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"Martina" II

Post n°17 pubblicato il 31 Luglio 2007 da demone_1973
 

Martina piangeva, ma non poteva né voleva deludere il suo uomo; così, dopo aver reso omaggio al suo signore sfiorandogli con le labbra la scarpa, cominciò a gattonare in direzione del bagno, dove si trattenne circa 15 minuti senza permettere al liquido di sporcare minimamente in qualche posto. Luca era eccitato…. Sentiva il rumore dell’acqua provenire dal bagno, i soffocati lamenti di Martina che gli arrivavano deboli all’orecchio, ma non ancora era il momento di scoparla. Aveva in serbo x lei ben altre prove, e quella sera era seriamente intenzionato a suggellare definitivamente la sua condizione di Dominante. Luca….. che dire di lui, un uomo non bellissimo, ma certamente affascinante, pieno di carisma, grosso, muscoloso e con un bel portamento. Sempre circondato da donne, sempre portato verso il bdsm anziché alla tradizionale scopata, da lui definita uno squallido sfogo del corpo! Ma la cosa che piu colpiva erano i suoi occhi… scuri come la pece, profondi come l’oceano e severi come il peggiore degli inquisitori; piaceva di lui quel non so che di misterioso, quell’alone di arcano che lo avvolgeva, forse x quella sua passione per lo spiritismo, per il soprannaturale, e per tutto cio che un qualunque uomo della sua età evitava di approfondire, o per poco interesse verso tutte le cose, o semplicemente per la paura di cio che quell’oscuro mondo poteva celare. Martina pian piano si riavvicinò al cospetto di Luca ancora indolenzita e nuovamente con i falli artificiali infilati e ben fissati nei suoi orifizi; Vieni più vicino….. vediamo se sei ben pulita, le disse. Si alzò e si portò dietro di lei che era sempre inginocchiata, e con la mano le spinse il busto al pavimento, in modo tale che le sue natiche fossero ben esposte e pronte per l’ispezione. Sganciò i fermi e sfilò via violentemente il fallo anale, quasi arrabbiandosi nel vedere che era perfettamente lucido e pulito. Glielo tolse, ma immediatamente lo sostituì con un altro di piu grandi dimensioni, e di maggiore spessore; lo avvicinò al buchetto ormai dilatato di Martina, e senza neanche lubrificarlo, lo spinse con violenza dentro e stavolta fino in fondo senza minimamente preoccuparsi, strappando dalle labbra e dal corpo della ragazza un urlo di dolore e un sussulto seguito da immediato rilassamento, quasi come se fosse svenuta. Ormai il volto della ragazza era una maschera sofferente, quasi assomigliava al volto raffigurato su quella vecchissima tela, di quell’anima sofferente nel purgatorio tra le fiamme. Tesoro quello che stasera stai ricevendo non è niente….. dovrai abituarti a convivere con la sofferenza per donare a me il piacere assoluto, le sussurrava dolcemente all’orecchio. Questa sera devo vedere fino a che punto sei pronta a servirmi e adorarmi per tutta la vita, perché sappi che nel momento in cui mi dirai di no, ti renderò la libertà, ma dovrai rinunciare a me; diversamente se accetterai avrai tutto il mio amore x tutta la vita ma assieme a quello ti regalerò x ogni minuto di piacere un minuto di sofferenza………… Martina sprofondò nel panico piu buio; amava alla follia il suo Luca, ma il pensiero di una vita fatta di sottomissione e dedizione la terrorizzava. Sapeva che Luca non parlava mai tanto x muovere le labbra; sapeva che il suo Luca era un grande conoscitore dell’Ars Amandi, ma sapeva anche che Luca era un esperto di pratiche bdsm, e ciò la riempiva di angosciose incognite. Era tremendamente assorta nei suoi pensieri… distratta da tutto e da tutti, talmente assente da non udire una precisa richiesta del suo signore. Ci pensò Luca a riportarla alla realtà, con una terribile scudisciata che strappò via le mollette e i pesi dalla vagina, lacerando la pelle delicata di quel punto. Martina emise un grido soffocato, quasi strozzato, e subito cominciò a piangere disperatamente. Il dolore era tanto, e alcune goccioline di sangue presero a cadere dalla sua fica. Erano attimi terribili; Lei non sentiva piu nulla se non l’impressione di udire le gocce del suo stesso sangue infrangersi sulle sporche tavole di legno del vecchio parquet. Si voltò bruscamente verso il suo uomo… e lo fissò…. In un modo che mai avrebbe osato prima d’ora. I suoi occhi delicati si strinsero in segno di irrefrenabile rabbia, e quelli di Luca accettarono la sfida. L’atmosfera si fece irrespirabile… gemiti