Alessandra Fontana

ANGELI ROMAGNOLI


Il paradiso può attendere … Forse sì per la maggior parte di noi, ma i numeri degli studi fatti dalla GdF ci dicono che molti Italiani hanno spostato la propria residenza dalla nostra amata Patria a luoghi forse meno affascinanti, ma certo più interessanti dal punto di vista tributario. I famosi paradisi fiscali!E fin qui, voi direte, non abbiamo scoperto nulla di nuovo. E’ vero, avete ragione. Molti Italiani che per vari motivi vogliono prendere le distanze dal fisco, scelgono di vivere (o meglio risiedere) a San Marino, in Lussemburgo, in Ecuador, a Panama o in qualche sperduta isoletta in mezzo al mare.La cosa si fa curiosa, però, quando i numeri prendono forma e vengono suddivisi secondo la provenienza dei “fuggitivi dell’anagrafe tributaria”…Se vi domandassi da quali regioni provengano i furbetti dell’isoletta, sono certa che l’elenco inizierebbe con la Lombardia, seguita dal Veneto, poi forse il Piemonte e magari il Lazio e la Sicilia.Invece cari amici ecco la sorpresa.In assoluto vantaggio nella classifica delle regioni italiane dal passaporto facile e dal denaro ondeggiante, ecco stagliarsi una regione insospettabile, l’Emilia Romagna !! Ebbene sì, i nostri amici rossi se la svignano dall’Italia per truffare il fisco. E non crediate che siano al primo posto con un leggero scarto dal secondo classificato, ma con il doppio dei numeri. Tra l’Emilia Romagna e la Lombardia i dati sono esattamente raddoppiati.Avuta questa notizia, ho cominciato ad immaginare i nostri cari comunisti delle coop che partono alla volta di Panama o Lussemburgo ed ho anche pensato a quanta falsità trabocchi dalla loro appartenenza politica e sociale. Sì, i figli di Marx scappano col malloppo e lo mettono al sicuro in banche di comodo, in Stati di comodo, con residenze di comodo! Tutto troppo comodo!! Fare gli amici del popolo e poi nascondere i soldi all’estero. D’altronde il compagno Consorte, re delle coop e di Unipol, ha dato il buon esempio con conti milionari (in euro) a Montecarlo.Forse i rossi fuggitivi hanno frainteso il libro del maestro Karl. Quando intitolò la sua opera “Il Capitale” non intendeva dare consigli sull’evasione fiscale o sulle banche del Liechtenstein, ma criticò i capitalisti che producono solo al fine di accumulare ricchezza.Il denaro rosso invece scorre come il sangue nelle vene amici miei e, a quanto pare, il paradiso (fiscale) è zeppo di angioletti col pugno chiuso pieno di soldi. Non di ideali di uguaglianza.