Creato da righe_di_vita il 01/04/2007

Titoli di coda

Per entrare sotto la pelle, penetrare emozioni con il linguaggio delle immagini adattando le semplici parole!

 

« Sempre in ritardo***** »

racconti

Post n°534 pubblicato il 09 Maggio 2009 da fionamay10
 



(matita e filtro verde di fionamay)

Commenti al Post:
Bepi_Tn
Bepi_Tn il 09/05/09 alle 22:39 via WEB
Se il to ritratto vero.
 
smemoranda1954
smemoranda1954 il 09/05/09 alle 22:56 via WEB
Seduta, con la testa dentro la mano a massaggiarmi le tempie che scoppiano dopo l’ennesima lite. L’ennesima storia di gelosia che mi travolge l’anima. Lui non è cattivo, è solo un uomo molto insicuro e senza certezze perché non le sa vedere, non vuole conoscere i lati più belli della vita. Non vuole conoscere me dopo cinque anni insieme è come fosse il primo giorno, ma non in quel senso idilliaco, non comprende che l’amore non può essere continuamente strattonato, rivoltato e impastato di diffidenza sempre, ogni giorno. E resto ancora seduta, le tempie non pulsano più e lui si è chiuso in camera nostra, lo fa sempre, ogni volta quando la piega della discussione gli si ribalta contro. ”Non sei perfetto” e non lo sono nemmeno io ma non può sempre accendere questi falò dentro la pelle e poi assumere quell’atteggiamento da cane bastonato per cosa poi? Perché ho salutato il vicino di casa e lui ci ha visto ammiccamento. Perché non capisce che se sono ancora qui vuol dire qualcosa comunque. Scopro all’improvviso che forse sto chiamando in modo sbagliato questo suo sentimento, non è gelosia ma possesso, sono una “cosa” sua, come un sopramobile o la sua auto. Niente di più e mi assale l’angoscia non tanto per il domani, ma perché mi sento sola e sconfitta e non voglio percepire questo di me. So quello che sono e faccio e fin d’ora credo di aver mantenuto fede al nostro giuramento di reciproca fiducia e soprattutto quell’aiutarsi uno con l’altra che non c’è. Sono sola seduta su questa sedia e penso… Penso su chi ho riposto la mia fiducia e con chi speravo di condividere tanti anni insieme… e penso anche dove ho messo la mia valigia piena di sogni. Ricordo dove l’ho nascosta, adesso la riempirò di vestiti e la svuoterò delle mie illusioni.
 
Survivor60
Survivor60 il 10/05/09 alle 23:11 via WEB
Il giardino è pieno di erbacce, mi faccio strada con un pezzo di legno spaventando insetti e bisce che ormai hanno trovato un riparo in mezzo alle siepi trascurate e i fili d’erba e l’edera che corre lungo il selciato che porta alla casa. Poco prima del cartello vendesi mi fermo e fisso una finestra al piano terreno dove c’era la cucina e dove la nonna preparava manicaretti in attesa del nostro arrivo. Arrivavo correndo dentro quel vialetto che nel mio ricordo vedo di alberi curati e fiori sui davanzali delle finestre. Ma il tempo passa impietoso, crudele ti porta via la giovinezza e con essa le persone che ami e che non smetterai mai di ricordare. L’ultima volta avevo un braccio ingessato, i fiori nei vasi stavano seccando, e mia nonna non era più in piedi davanti ai fornelli ma seduta su una sedia, lontana anni luce dalla sua vita e dalla mia. Non mi riconosce più ma la sua sensibilità la porta a chiedermi come ho fatto a rompermi il braccio. Nonna sono caduto dalla moto le dico d’un fiato. Non mi risponde, forse si sta domandando perché la chiamo nonna. Ormai non sono più quel ragazzino che correva pazzo di contentezza per la sua polenta o per i canederli che sapeva cucinarli meglio di un esperto cuoco. Lei non conosce più questa vita, gli occhi vacui sono già troppo lontani dal mondo. La rivedo seduta, magrissima di profilo con il naso sottile, le mani scarne e i suoi capelli bianchissimi ma pochi che si vede la pelle rossastra della calotta. Sono passati tanti anni da quell’ultima volta, mi resta una fotografia della mia prima comunione e lei accanto a me che sorride e una stretta al cuore pensando che anch’io diventerò vecchio e quello che temo di più è perdere i ricordi. Lei seduta sulla sedia alta di legno ad aspettare i figli che arrivano da lontano.
 