silenziosi ma violenti come onde infrante su una scogliera, pervasero il silenzio e l’oscurità del luogo; Martina stava x urlargli qualcosa di assai sgradevole…. Ma non ne ebbe il tempo. Luca sollevò il duro scudiscio e strappò via anche i duri morsetti che Lei aveva ai capezzoli, con un solo fortissimo colpo. Immediatamente gli occhi di Lei smisero di brillare… una pioggia di lacrime cominciò a cadere copiosa sul suo delicato volto: Martina portò le mani aperte alla sua testa, quasi come voler coprire il dolore e la sofferenza, come se non volesse dar soddisfazione al suo inquisitore… e dal silenzio totale emerse solo la sua voce piena di ira: Sei un bastardo pezzo di merda… Quelle parole per Luca furono come un’ infarto. Si pietrificò e lasciò cadere il frustino ai suoi piedi. Con fare disprezzante prese una manciata di banconote, le accartocciò  e le lanciò sul viso della sua donna. Senza neanche guardarla si voltò, prese la sua giacca e si diresse verso l’uscita, lasciandola lì x terra, umiliata, legata e sporca senza neanche guardarla un’ultima volta. Lei udì la pesante vecchia porta sbattere, e le sembrò quasi come se la porta stessa fosse stata sradicata dai cardini data la violenza del suono. Martina adesso era sola… completamente. Sapeva di aver sbagliato forse irrimediabilmente…. Sapeva forse di aver perso il suo amato Luca x sempre. Rimase in quella posizione prostrata ancora x molto tempo.. anzi, nuda, si prostrò sul lurido parquet strofinando i capezzoli martoriati nella polvere, traendone un dolore quasi insopportabile. Cosa stava succedendo….. chi era adesso lei… e di chi si era perdutamente innamorata ? Si sentiva bruciare dentro, e mentre si disperava notò al suo fianco il terribile frustino del suo padrone.. si mise in ginocchio, lo raccolse e cominciò a colpire se stessa ad occhi chiusi, senza badare a dove il sottile fascio di duro cuoio andava a colpire. Andò avanti x molto, molto tempo, finchè la stanchezza e l’insopportabile dolore presero il sopravvento. Si accasciò al suolo e cadde in un torpore che la rese immobile, fissa con gli occhi diritti in quelli della figura tra le fiamme ritratta nel dipinto alla parete. Forse dormì x un ora circa…. Nuda, sporca, ferita nel corpo e nell’anima… infreddolita. Al suo risveglio pian piano si sollevò e si diresse barcollante al vecchio specchio che ormai poco riusciva a riflettere. La visione di cio che le apparve fu devastante… corpo intensamente segnato e perle di sangue che lentamente si facevano strada tra i piccoli pori della sua pelle. Si sentiva vuota, demotivata, sconfitta. Si aveva perso! Aveva perso Luca, la sua fiducia, aveva perso il suo onore, aveva perso la sua voglia di sottomissione e assieme a queste cose…. Aveva perso definitivamente anche la fede verso il suo Dio.I giorni seguenti, la vita di Martina scorreva lenta, senza interessi, senza desideri. Abbandonò i suoi piccoli scugnizzi al loro destino, smise di curare il suo aspetto, smise di leggere, di ascoltare musica….. di nutrirsi. Era stanca della sua mediocre vita, stanca di coloro che le stavano accanto, stanca del lavoro…. Era stanca di vivere. Usciva all’alba senza sapere dove e xchè andare e fino al tramonto vagava sotto la vecchia casa che le aveva portato il dolore e la distruzione. Luca sapeva tutto…. La osservava senza farsi vedere… e soffriva, peggio di un cane bastonato. Ma non era ancora il momento di farsi vedere da Lei… ancora non era pronta Martina. Sapeva benissimo che la mente della ragazza era troppo debole in questi momenti, sapeva che la metteva in serio e irrimediabile pericolo se si fosse mostrato adesso. Anche lui soffriva…. Cazzo quanto soffriva.. Si la amava, la adorava, adorava tutto di lei, ma il suo Ego gli vietava un atto così umiliante x la sua posizione. Passarono due mesi. Luca era dedito esclusivamente al lavoro. Non aveva più avuto donne, schiave, o rapporti con l’altro sesso. Martina si era ridotta ormai a una larva; trascorreva le fredde serate a piangere vicino al mare in tempesta, sotto la pioggia, infierendo sui sempre vivi segni che la frusta del suo adorato signore le lasciò mesi prima sulla sua bianca pelle, quasi come x ricordare ciò che non aveva più. Molti uomini le si avvicinarono in quel periodo, molti la corteggiarono, molti la desiderarono. Uomini x bene, seri, benestanti, che le avrebbero donato una vita agiata e senza preoccupazioni. Il tempo passò inesorabile e lei rimase sola, chiusa