Giovanni arriva sempre a scuola ben pettinato, ben vestito e con le scarpe lucide. Nella quinta elementare del mio piccolo paese era molto conosciuto Giovanni, il figlio della "signora" maestra e per giunta "secchione"!
E' bravo in tutto Giovanni, grammatica, matematica, geografia e storia e noi, compagni di classe un pò ci stava sulle scatole. Per usare un eufemismo meno acido e volgare. Io poi, più di tutti perchè l'avevo come compagno di banco e dato il mio caratteraccio poco incline alla gentilezza e sopratutto alla sudditanza ero quello meno agevolato, l'antipatia fra noi toccava punte altissime, come le cime delle nostre montagne.
E facevo di tutto per oscurare la sua immagine di bravo scolaro, attento e diligente, lo innervosivo tamburellando con la matita sul banco, cantavo la montanara a bassa voce impedendogli di ascoltare la lezione e gli fregavo le matite colorate quando lui era chiamato alla lavagna. Non sopportavo la sua aria di saputello e quindi dispensavo dispetti come confetti ad un matrimonio.
E lui, niente, mi guardava con quell'aria distaccata, tentando di nascondere il malcontento per avermi come compagno di banco. E lo so che avrebbe voluto accanto Antonio, con lui c'era amicizia, affinità nello studio e poi erano cugini, in un certo senso si sarebbe sentito protetto in quanto il cuginetto era il bulletto di paese.
Dovevo in qualche modo superarlo, anche a costo di essere sospeso. Ecco la tanto aspettata occasione.
In programma una gita a Torino, per visitare il museo del risorgimento. L'entusiasmo alle stelle, un giorno di festa, niente scuola, niente compiti e niente Giovanni attaccato al mio gomito!
Sul pulman che ci portava verso la città mi sedetti dietro di lui, insieme al mio amico di scorribande e mascalzonate.
Ad accompagnarci c'erano due maestre, che a fatica riuscivano a calmare i nostri animi scatenati, primo tentativo le classiche canzoni da "gita" che naturalmente si stonavano così tanto da indurre le malcapitate insegnanti al saridon buttato giù in gola a secco.
Il secondo era la storiella simpatica di un fatto accaduto ad ognuno di noi. Dopo il primo alunno sventolavano bandiera bianca e si sedevano stremate e nervose.
Giovanni fungeva un pò da capoclasse e si sa come venvano trattati i vice maestra: gli tirammo di tutto addosso, dalle scarpe alle merendine, a lui e i suoi amici fidati.
Finchè non ci fu un corpo a corpo fra noi due, botte da orbi tra capelli strappati, pugni allo stomaco e le povere insegnanti che , in mezzo per dividerci, le prendevano di santa ragione. Finchè non li afferrai un orecchio, avevo un insegnante che mi tirava via di peso , ma io non staccavo le dita dall'orecchio di Giovanni che urlava come una sirena della polizia, si allungava come un elastico per seguire le mie dita nel tentativo di sentire meno male.
Era bianco da far paura, scoppiò a piangere all'improvviso dopo la mia ennesima strizzata: gli avevo leso la cartilagine!
La gita finì in un pronto soccorso. Mi sentii per la prima volta in vita mia un verme, e tremavo dalla paura, non tanto per Giovanni ma per le conseguenze che avrei avuto a casa, dai miei, da mio padre.
Risultato: sospeso dalle lezioni, dopo la visita dal preside e una paccata di sberle da mio padre.
Un bullo ridotto al minimo. Mai più attentati all'orecchio di un compagno, anche se fastidiosamente secchione!!