Spesso sei costretto a vivere situazioni che non senti tue e che non ti interessano affatto, e non puoi gestirle in maniera definitiva non per mancanza di volontà, dipende da dove arrivano le magagne. Se sono dalla messaggeria diventano incofutabilmente incontrollabili.
L'impronta che lascio nel reale con il modo di essere si riflette inevitabilmente anche nei rapporti virtuali, sono un uomo discreto, non esibizionista e sopratutto non impongo la mia presenza, tantomeno se capisco di non essere gradito. Per questo è difficile trovarmi in qualche messaggeria a lasciare poesie e madrigali, elogi alla bellezza per scopi fin troppo chiari e a volte camuffati da un interesse per le capacità di fare blog, che non esiste.
E mi rendo conto che è ingestibile chi entra massacrandoti con scritti fin troppo eloquenti a cui tu non dai una risposta, non ti interessa, non trovi interessante ciò che dice. Ma non basta, non si ferma.
Ognuno è libero di fare tentativi, corteggiare, cercare un contatto, sono d'accordo, ma credo ci sia un limite anche a questo, sopratutto di fronte ad un palese no.
Nessuno ha il diritto di vessare, insistere, imporre la sua presenza se non accettata. Non è corretto e onesto e sopratutto non lo è rispetto a se stessi. E' come elemosinare una parola, prevaricare la personalità di chi riceve e non vuole.
Nel reale ci si ferma davanti all'indifferenza, c'è la ragione che impone un altolà per non finire per calpestare la propria dignità.
Ma qui la dignità dov'è? Celata come la propria immagine dal monitor, senza volto inesistente come la logica.
Mi chiedo cosa fa pensare a certi individui di essere infallibili dietro un monitor e senza la minima conoscenza dell'altro.
Lo so che non ci sono risposte adeguate, è tutto soggettivo, e non aspetto una soluzione ottimale. No. Sarò sempre quell'uomo che non ti chiederà mai chi sei.
Una riflessione innescata da un post di Fionamay " Come pioggia al rallentatore", che mi ha fatto riflettere malgrado sia un racconto giovanile, ma fondamentalmente l'argomento è sempre, attuale e mai chiuso: la voglia di annullare, con gesti e parole anche gentili, la personalità di un altro.