Salgo le scale lentamente.
So già cosa mi aspetta sù al terzo piano della mia ditta. Devo presenziare al colloquio di lavoro di un ragazzo di cui non ho molta stima e fiducia e questa sensazione di fastidio mi innervosisce.
Claudio ha 25 anni, è il nipote di una dei capi settore della ditta. Un caso classico di nepotismo, perchè anche lo zio di Claudio sa benissimo che non è un ragazzo affidabile. Ma si sa, per compiacere la sorella, non litigare con la nonna e mostrare tolleranza agli occhi della moglie ha chinato la testa ed eccoci qui ad ascoltare il ragazzo.
L'appuntamento è alle 10. Sicuramente gli avrà detto di non tardare, il mio collaboratore odia i ritardatari, per lui danno un segno inconfutabile di menefreghismo. Claudio bussa alla porta del mio ufficio alle 10,50!
Io sono alle prese con il computer e non nascondo una certa impazienza, Sandro, lo zio, è rosso in viso, andante sul paonazzo e anche lui non cela il nervosismo.
Claudio, in jeans strappati e maglia con il cappuccio, tipica di una tuta da joggin è tranquillo, un pò sfottente come tutti i ragazzi della sua età che pensano che il mondo gira soltanto se loro esistono.
- Accomodati.- Gli dico con tono distaccato e anche un pò diffidente.
Curriculum lavorativi zero. Dovrebbero inventare il curriculum per i lavativi, lui ne avrebbe a bizzeffe! Posti di lavoro precedenti due e due licenziamenti in tronco per offese e minacce al capo del personale.
Accidenti un sovversivo di lusso in piena regola, visto che il padre di Claudio e la mamma hanno una delle più avviate società di assicurazioni della cintura torinese.
Mentre "non" si parla di lavoro, in quanto lui, il futuro manager non ha esperienze, sbirciando dietro la porta noto in sala d'aspetto un altro potenziale impiegato.
Seduto intimidito e impacciato, un completo grigio lo rende più vecchio di quello che è, scarpe lucidissime e occhiali da vista.
Continuo la farsa del colloqui, così è visto che la decisione è stata presa sul tavolo da cucina di Sandro. Suo nipote "dovrà" lavorare per noi, ne va della sua immagine di uomo tutto di un pezzo e di parola.
Non sono d'accordo! La strafottenza di Claudio comincia ad esasperarmi e poi questa ditta ha bisogno di ragazzi in gamba, voglio stipendiare uno che vale e non un cretinetto figlio di papà qualsiasi.
La diatriba fra me e Sandro inizia lì, davanti a lui. Non sono uno che gira e balla sulle parole, non ho tatto per queste cose lo so, ma è chiaro un concetto, voglio sia chiaro: non ho intenzione di mettere in mano un ufficio PR ad uno che non conosce la differenza fra dialogare e sparare cazzate convinto di essere simpatico. Con la simpatia si fa strada, è vero, ma bisogna saperla gestire con una buona dialettica, almeno sul lavoro!
Batti e ribatti che mi porta a considerare il ragazzo seduto in sala d'attesa.
Oltre una perfetta educazione, è provvisto di una discreta parlantina e sopratutto un ottimo curriculum come garanzia!
Ho deciso: sarà lui, l'impacciato per caso il nuovo impiegato!
Io credo che in alcuni ambienti di lavoro sia importante il modo di porsi, il vestire adeguato e sopratutto quella dose di umiltà, rispetto a chi ti permette di lavorare, che non guasta. E poi, odio i presuntuosi senza capacità e Claudio ne è la bandiera.
Conclusione: Sandro non mi rivolge più la parola se non tramite segretaria.
Dopo l'ennesima telefonata della madre dello sfaccendato ho preparato il carico da 90. - Signora, se suo figlio è così intelligente, in gamba, capace, generoso, altruista e dotato di caratteristiche sovraumane, perchè non lo assumete nella vostra società?-
Dopo di che il telefono del mio ufficio ha smesso di squillare dieci volte al giorno!!
Alle volte mi viene il dubbio se veramente ci sia moria di lavoro o piuttosto la mancanza di voglia di lavorare!!
L'abito non fa il monaco , verissimo, ma la tracotanza certo non aiuta!
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