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ATTENTATO A KABUL: SEI MILITARI ITALIANI MORTI SUL COLPO

Post n°399 pubblicato il 17 Settembre 2009 da apc95spa
 
Foto di apc95spa

È avvenuta nella zona delle ambasciate la violentissima esplosione che in giornata ha fatto tremare il centro di Kabul, proiettando verso il cielo un'enorme colonna di denso fumo nerastro: lo hanno precisato testimoni oculari, secondo cui qualche istante più tardi in città sono risuonate a distesa le sirene dei soccorsi. Si tratta del quartiere in cui si trovano le legazioni di Stati Uniti e Gran Bretagna, come pure altre rappresentanze diplomatiche di Paesi stranieri e organizzazioni sovranazionali.

Secondo un giornalista della Afp presente sul posto, i corpi di almeno tre persone tra cui quello di due civili giacciono davanti ad un veicolo militare italiano appartenente all'Isaf, distrutto dall'esplosione udita oggi a Kabul. Il corpo di un militare senza vita e mutilato è nella parte posteriore del veicolo blindato che issa la bandiera italiana. Due soldati della Nato lo hanno successivamente ricoperto con un telo di plastica blu. I corpi smembrati di almeno di due civili morti, riporta lo stesso giornalista della Afp, sono stati caricati a bordo di un'ambulanza. La tv afghana Tolo sostiene che «ci sono almeno 12 italiani fra morti e feriti».

Stando a un portavoce dell'Isaf, la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza guidata dalla Nato, la deflagrazione è avvenuta lungo la strada che conduce all'aeroporto internazionale, dove è ospitata una base dell'Alleanza Atlantica, la stessa attaccata lo scorso 8 settembre da un kamikaze per conto dei Talebani, che rivendicarono poi l'attentato, costato la vita a tre civili. Il portavoce ha precisato comunque che lo scoppio non si è verificato in prossimità della struttura militare, ma le fonti giornalistiche hanno aggiunto che sarebbero stati presi di mira proprio veicoli alleati. Dal ministero dell'Interno è frattanto trapelato che ancora una volta si sarebbe trattato di un kamikaze. Il sito sorge tra l'altro non lontano dal Palazzo Presidenziale, nel quale poco prima il presidente uscente Hamid Karzai aveva tenuto una conferenza stampa sulle controverse elezioni del 20 agosto. La capitale dell'Afghanistan di recente è stata teatro di numerosi attacchi suicidi: oltre a quello contro lo scalo aereo, il mese precedente era stato preso d'assalto addirittura il quartier generale dell'Isaf, in piena città; sette gli afghani rimasti uccisi nell'occasione. (l'unità)

 
 
 

Film porno al posto della Roma: in pieno pomeriggio e sulle frequenze in chiaro di La7

Post n°398 pubblicato il 21 Agosto 2009 da apc95spa
 
Foto di apc95spa

Il film era di quelli inequivocabili, davvero hard, con immagini spinte e che nulla lasciavano all'immaginazione. Ma non era trasmesso da un canale satellitare sui generis bensì sulle frequenze dell'emittente La7, in pieno pomeriggio, lasciando di stucco coloro che si erano sintonizzati per poter assistere alla sfida calcistica tra la Roma e la slovacca Kosice, per l’ultimo turno preliminare dell' Europa League.

La partita finisce 3-3 eTotti non fa il miracolo, ma tutto questo gli appassionati di calcio non l'hanno visto: perché sino alle 19.30, sulle frequenze visibili a Cairo Montenotte e nel comprensorio valbormidese fra Carcare e Plodio (raggio di copertura del ripetitore), in provincia di Savona, stava andando in onda un porno dei più crudi.

Il sindaco di Cairo Montenotte, Fulvio Briano, avvertito al telefono dai cittadini che gli chiedevano a chi rivolgersi per protestare, ha annunciato che chiederà spiegazioni a chi di competenza, in primis alla Polizia Telematica.

