Creato da alambicco0 il 21/12/2010

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Ciao Andrea

Post n°23 pubblicato il 22 Luglio 2013 da alambicco0

E' una sensazione straordinaria!  Chi non prova non può rendersi conto del fascino e della libidine che si gusta a fare pieghe in moto con angoli di inclinazione superiori ai 50°...  Sentire il ginocchio che scivola sull'asfalto e sui cordoli e avere la sensazione che la tua moto è parte di te, che gira dove tu vuoi e non vibra, non ondeggia ma resta lì, a disegnare la traiettoria perfetta... ti sembra impossibile sfidare così le leggi della fisica , dove la forza centrifuga ti proietta all'esterno e la legge della chimica delle gomme invece ti tiene incollato all'asfalto. La tua moto non è più un mezzo meccanico ma un animale alieno che segue ogni tuo volere, che obbedisce ai cambiamenti di peso e di baricentro che il tuo corpo comanda. Peli il gas in centro curva  con il peso totalmente all'interno e un battito di ciglia dopo ti sposti, raddrizzi "l'aliena", spalanchi il gas e godi... 

Fare il pilota di moto è una cosa speciale. E' una vocazione, il sogno di una vita e un privilegio. Quando arrivi a disputare un mondiale, qualunque esso sia per categoria, vuol dire che ormai hai la testa da pilota e indietro non torni.

La passione che hai è come l'amore, ti rende irrazionale poichè è esso stesso amore. Solo col senno di poi, quando succede qualcosa agli altri; perchè è così che funziona: "certe cose capitano sempre agli altri"... ecco, in questi casi si recrimina, si giudica e a volte si condanna, o meglio: si condannano, perchè sono sempre gli altri a sbagliare... . Eppure su quel circuito maledetto di Mosca avete fatto il giro di ricognizione,  potevate alzare il braccio, fermarvi prima dell'allineamento ma non l'avete fatto perchè siete piloti e avete la testa da piloti.

I piloti non si tirano mai indietro, deve essere qualcun'altro a decidere per loro. Il pilota non è mai inferiore a nessuno sullo schieramento di partenza. Quando abbassa la visiera del casco c'è solo la luce rossa del semaforo negli occhi e nella mente e così si parte... si parte per una corsa contro tutti e contro se stessi, quando per se stessi si è consapevoli che arrivare decimo è come vincere, allora si corre per arrivare nono... 

Ho dedicato quindici anni della mia vita professionale al motociclismo, dal 1973 anno in cui sono entrato nel primo giornale, al 1987. Ho seguito tutti i GP del moto mondiale e ho perso molti, troppi amici. Sarebbe indelicato ora farne l'elenco e citare le corse e le circostanze in cui hanno perso la vita, ma era la loro passione, il loro amore ed erano ben consci dei rischi. Rischi di gran lunga superiori a quelli attuali. A protezione negli spazi di fuga esigui, al tempo, c'erano solo balle di paglia che esplodevano... oggi gli spazi esterni alle curve sono immensi, e se proprio arrivi in fondo ci sono gli airbag, ma quando vai a 250 all'ora e chi ti precede a tre metri di distanza  ti cade davanti, beh non c'è proprio nulla da fare. Ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato... 

La colpa caro Andrea non è tua, non è di nessuno. Questo è uno sport dove tante volte si fanno piccoli errori che non nuocciono a nessuno. A volte invece sfiorare un tasto che cambia la mappatura della centralina elettronica ti fa spegnere il motore e chi ti segue, ed eri tu,  non fa in tempo e non ha scampo... forse è questo quello che ti è successo, ma certamente non è su quella pista maledetta che doveva finire così e non così presto... 

                                                                                                c.c.

 

 

 

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madrugada70
madrugada70 il 22/07/13 alle 20:48 via WEB
buonasera, bel elogio alla passione,chiarezze da competente,ineccepibile. Ma morire per una passione del genere così giovane,non avendo avuto la parte importante di vita che spetta a tutti,perché chiuso in una nuvola d'acqua ,invisibile.. e nemmeno essere l'ultimo del tutto tanto da non essere potere essere travolto...no,nessuna madre può capire.
 
licra1965
licra1965 il 08/09/13 alle 22:45 via WEB
è vero. Da madre non riesco a non pensare al doppio lutto e al infinito dolore sordo che rimane dentro l'animo di una madre. Quel senso di soffocamento chiuso nel pensiero di dover realizzare che tuo figlio non c'è più. Percepisci la pazzia, diventa solida...e non puoi scappare, vivi la paura paralizzata, ma restando lucida. Ciao Andrea, sperando che tu non abbia sentito manco per un secondo il dolore. E passando semplicemente su di un altro circuito ovattato.
 
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