Creato da righe_di_vita il 01/04/2007

Titoli di coda

Per entrare sotto la pelle, penetrare emozioni con il linguaggio delle immagini adattando le semplici parole!

 

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Post N° 108

Post n°108 pubblicato il 28 Agosto 2007 da fionamay10
 

                                                
Il chi il cosa il perchè:   personaggio  sconosciuto
Righe massime di definizione: da una fino al limite della sopportazione.
Tentativo dei buoni di cuore: dare un soffio di vita all'immagine
reale come il vicino molesto di pianerottolo o fantasiosa come il mondo della pimpa.
I commentatori possono accanirsi con immagini di realtà o scatenarsi con il più
funambolico sogno.
Resto qui a leggervi.
(matita di fionamay per infastidire Alex)

Commenti al Post:
pianetadgl4
pianetadgl4 il 28/08/07 alle 22:24 via WEB
Il mio ex capo! Appena l'ho visto ho riconosciuto gli occhi strizzati dal grande urlare. Era fastidiosissimo, incapace di sostenere una conversazione senza gridare. E urlava per chiedere un caffè al bar, per pagare il conto e sopratutto con noi giovani allievi. Dalle nostre camere lo sentivamo gridare con la moglie al telefono, sapevamo tutti gli affaracci suoi. Non l'ho mai sentito sussurrare. Sono passati tanti anni. Mi auguro che le sue corde vocali abbiano ceduto. Non è possibile passare una vita a gridare!! Malgrado il ricordo non troppo piacevole, almeno per me, il tratto è bello! Almeno questo!! ciao Rob
 
fede_ricadgl
fede_ricadgl il 28/08/07 alle 22:32 via WEB
Eccolo! E' lui, il mio incubo ricorrente. Quella parte interiore di me che non mi da respiro. Mi segue durante il giorno per affrontarmi di notte tra urla di sirene e ragazzacci sotto casa a cercare di evadere dalla realtà. E' lui il mio compenso a fine mese che non basta mai. Le discussioni con i colleghi e la falsità delle alte sfere. Si impossessa di me nelle notti di luna piena. Come un licantropo mi assale. Mi resta soltanto un desiderio, chiudere quelle fauci e gettare la sua carcassa ai leoni. Carpire segreti con tratti vividi!
 
anagoor
anagoor il 28/08/07 alle 22:56 via WEB
<<Ah! Così ti hanno dato un aumento in busta?>> Bofonchiò con rabbia il collega di scrivania. Quello che arriva tutti i giorni in ritardo inventando mille scuse, finite le quali, ricomciava daccapo. Se ne frega degli straordinari e la mutua è il suo credo. E adesso ruggisce contro il povero Angelo che ha avuto il sospirato aumento. Si nasconde dietro la porta per maledire la sua condotta, che non porta frutti buoni. Mai. Ha il viso sfigurato dalla rabbia, gli occhi iniettati di livore. Il passo deciso di chi pensa " Te la farò pagare!" A chi ad Angelo? Certo è più facile prendersela con i deboli. Sono forti quelli che urlano contro chi non ha voce. Bravo, gli dico! Una medaglia per il tuo coraggio. Coraggio che non hai per prendere un ascensore e andare al quarto piano, dove ci sono i motivi per cui tu NON hai l'aumento. Lo vedo ingrugnirsi dietro la porta del magazzino. Ha questa stessa faccia. La stessa del tuo splendido tratto!! (^__^) Marco
 
mille_giorni54
mille_giorni54 il 29/08/07 alle 09:52 via WEB
Tac......tac! Sono le mie dita che pigiano sulla tastiera della Olivetti M1, nera massiccia con il nasctro bicolore e il carrello rumoroso. Pigio i tasti, uno ogni dieci minuti, il tempo di cercare la lettera sucessiva. E' il 1967 e mio padre mi ha messo al bivio: o studi o lavori. Lui ha una ditta di materiali edili e vorrebbe diventassi la sua segrataria. Tac......tac...con questo ritmo diventerò segretaria a cinquant'anni!! Ho 50 anni adesso. Non sono diventata segretaria ma ho imparato la pigiare i tasti più velocemente. Fra un tac e l'altro adesso il tempo è breve. Ma c'è un altro tac tac che mi sbalza al 1967. Lo sguardo e la determinazione di mio padre, quando voleva diventassi qualcuno! Ecco il tuo tratto si è scatenato, concretizzato e io sono contenta di rivedere i miei anni! Grazie
 