nei suoi silenzi, senza più né fede né fiducia in se stessa e nell’amore. Sapeva che Luca era partito ormai da tempo x un lungo viaggio di affari all’estero, e sapeva che di li a poco avrebbe fatto ritorno nella sua Napoli. In una delle sue tappe Luca conobbe una donna molto bella, una sua coetanea, con la quale ebbe una relazione: Lucie era il suo nome… una donna di origini siciliane ma con madre francese. Bella, bellissima…. Mora, alta, con un fisico mozzafiato. Luca la ingravidò e assieme decisero di sposarsi una volta ritornati in Italia. Luca le era affezionato, ne era attratto, ma niente c’era di sadomaso con Lucie. No! Egli rifiutava una manifestazione d’amore così intensa con una donna che non era la sua Martina. La notizia era intanto giunta alle orecchie di Martina, la quale cadde definitivamente in uno stato di incoscienza e disinteresse totale alla vita. Era perduta…. In cuor suo ancora sperava che al ritorno di Luca le cose si fossero risistemate, ma non fu così. Passava il tempo a rimproverarsi di non essere tornata da lui strisciando a chiedere perdono… ma ormai era tardi. La salvò la decisione di frequentare un giovane avvocato, figlio di una facoltosa famiglia del capoluogo partenopeo, uomo di sicuro successo che a 32 anni era già titolare di un avviato studio penale. Le parve di ricominciare a vivere, ma la sua mente e la sua anima erano sempre nelle mani di Luca…. Suo unico e insostituibile amore. Marina viveva in una bellissima casa sul lungomare di Napoli, circondata da affetti della famiglia di Gianni, e presa dal suo nuovo lavoro di assistente sociale in una casa di accoglienza x ragazzi sbandati. Era tanto che ormai non vedeva il suo Luca, era tanto che non andava più nella centralissima strada dove lui aveva il negozio, e mai più passò sotto l’appartamento che tanto la fece soffrire. Una domenica come un’altra era a passeggio con il compagno x il mercatino di antichità che mensilmente si svolgeva nella villa comunale di Napoli; passeggiavano sereni nella fredda giornata di Febbraio, quando d’un tratto Lei si bloccò: la scena che vide la portò via… la trascinò verso un veloce e ripido strapiombo… scena che avrebbe x sempre cambiato il corso della sua esistenza. Vide Luca con in braccio una meravigliosa bambina e con accanto una bellissima donna bruna che sorridenti passeggiavano tra le disordinate bancarelle strapiene di cose vecchie. Il cuore le si fermò x qualche attimo, e come se tra loro ci fosse una calamita, gli sguardi suoi e di Luca inspiegabilmente si incrociarono… e si guardarono x un istante che ad entrambi sembrò un’eternità. A entrambi uscì una lacrima e come se d’incanto il mondo si fosse fermato, si scambiarono un dolce e amorevole sorriso, per poi scomparire tra la folla scalpitante. Luca era perso…. Non aveva neanche voglia di avvicinarsi alla sua Lucie, e le cose pian piano andavano degenerando tra di loro. Anche Martina viveva ormai nutrendosi di quell’attimo di beatitudine che trasse da quel sorriso. Una mattina, mentre Luca era assorto a sistemare delle cose nel suo negozio, il campanellino retrò della sua bella ed elegante bottega emise un suono. Egli da sopra la scala si voltò e vide la sua Martina entrare bagnata fradicia dalla pioggia battente di Marzo. Rimase immobile, pietrificato! Lei si avvicinò umilmente e chinò il volto sulla calzatura di Luca e in modo sottomesso glie la baciò. Lui scese, la guardò diritto negli occhi e immediatamente la cinse in uno strettissimo abbraccio… quasi a volerla uccidere x non permetterle più di andare via. In quell’istante, il caso volle che Lucie entrò nel negozio e,  immobile e silenziosa, osservò il tenero abbraccio tra i due. Lucie scappò via in lacrime ma con il volto pieno di ira e rabbia; Luca corse dietro la moglie e Martina si affrettò a lasciare il negozio. Passarono 5 o 6 giorni durante i quali la vita di Luca fu terribile. Litigi, offese, imprecazioni erano i condimenti della sua quotidianità. Una sera Lucie sentenziò: me la pagherai brutto bastardo… tu e quella puttanella che tanto abbracciavi. Domani sera la voglio qui a casa nostra… desidero parlarle in tua presenza; se non verrà prenderò la piccola Giulia e andrò via x sempre. Non sapeva che fare, Luca… Non sapeva come comportarsi… non avrebbe vissuto con l’idea di non riabbracciare mai più la sua bambina. Ottenne che Martina andasse la sera a cena da loro.

 
 
 
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