- Cartolina rosa!!-
Urla il postino con quel poco di voce che gli è rimasta dopo aver affrontato la salita che porta a casa mia.
Sono immerso nella lettura, sento la voce lontana e non afferro subito il senso delle urla. Stanno per iniziare gli anni ottanta, quelli delle discoteche e della Gaynor con il suo I will survive, profetico titolo visto che anche mia figlia la balla e la canticchia ancora oggi. E si che di anni ne sono passati!
Mia madre entra nella stanza con la busta in mano.
- Devi partire per il soldato-
Così dicevano le mamme degli anni ottanta ai figlioli che ricevevano la cartolina di precetto. Non parlavano di militare. Ma di " andare a fare il soldato". Come fosse stato un lavoro, che portava lontano si, ma si ritornava. Sopratutto! Non era andare a fare la guerra.
Lo sapevo che sarebbe successo, non ho fatto nulla per evitarlo, e si che studio. Ma il militare a quel tempo, era un inutile perdita di tempo, un anno sprecato di sogni. Era uno stop obbligato alla tua vita.
L'ho vissuto così. Lo vivevano tutti così e quindi meglio togliersi il fastidio della divisa. Poi fra un anno tornerò e ricomincerò la vita.
Un saluto alla mamma in lacrime davanti al finestrino del locale che mi avrebbe portato a Cuneo. Non ero poi così lontano da casa, ripeteva mio padre senza la minima traccia di emozione. Un orgoglio per un padre come il mio un figlio militare. Chissà magari firma, diventa un generale delle forze armate. Pensava lui. Io invece non vedevo l'ora che finisse. Altro che firma. L'unico segno che avrei lasciato erano righe sui muri di un conto alla rovescia.
Non mi sono salvato nemmeno per quello che era la situazione tipica del periodo di naja. La ragazza a casa.
L'avevo anch'io una ragazza, si chiamava Elisabetta. Le volevo bene con l'ardore dei vent'anni e piansi io e pianse lei all'annuncio della mia partenza. Distrutta dal dolore mi accompagnò alla stazione. Le prime lettere erano di struggente nostalgia. malinconia che sfiorava le tragedie del cuore e della vita. Litri di inchiostro su progetti futuri di figli e auto nuova. Lettere profumate di gelsomino le sue. Decisamente , fortemente maschili, da vero macho le mie all'odor di polenta e grappa.
Poi le lettere diminuiscono. I progetti cessano. Le scuse sono sempre più frequenti e fantasiose. Fino al mio congedo. Volevo farle una sorpresa, anche se in cuor mio sapevo già che l'avrei ricevuta io. Come tanti della mia età che partono con l'immagine della ragazza in lacrime alla stazione e la foto nel portafoglio e tornano e scoprono la futura mamma dei loro figlioli fra le braccia del ricco figlio di papà che non ha fatto e non farà il soldato e viaggia su una lancia flavia ultimo tipo.
Seguono due mesi da eremita, chiuso in casa a grondar lacrime per la fanciulla che non ti guarda più. E poi scopri che, accidenti, ma chi me lo fa fare. Ho vent'anni e una vita davanti. Il mondo è pieno di ragazze stupende, più di lei. E allora riapri le finestre, ti metti il vestito della festa e via.
Non lo sai ancora ma racconterai di te scrivendo dentro un monitor con una tastiera e senza nastro e inchiostro.
Non lo sai che sorriderai guardando una fotografia in "grigioverde"!
Grazie alla memoria di Mariluci17 ho deciso di addormentarvi tutti
con i Santo California e il loro pezzo Tornerò.
Inno dei ventenni sotto naja degli anni ottanta.