Alessia390
Alessia390 il 29/08/07 alle 10:12 via WEB
C'è sempre quella porta chiusa dentro la mia mente. Ogni tanto mi torna il colore la grandezza della porta. Ero ragazza allora quando scoprii a casa dei miei zii quella stanza che nessuno doveva tentate di aprire. Mai. Non aveva finestra. Dal cortile non era evidente l'esistenza di quella stanza. Ho chiesto tante volte a mia madre chi e cosa rappresentasse quella porta per gli zii. Non mi ha mai risposto. Ma un giorno lo scoprirò accidenti. Ecco, quella bocca aperta mi sembre proprio la camera oscura degli zii. ^__^ Buona giornata
 
 
Alessia390
Alessia390 il 02/09/07 alle 13:54 via WEB
Ancora un tentativo per capire. Non credo ci riuscirò mai, c'è un che di omertoso quando parlo e chiedo di quella porta chiusa. ciao
 
fast_web65
fast_web65 il 29/08/07 alle 14:01 via WEB
Non è difficile, sono io questo tratto! Sono io quando incontro gente falsa, quando entro nel mio blog e ci trovo dei deficienti che si nascondono dietro nick di comodo pensando di essere intelligenti e furbi. Sono io all'angolo della strada a urla no, non mi pulire i vetri! Quando mio padre torna casa tardi e fa casino. Sono io da quando lei se n'è andata e ha riavuto indietro i regali. Sono io quando sbaglio e ho paura di non poter avere un altra prova. Questo sono io adesso che mi tocca guardare fotografie buttate a caso in questo album. Che dovrebbe essere di tutti ma mi incazza proprio il fatto che non ci si pulisca i piedi! Ciao mitica ho reso?
 
righe_di_vita
righe_di_vita il 29/08/07 alle 14:21 via WEB
Corro a perdifiato! La sensazione è di non arrivare in tempo per quell'abbraccio, per il salto del fosso, per la mia carriera. Ma sopratutto non arriverò in tempo per infilare la vera nel sui dito. Lo so. E corro vestito come un damerino, in grigio scuro con la cravatta gialla. Orribile, non fa cerimonia ma ho letto che il giallo è gelosia. Sono leggermente confuso. Attraverso di corsa una strada di campagna. Eccolo là il campanile della chiesa, lei è lì dentro che mi aspetta. Ma sono veramente geloso? Me lo chiedo mentre scavalco due piccioni morti uno sull'altro. Bella morte penso, immaginandoli mentre copulavano sulle strisce di asfalto! Il mio amico mi urla qualcosa all'orecchio: bevi finchè puoi, mastica trita quel poco senno che hai. E penso a lei vestita di nero. Il nero per un matrimonio. Combinazione perfetta verso l'inferno. Ma almeno avrà la vera al dito. Entro nella chiesa affollata. Di spalle è bellissima. Ma chi è quell'uomo accanto a lei? " .....Parli adesso o taccia per sempre..."!!! Mi scoppia dentro più che un urlo un ululato. Finalmente sono sveglio! P.S. Le tue iniziative non mi arrecano nessun fastidio, anzi!!! ^__^ Alex
 
PrincipeDistratto
PrincipeDistratto il 29/08/07 alle 16:51 via WEB
Sono le montagne russe! Si, il naso sopratutto con la sua curva che se la prendi male finisci in bocca , fra i denti della paura. Il mio punto debole è sempre stata l'altezza e quel senso di vuoto (e nausea) che mi da l'altezza. Eppure ho cercato di combatterla prendendo di petto la situazione. Proprio quel giorno del mio compleanno. C'erano le giostre in Piazza Vittorio e io con la mia futura compagna andammo a fare il classico giretto. Lei era ed è una donna che non teme nulla e nessuno. Non si fa problemi e va diritta per la sua strada. Quel giorno volle andare sull'ottovolante. Pensai da sola ci va lassù, manco moto ci salgo. Ma dovevo dimostrarle che ero un uomo con le palle. Uno che non ha paura di niente. Perchè è così che si comporta un uomo no? E' così che leggo anche nei blog. L'omm è omm e in quanto tale non deve avere debolezze. Io l'avevo eccome! Comunque lo feci il giro con la Simo. Urlando come un pazzo ad ogni discesa e quando scesi dall'ottovolante stavo malissimo. A casa la Simo mi fece una capa tanto perchè io non devo dimostrare nulla a nessuno e sopratutto che lei non ama l'uomo perfetto senza macchia e senza paura. Non se ne fa nulla di un robot. Insomma quel giorno imparai che essere se stessi con fragilità e paura è la miglior cosa e ti evita conati per una settimana. ciao
 