Sono già in corso le indagini da parte della polizia delle comunicazioni e degli investigatori della squadra mobile della polizia savonese per capire se alla base del fatto vi sia una semplice interferenza o una vera e propria violazione di frequenze, in un orario in cui molti bambini e minori si trovano davanti al televisore liberi di fare zapping. (repubblica Genova)

 
 
 

Star Trek XI raggiunge i 250 milioni di incasso, sono negli Usa, in 60 giorni esatti

Post n°397 pubblicato il 08 Luglio 2009 da apc95spa
 
Foto di apc95spa

Sessantesimo giorno consecutivo nei cinema, per Star Trek XI, e superamento di un altro "muro" simbolico e mai raggiunto prima da nessun lungometraggio della serie. Quello dei 250 milioni di dollari d'incasso sono nei cinema americani. L'obiettivo è stato raggiunto lunedì, proprio mentre il film tagliava il traguardo dei due mesi filati di programmazione nelle sale Usa.

Nel dettaglio, sono bastati alla pellicola di JJ Abrams appena 250mila dollari, incassati lunedi, per raggiungere, guarda caso, i 250 milioni. Il sessantesimo giorno di programmazione, tra l'altro, coincide con il record negativo del film nelle sale Usa che, mai prima di lunedì, aveva incassato "così poco" sul singolo giorno. Ovviamente la spinta del film è ormai esaurita e, nelle prossime settimane, i dati di incasso andranno ulteriormente diminuendo. Però è decisamente positivo il cammino del film nelle sale americane, tenuto conto che per oltre un mese il film ha sempre viaggiato oltre il milione di dollari giornalieri, anche a fronte di numerose nuove uscite che avrebbero potuto limitare il suo successo al botteghino.

Non è stato così perché alcuni film hanno un po' deluso, in termini di incassi, lasciando campo libero al film di JJ Abrams. Gli esempi lampanti sono Terminator Salvation (attualmente a quota 122 milioni), Angeli e Demoni (131 milioni) e anche Una notte al museo 2 (168 milioni). Basti pensare che Angeli e Demoni è praticamente già uscito dal circuito cinematografico americano nonostante sia stato lanciato una settimana dopo Star Trek XI.

Al momento il complessivo del film di Abrams è quindi salito a 375.3 milioni di dollari, considerati anche i 125.2 milioni portati a casa nel "resto del mondo".

 
 
 

Referendum: si va verso l'inevitabile fallimento del quorum. Milioni di euro anche questa volta spesi male

Post n°396 pubblicato il 22 Giugno 2009 da apc95spa
 
Foto di apc95spa

Quorum addio. Urne chiuse, in tutta Italia per i tre referendum sulla legge elettorale. Ha votato poco più del 16 per cento. Perché la consultazione sia valida, sarebbe necessario che lunedì mattina andasse a votare il 33/34 degli aventi diritto. Obiettivo praticamente irraggiungibile. Alle 22, dunque, a 14 ore dall'apertura dei seggi, l'affluenza è del 16,4% per il primo quesito, del 16,4% per il secondo e del 16,7% per il terzo. Ancora una volta, come succede con regolarita dal 1995, gli italiani non concedono il quorum al referendum.

Le cose stanno andando un po' meglio per quanto riguarda i ballottaggi di comuni e province. C'è, come fisiologico, un deciso calo rispetto al primo turno, ma siamo nella media. Per i comuni, alle 22, l'affluenza è stata del 44,94% (45,87% alla stessa ora al primo turno), per le province siamo intorno al 31,94% contro il 56,84% del primo turno alla stessa ora.

Ecco le affluenze nelle maggiori province paragonate alla stessa ora del primo turno: Torino (27,5% contro il 58%), Milano 33,9% (60,1%), Venezia 32,2% (57,3%), Lecce 29,3% (51,8%). Ed ecco i maggiori comuni: Bologna 47,4% (66,4%), Firenze 44,1% (63,1%), Bari 39,5% (60,3%), Padova 48,4% (63%).

Lunedì, le urne riaprono dalle 7 alle 15. Subito dopo comincerà lo scrutinio. Il referendum verrà scrutinato per primo anche in assenza del quorum. Poi si passerà ai ballottaggi.

