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la dottrina platonica del Bene

Post n°3 pubblicato il 11 Giugno 2015 da ahivelasquez1975
 
Tag: etica

L'etica delineata dalla dottrina di Platone nei suoi innumerevoli scritti può ben dirsi di essere la teoria etica oggettivistica per antonomasia poiché si impernia sulla concezione del Bene come ente morale indipendente dalle opinioni di qualsivoglia soggetto morale. Per Platone, quindi, non esisterebbero “tanti bene” quante sono le persone, le sensibilità individuali o le circostanze; il bene non è questione di inclinazione, preferenze o gusti personali ma è un qualcosa di esterno che sta fuori di noi come il sole che illumina la superficie terrestre. Il Bene esiste indipendentemente dell'umanità, illumina tutto l'universo e primariamente deve essere scoperto dagli uomini nello stesso modo in cui si scopre una nuova specie animale, una stella, un continente. Solo a seguito di questa conoscenza ad opera dell'intelletto allora è possibile istruire gli uomini a seguirlo nei precetti che ne derivano, i quali si configurano come delle prescrizioni assolute, universali, non interpretabili. I principi morali, dunque, sono oggettivi, insindacabili ed indifferenti alle opinioni delle persone le quali, qualora volessero agire virtuosamente, vi si dovrebbero uniformare alla stessa stregua di come ci si comporta con il dovere. Platone, dunque, è il teorico del Bene come ente morale che, in analogia al sole che illumina la terra,  che irradia della sua luce tutto ciò che c'è intorno a sé in modo indifferente,  indicando in ogni circostanza la via morale da seguire in ogni situazione e delineando i tratti della vita virtuosa.

Il Bene cosí come è concepito, allora non può che essere conosciuto attraverso un processo di conoscenza analogo a quello della scienza e più precisamente della matematica accomunando le  questioni etiche nella loro essenza alle verità matematiche o geometriche. In Platone, ovviamente, è presente la consapevolezza che come non tutti siano in grado di comprendere la matematica, tale problema si presenterà anche con la conoscenza del Bene con la conseguenza che l'etica sarà appannaggio dei pochi in grado di avere strumenti intellettivi e culturali per capirlo. Per il filosofo questo non si pone come un problema per la costruzione di una società etica, fatta a immagine e somiglianza del Bene, giacché è necessario che siano i migliori, i governanti a conoscere il Bene ed a praticarlo mentre gli altri possono benissimo essere virtuosi imitandoli. L'etica, dunque, prima ancora  che una prassi è un'opera di conoscenza intellettuale appannaggio nella sua pienezza solo alle menti elevate dei governanti.

Nelle opere di Platone è doveroso ricordare che in esse si ritrova la posizione dell'intellettualismo etico sebbene la paternità di questa convinzione sia sempre stata storicamente attribuita a Socrate. Come il sole con i suoi raggi irradia inevitabilmente tutte le cose attorno a lui analoga azione fa il Bene per cui non è possibile sottrarvisi; chi conosce il Bene, dunque, agirà in modo virtuoso e mai malvagio. Il male, la malvagità è conseguentemente frutto di ignoranza, di errore nel processo della conoscenza.

La dottrina etica di Platone risponde alle domande circa la natura e il contenuto del bene, la possibilità di conoscerlo e la sua indifferenza o meno alle opinioni soggettive, ma lascia sul campo alcuni dubbi e perplessità. Corretta è la convinzione che talvolta la conoscenza completa della situazione, l'acquisizione di molte informazioni su una circostanza - il che corrisponde alla conoscenza del Bene - riesca a dissipare le difficoltà morali che si possono presentare ma non sempre è possibile sciogliere un dilemma morale tramite l’acquisizione di maggiori conoscenze su una data situazione. Esistono,  infatti, delle situazioni in cui si deve scegliere tra due mali, tra due opzioni gravide di probabilità e non di certezze e l'acquisizione di maggiori informazioni può non bastare, può non essere sufficiente. Tutto ciò ci suggerisce, quindi, che le questioni morali non possono essere trattate come le questioni matematiche visto che le informazioni ulteriori non aiutano, non servono al superamento dell’eventuale problema morale che si pone e quello che si presenta è una scelta in cui non si vede chiaramente dove sia il Bene o il bene maggiore. Inoltre, la comprensione del Bene è indissolubilmente fondato sul l'abilità intellettuale che è il requisito per l'azione virtuosa. L'etica così diventa privilegio di pochi, dei governanti poiché chi agisce per imitazione non sarà mai virtuoso perché non sceglierà mai volontariamente e consapevolmente il Bene.

Il Bene come ente morale, la sua conoscenza come abilità intellettuale, l'intellettualismo etico, sono i tre cardini della dottrina etica di Platone, una teoria che, considerata all'interno della filosofia di Platone, fa del Bene il centro del suo sistema. Una teoria etica oggettivistica che, abbiamo visto, lascia sul campo alcune perplessità e dubbi subito colti da Aristotele il suo maggior e più brillante discepolo.

 

 
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