codice_postale
codice_postale il 29/08/07 alle 17:22 via WEB
"Palla di lardo"! Mi ricorda il soprannome con cui l'istruttore militare chiama il grasso e goffo Lawrence, un pò effeminato con problemi di coordinazione dei movimenti e incapace di distinguere la destra dalla sinistra. Insomma il film di Stanley Kubrick Full Metal Jacket. Dove si narra del corpo dei marines quasi come un gruppo preposto a svalorizzare tutto ciò che non è forte. Quindi idiosinceasia verso le femmine, verso tutto ciò che è femmina. I fucili e le bombe tutto diventa sesso atavico. Per poi finire nel classico dei modi, quando non si accettano le regole morali. Le regole che fanno di te un uomo. E non è un fucile o la bestemmia! Anche se ancora adesso comunque c'è chi pensa che essere uomo stia tutto nei testicoli!! ciao Lorenzo
 
ditz
ditz il 29/08/07 alle 22:58 via WEB
Sono le parole acquattate, sono i silenzi-custodia, gli impeti placati, gli astratti furori. Sì, ecco. Sono gli astratti furori. Quelli di Elio Vittorini. Quelli tuoi. I miei. I furori astratti, di tutti. E poi anche i furori concreti: dei vecchi ancora vivi. Che hanno quelle facce serene, col cervello ovattato, con le orecchie dure, con la bocca stanca, senza parole. Furori veri, che non li vedi mica. Li vedi solo poi. Quando è troppo tardi. E i vecchi, i miei, i tuoi, i nostri vecchi, se ne sono andati. E il patrimonio che hanno lasciato? un mazzetto di splendide rughe a ricordarci che sarà così, per sempre.
 
mille_giorni_di_me
mille_giorni_di_me il 30/08/07 alle 18:23 via WEB
E quando cuore non fa rima con amore. E i giorni sono tutti uguali in attesa che qualcosa cambi. Pregare non un Dio qualsiasi ma il demonio stesso che sconvolga la mia vita, che tanto peggio di così! E lui che arriva ubriaco e morde le corde dove mi difendo e si avvicina barcollando e grida la sua prepotenza, e grida la sua natura di maschio. Non mi piego e scarto l'idea di stargli accanto, vado via tra il buio e la pioggia battente. La bevo goccia a goccia perchè adesso posso farlo, nessuno mi dirà mai più che non devo! Io devo , devo vivere e non mi fermerà il tuo urlo pauroso! Ciao Lucia e.....Grazie!
 
Mariluci17
Mariluci17 il 30/08/07 alle 22:44 via WEB
Sono quegli scalini, pesanti, di ciabatte stanche, assurde, scoppiate. Come quando arrivi alla fine della strada e ti accorgi di aver dimenticato il fazzoletto o le chiavi di casa. Non hai voglia di faticare e rifare quegli scalini, cerchi due gambe buone che li faccia per te e pensi...Pensi a quando non avevi bisogno di chiedere, quando le braccia e il respiro erano forti. Quando alzavi il pargolo dalla culla e l'attenzione non era la tua debolezza, ma la forza delle tue giovani braccia e la paura di stritolarlo. E adesso sei lì che chiedi permesso per il tuo diritto. Che gridi la disperazione di un anulare mozzato. Che aspetti ...Aspetti che qualcuno si ricordi anche di te. ciao Mari
 
 
Mariluci17
Mariluci17 il 04/09/07 alle 16:31 via WEB
A volte succede che possa essere quella incontrollabile voglia di ricominciare.
 
standalone56
standalone56 il 31/08/07 alle 18:36 via WEB
Ma è l'immagine di un mio allievo pluriripetente alle ore 8...Alle 9.00, dopo un'ora che lo intrattengo (spiegando, interrogando, non importa cosa fai in certe mattinate) è ancora così. Ha ripetuto lo sbadiglio per un'intera ora e ha mandibola leggermente dolorante ma non riesce a smettere. E' bello vedere che qualcuno ha avuto voglia di immortalarlo. Tra dieci giorni si comincia...
 
fionamay10
fionamay10 il 02/09/07 alle 14:20 via WEB
Sono bellissimi. Tutti. Bellissimi. Avete fatto di un banale post un libro da leggere più volte.....
 
mille_giorni_di_me
mille_giorni_di_me il 02/09/07 alle 14:27 via WEB
Grazie a te. Spesso nella vita di tutti i giorni manca l'incipit per raccontare se stessi. O spesso si è circondati da esseri indifferenti o troppo ignoranti per poter fermarsi ad ascoltare. Questo mezzo permette di parlare a ruota libera e interpretare me stessa per quello che veramente sono! Forse vi amerò al punto da aprire io stessa un blog. O vi amerò da restare qui. Ciao a te. Lucia
 