Si vota sui tre quesiti del referendum sulla legge elettorale che venne rinviato l'anno scorso perché coincideva con le elezioni politiche. Dopo lunghe polemiche sull'election-day, il governo ha deciso che la consultazione non poteva svolgersi insieme alle elezioni europee e l'ha rinviata al fine settimana successivo che, altrimenti, sarebbe stato dedicato solo ai ballottaggi delle amministrative.
Così, gli elettori di 22 province (tra cui Milano e Torino) e di 102 comuni superiori (di cui 16 capoluoghi comprese città come Bologna, Firenze, Bari e Padova) hanno ricevuto quattro schede: le tre del referendum e la quarta per il comune o la provincia. In quattro capoluoghi (Ferrara, Ascoli, Brindisi e Prato) le schede sono addirittura cinque perché si svolgono ballottaggi per entrambi gli enti.

Tra centrosinistra e centrodestra è battaglia durissima. Di 62 province, il centrosinistra ne aveva 50 e il centrodestra 8 (una era amministrata dalla lega Nord, tre votavano per la prima volta perché di recente costituzione). Dopo il primo turno l'opposizione nazionale ne ha tenute appena 14 mentre i partiti di governo sono saliti a quota 26. Su 30 comuni capoluogo il centrosinistra ne governava 25 e ne ha conservai appena 5. Il centrodestra è già salito da 5 a 9 e punta ad altri ribaltoni.  (Repubblica)

 
 
 

Fare qualcosa di sinistra: una missione (quasi) impossibile dopo i ceffoni...

Post n°395 pubblicato il 19 Giugno 2009 da apc95spa
 
Foto di apc95spa

C’è un cartello eloquente, anche se solo ideale, sul portone dei palazzi parlamentari del nostro paese. E sopra la scritta “wanted”, così come recita la più classica iconografia western, c’è una foto della sinistra italiana. Lo stesso cartello è stato idealmente appeso anche sulla porta del parlamento europeo e in moltissimi consigli provinciali appena rinnovati dall’ultima tornata amministrativa.

La Sinistra italiana non esiste più. O meglio: c’è sotto forma di uno spezzatino con patate. Una sorta di cintura di asteroidi impazziti, qualcuno un po’ più grande, qualcuno un po’ più piccolo. Nessuno, comunque, in grado di evolversi in pianeta per cercare di fare qualcosa di grande. Ovvio: essere seduti in un parlamento o in un consiglio provinciale/comunale non significa necessariamente incidere sulla vita delle persone. Ma il risultato elettorale degli ultimi due anni porta con se un’indicazione ben precisa di quello che l’italiano medio vorrebbe dalla politica del nostro paese. Anche nell’orbita del centrosinistra, accezione duratura che, se si vuole tornare a governare (ovunque) deve essere per forza ripresa con una certa convinzione.

Se ne facciano una ragione il buon Diliberto o l’inascoltabile Ferrero. Si rendano conto (se ne sono capaci) che i ceffoni incassati negli ultimi due anni hanno radici profonde. Perché, pur condividendo le idee sull’anticapitalismo o sulla re-distribuzione delle ricchezze, anche una fetta ingente degli operai di Mirafiori (che addirittura, sbagliando, si sono affidati alla Lega Nord) si sono resi conto che con il nobile ideale non si porta a casa lo stipendio, non si paga il mutuo della casa e non si mandano a scuola i figli. Fare “qualcosa di sinistra”, oggi, significa farlo nel concreto. Senza per forza scomodare il passato o un ideale utopico che, nel 2009, andrebbe probabilmente “aggiornato”.

Si può fare? Può darsi. Sicuramente è una sfida. Da vincere se si vogliono prendere decisioni che possano davvero cambiare in meglio questo paese. Altrimenti la strada del declino è inevitabilmente segnata. E la stagione dei “ceffoni” (in senso elettorale s’intende) destinata a continuare ancora per un bel pezzo...

 
 
 
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