Il viale è circondato da piante e profumi che sono primavera, risveglio voglia di fare, muoversi. Eppure ho il sentore dell'immobilità mentre lo percorro, le mie gambe si muovono ad un ritmo lento di passato, sconfitta e dolore.
La suora si avvicina sorridendo, è piccolina e pare ancora più minuta nel suo abito scuro. - Sei qui per Maria vero?-
Si, sono qui per lei, Maria, una nonnina di quasi novant'anni che per tanto tempo è stata mia vicina di casa, quando abitava con la figlia, che un bel giorno ha deciso di rinchiuderla in questa casa di riposo.
- E' un bel posto Mari, quando vai a trovarla mi dirai, in collina aria fresca e sopratutto sono seguiti, coccolati, mia madre è felice lì!-
Mi disse l'altro giorno Paola, la figlia di Maria.
Non sono convinta della felicità tra le mura di queste prigioni di lusso, non sono convinta che gli ospiti siano così felici come paventano i parenti, spesso, ma forse per giustificare la loro scelta, che per me ha una strada soltanto : si portano i genitori qui, in queste "belle" case perchè non si ha tempo e voglia di seguirli, perchè siamo egoisti e loro non ci servono più, ancora meno se sono malati, come Maria.
Ecco, la cruda verità! E posso affermarlo proprio io che ho una mamma anziana e malata, eppure a costo di strisciare con la lingua per terra dalla stanchezza, lei non andrà via di casa sua mai. Lo farà soltanto quando Dio vorrà.
Ci ho pensato tante volte, ho parlato con i miei fratelli di questa eventualità: tutti concordi che la mamma deve stare a casa sua. Ricordo mio padre, che spesso recitava :" Un padre e una madre riescono a seguire, allevare 10 figli! Dieci figli non riescono a guardare un padre e una madre!"
Sagge parole penso, mentre sono seduta accanto a Maria, che mi augura buon 2003 e pensa di essere alla vigilia di Pasqua, e mi ha preparato un regalino, un paio di calzini piccolissimi fatti a maglia per mio figlio.
Sorrido, mentre stringo la sua mano e la ringrazio con un bacio. Non sto a spiegarle che non ho figli. Lei, donna di vecchio stampo non capirebbe una vita senza figli.
Resto con lei fino alla fine della visita, ascoltando i suoi pensieri che fluttuano imprecisi dentro date sbagliate e ricordi sbiaditi dentro immagini che continua a vedere, ma sono solo dei fantasmi nei suoi occhi. Ma io non sto a spiegarle nulla. L'ascolto come farei con la mia di mamma. Ascolto la gioia del suo volto quando parla dei figli, tre, i quali hanno famiglia e un "buon posto", non hanno tempo per lei.
- Li capisco sai, devono farsi la loro vita, sono giovani!- Un attimo di lucidità che mi alter il cuore, che parte a mille dal dispiacere nel pensare che anche lei è stata giovane, anche lei aveva la sua vita da vivere, anche lei aveva dritto ad un giorno di libertà. Invece ha solo vissuto per i suoi figli, rinunciando e soffrendo per loro.
E adesso viene ricompensata così miseramente.
Me ne vado con la promessa di tornare ancora. Riprendo il viale e mi volto a guardare la casa: sarai anche bella, antica, con gli specchi alle pareti e i quadri famosi, ma io mia madre qui non ce la porterò mai!!
Non credo alle giustificazioni. Non credo all'impossibilità di accudire chi ci ha dato la vita. Credo piuttosto che, almeno per i loro ultimi anni sia un dovere per noi non lasciarli soli. Un dovere che è amore, lo stesso che loro ci hanno donato incondizionatamente.
Non l'ho fatto con mio padre.
Non lascerò andare via per sempre mia madre in una stanza da sola, circondata da facce sconosciute.