SimonaG70
SimonaG70 il 02/09/07 alle 18:21 via WEB
Mi prende la mano, la stringe fra le sue. La zingara mi fa paura. Quegli occhi color ghiaccio nero e le sue di mani, ruvide come carta vetrata, odorano di selvaggio e fango. Da dov'è venuta non l'ho veduta avvicinarsi. Predice il mio decadimento morale e fisico. Uno scendere agli inferi che porta il nome di tutti quei bambini abbandonati. Del piccolo Giorgio che non cerca più la mamma. Mi legge la mano di uomini coraggiosi uccisi da una mano forte, prepotente che non ha paura eppure si nasconde dietro cognomi altisonanti. La stritola la mia mano quando mi parla di ragazze nei fiori degli anni uccise da fidanzati violenti, da uomini che scelgono solo di possedere. Per questo temo la zingara. Ha la mia voce, le mie spalle i miei denti. Devo affrontare questo scempio dell'umanità e urlo più forte della mia rabbia stessa. E ben vengano incoscienti 19enni che imbrattano muri di un paese , e strade, e vicoli con i colori che sembrano stinti e dimenticati dell'amore. Accomodati qui , tu che leggi. Ma fallo soltanto, ti prego, se non hai rancore nè odio. Imbratterò questo blog per ora con le mie parole. Aspettando la scritta sui mattoni. Aspettando.....!! Simona
 
cow_boy_2006
cow_boy_2006 il 02/09/07 alle 21:50 via WEB
Si. E' lui il racconto che ascoltavo da bambino, in campagna davanti alla stufa a legna e con lampi e tuoni che mi spaccavano le orecchie. O forse era la paura. Mio nonno si divertiva a spaventarci con la leggenda del cavallo bianco. Cominciava sempre con " Era una notte come questa, pioggia e vento, lampi e tuoni...". Già tremavo al sentire la voce profonda del nonno che si abbassava sempre più man mano che la storia si srotolava fra le mie gambe intrecciate. E mi facevo coraggio mentre arrivava questo cavallo bianco, che era di nessuno. Nessuno in paese possedeva un cavallo bianco. Si conoscevano tutti, erano 200 anime più qualche gallina di passaggio. Eppure in alcune notti il bellissimo cavallo attraversava il bosco, arrivava in paese e si fermava davanti all'uscio di casa del prescelto. Si imbizzarriva, si scagliava contro la porta battendo forte con gli zoccoli e quando il padrone di casa apriva la porta il cavallo non c'era più. Sparito, dileguato nella notte. Non dormiva più nessuno nella casa segnata dallo zoccolo dell'untore. Non dormiva nessuno perchè si sapeva che al passaggio del cavallo sarebbe successo di li a poco qualcosa. Non era foriero soltanto di disgrazie, anzi, spesso si trattava di eventi felici per la famiglia. ma non sempre ed è logico che chi veniva colpito non poteva sapere se in bene o in male, quindi quelle notti erano passate in bianco e con il timore di chissà che cosa! Ed era qui che tremavo di paura. Non sapevo come avrebbe continuato la storia mio nonno. Tutte le volte cambiava il finale. Una volta gli chiesi se a casa nostra era mai passato il destriero misterioso. Mi disse di si. Bussò alla porta a metà marzo del 1961. Anche quella sera pioveva. Mio nonno non si spaventò. Chi racconta di solito non si spaventa mai, amzi, di solito risolve i casi più intricati. Scioglie le leggende. Lui non aveva paura. Gli zoccoli era portatori di buone notizie. Nacqui io nella notte. Combinazione quella notte. Il racconto della mia nascita mi spaventò, come tutti gli altri. Gli incubi notturni dei dopo leggenda me li sono portati appresso per parecchio tempo. Chissà. Se avvicino l'orecchio a quella bocca sento ancora le urla di paura cavalcando un cavallo fra i boschi!
 
dark_voyager
dark_voyager il 03/09/07 alle 23:30 via WEB
E' un urlo antico, invecchiato col tempo, pieno di rughe e di rabbia. Inesploso a tempo debito, ora carico all'inverosimile. Un urlo represso, mandato giù nella gola, poi sceso nello stomaco e infine nella pancia. E lì rimasto. Sarebbe bastato poco per farlo uscire, per dargli vita. La corsa verso la libertà da quella morsa, la salita veloce sulla scalinata di ferro coi gradini traballanti e rumorosi, il rientro in casa che sembrava un assalto, il saluto frettoloso alla mamma e infine la salvezza: la sicurezza della cameretta, la porta chiusa. Il buio, che cancella apparentemente tutto.
 
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