

Leggo la storia della “Fortezza”: fu costruita da Luigi XIV, re di Francia, Vittorio Amedeo II di Savoia la conquistò nel 1708 e ordinò di fortificarla nel 1728 ed i lavori durarono 122 anni (???). In alcuni momenti storici la “Fortezza” fu usata come luogo di detenzione per criminali comuni, prigione di stato e bagno penale. Come prigione di stato fu usata come luogo di detenzione degli Ufficiali condannati e degli oppositori politici. Il Bagno Penale fu anche una prigione militare in cui furono richiusi, oltre ai militari che avevano commesso crimini o gravi infrazioni al regolamento, anche i soldati di quegli eserciti che “si erano opposti al Regno di Sardegna” e al Regno d’Italia, fu riservato anche ai componenti del disciolto Esercito delle Due Sicilie fatti prigionieri durante gli anni “della conquista del Sud Italia”. (???) La Conquista del Sud? Ma stanno parlando di quella che doveva essere l’Unità D’Italia o la guerra d’invasione dei Savoia nel Regno delle Due Sicilie?

Smetto di leggere della “Fortezza di Fenestrelle” come grande opera edile-militare e concentro la mia ricerca sui prigionieri lì rinchiusi dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie.

Carlo Mezzacapo, Rivista Militare, anno primo- volume primo, “Torino 1856”:

Il soldato napolitano è vivace, intelligente, ardito, ed in uno assai immaginoso; e però facile ad esaltarsi e correre alle imprese più arrischiate, ma pur facile a scorarsi. Si sottomette agevolmente alla disciplina, allorchè questa muova da un potente giusto, forte e costante. L’istruzione elementare delle diverse armi è eccellente: esse manovrano con esattezza e speditamente, sì separate che unite;”

1856? Rivista Militare? Ma allora da quando tempo si preparavano i Savoia a “conquistare” il Sud Italia ed il Regno delle Due Sicilie?

Ma la mia ricerca continua con l’ausilio degli storici Fulvio Izzo e Luigi Di Fiore: “Gli Ufficiali e Soldati Meridionali dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie deportati furono 25.000 ( Venticinquemila) e chi non si arruolava nell’esercito “Savoiardo” veniva rinchiuso nei campi di concentramento degli stessi Savoia tra cui, il più duro e criminale, fu il “LAGHER DI FENESTRELLE” dove venivano incatenati ed ammassati a centinaia in celle buie e fatti morire di freddo e di fame per poi essere sciolti nella calce viva.

La Fortezza di Fenestrelle un lagher? Nel 1861? E perché nessuno ne parla? I Savoia predecessori di Hithler? Non è possibile! Sarà una bufala storica!?!....Purtroppo…ci sono elementi storici che dicono che bufala non è.

Caparbio continuo la mia ricerca e trovo un elenco di deportati morti nel “Lagher di Fenestrelle”, preso in loco da Antonio Pagano in data 25 maggio 2000. Leggo nomi di Napoli, di Cetara, di Ischitella, di Gragnano, di Sala Consilina, di Avellino, di Boscotrecase, di Palma Campania, ragazzi dai 22 ai 27 anni, leggo…leggo…Nooo!?!  SAVIANO!..... TOMMASO PALMESE di anni 24 di Saviano! Come quando uscendo di casa di buon mattino ci si trova affisso il manifesto mortuario di un caro amico, così resto smarrito dinanzi a quel nome che, improvvisamente, impersona un’intera famiglia… un intero paese… Saviano. Una Bandiera che qui ho l’onore di aizzare per l’orgoglio savianese e contro ogni ferocia umana, contro la barbaria di un potere sanguinario e criminale. Questa Bandiera Savianese porta il nome di Tommaso Palmese, ufficiale dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie, condannato a morte per aver mantenuto fede al Giuramento Militare, al suo Stato ed al Suo Re.

*  * *

“Sono le dieci di mattina ed io sono qui, in questa cella buia, incatenato con altri 45 commilitoni. La neve fuori soffoca quel po’ di ossigeno che potrebbe entrare in questo stanzone oppresso dall’odore di merda, di piscio umano e tanfo di ferite ormai incancrenite. Si respira a fatica e non ci vedo quasi più. I battiti del cuore sono affievoliti e so bene che ho le ore contate. Ormai queste folate dall’odore di calce viva rappresentano per tutti noi l’eterna libertà. In questo istante ho un solo rammarico: quello di non poter abbracciare forte per l’ultimo saluto mia madre e mio padre. Già mio padre…Giacomo Palmese, contadino forte e generoso….quanto sarebbe stato orgoglioso di me se fossi potuto tornare a casa in divisa, con un trofeo savoiardo ed una medaglia in mano dicendo: Padre, il Re Francesco II di Borbone vi manda questa e vi ringrazia per aver dato al Regno un soldato degno e coraggioso…come Voi. Lo so che avrebbe pianto…sì Giacomo Palmese avrebbe pianto… non come quel 17 dicembre del 1841 quando fiero e impettito mi andò a dichiarare sul Comune di Saviano assieme a masto Tommaso (Allocca) il calzolaio.

Madre, Madre, (Rafilina Ardolino), che grande donna… dignitosa, buona e dolce negli occhi…nella parola e nel cuore. Madre…vi avrei potuto dire di salvarmi e darmi di nuovo la vita…ma sono stanco… Se chi per vivere deve tradire se stesso, il proprio sangue, la propria terra, il proprio Re, madre mia cara, ora più che mai desidero morire…ed al più presto. In questi giorni ho ripercorso mille volte la via di casa: dalla chiesa della piazza di Saviano  alla strada Centore, ogni pietra, ogni filo d’erba, ogni cespuglio, ogni albero è passato nei miei occhi come il volto degli amici, dei parenti, dei commilitoni napoletani. Ma posso dirvi, cara madre e caro padre che sono stati i vostri occhi, il vostro amore, e l’eco delle vostre sagge parole a farmi conservare savio e… dignitosamente umano. Qui ci chiamavano “i Napolitani” come se dicessero “bestie da macello”, ma io, grazie a Voi, l’ho sempre tradotto come titolo nobiliare. Madre e Padre, io non tornerò più a Saviano, l’odore della calce viva mi dice che è l’ora di andare…. Beneditemi e pregate per me… anche se mi resta ormai più nulla da scontare dopo questo inferno di Fenestrelle dove non ho più nulla di mostruoso da patire e da vedere. Beneditemi e non piangete per me ma siatene fieri di aver avuto un figlio eroe e mai traditore! Muoio per l’onore e la dignità mia, Vostra, della mia Saviano, del Sud, del Regno, dell’Esercito Borbonico e del nostro Re. Muoio per la libertà della mia terra, per la giustizia del mio popolo e nessuna calce viva può uccidere i miei, i vostri e i nostri ideali di dignità, onestà e onore di Meridionali. Non urlate, Soldati Napoletani, quando sarete nudi sulla vasca bianca, non date al nemico le grida della nostra umana paura ma il silenzio del nostro disprezzo. Quanto vorrei ora addormentarmi tra le braccia misericordiose di Dio….ho sonno… ho tanto sonno…e questo odore di calce viva non mi fa più paura…..”  

                                                                        Gigi Manfredi

 
 
 
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