Loris_700
Loris_700 il 10/05/09 alle 23:31 via WEB
Sogno per una donna che non esiste. Bel disegno. ciao £ori$
 
Agnello34
Agnello34 il 11/05/09 alle 22:15 via WEB
Non ero ben visto nella famiglia della mia fidanzata. Ci separava un abisso, tra educazione e modo di essere completamente diversi, e i miei allora futuri suoceri non gradivano che la loro figliola frequentasse un ragazzo senza arte né parte come me. Così ci vedevamo in un bar-latteria, adesso non esistono nemmeno più questi locali. L’avevamo pescato per caso, durante una passeggiata di nascosto in periferia, così era diventato il nostro ritrovo. Il tuo disegno mi ricorda quel periodo quando lei, seduta allo stesso tavolo, verso la porta vetri aspettava l’autobus dal quale io scendevo dopo aver fatto parecchie fermate e solo per stare con lei pochi minuti. L’ora di cena era un martirio soprattutto nelle serate troppo corte d’inverno, quando avevo appena il tempo di dirle ciao e poi c’era da scappare, ognuno per la sua strada. Per fortuna i suoi genitori comunque una possibilità me la concessero e io comincia a frequentare casa loro, poi a restare a cena, ero solo qui a Torino per cui mi presero in “affido” temporaneo in attesa di mettere da parte dei soldi per sposarci. Sono stato fortunato, grazie a loro ho trovato il mio primo vero lavoro. Prima mi accontentavo di scaricare frutta ai mercati generali. Poi , ed è vero, il colpo di coda arriva se ti comporti bene e io ho cambiato lavoro, migliorando e qui un altro grazie è doveroso, all’uomo che mi ha insegnato un mestiere. Tutto questo ha contribuito a fare di me ciò che sono adesso, un marito e un padre contento. Il tuo disegno mi ricorda gli anni più duri ma anche sorprendentemente belli!
 
righe_di_vita
righe_di_vita il 11/05/09 alle 22:26 via WEB
Mi trovo ad un passo dal realizzare il mio sogno. Perché quando desideri tanto una cosa che è la tua vita e sei lì pronto a cogliere al volo l’occasione più grande ti assale quella brutta sensazione di inadeguatezza, di non essere all’altezza, di sbagliare qualcosa se non tutto. Ecco, io di fronte al raggiungimento della meta sono terrorizzato, incapace di prendere la decisione e infilarmi il vestito nuovo, la camicia stirata con l’amido perché non prenda le stesse pieghe che adesso ho nell’anima. Qualcosa di sconosciuto si è infilato dentro il gilet e io lo sento pungere fastidiosamente, come fosse lana grezza, lavorata malamente e senza capacità. Fuggirò lo sento da questo mio istante che doveva essere perfetto. Fuggirò e non mi seguirà nessuno perché nessuno mi perdonerà. Lo so ma la tremarella sale e ho i brividi. Accampo una banale scusa, ho freddo e cerco un bagno. Nel momento topico della mia vita, che faccio…cerco un bagno per stare da solo e riflettere. E’ l’unico posto dove so di essere al sicuro. Che stupido! Suonano le campane a festa, sono per me, anzi meglio dire per noi. O forse no, sono campane che mi avvisano che non è l’istante giusto che devo scappare? Raccolgo il consiglio, mi trincero dietro una sensazione che voglio sia così. E’ questa la mia scelta: fuggire! Il resto è ormai storia e io ho perso qualcosa di incredibilmente bello. La nascita di mia figlia!
 
fast_web65
fast_web65 il 11/05/09 alle 22:54 via WEB
Così io la vedo! Pensierosa davanti al monitor cercando quella risposta alla mia domanda, quelle parole che vorrei sentire che escono dal profondo dell’anima. Così la vedo quando stringe i pugni per sopportare la lontananza dal suo mondo e cercare tra le righe colorate di verde la speranza di un ritorno. E la vedo ancora così, tesa nella ricerca di un motivo da spiegare ad un bambino di 10 anni che non ha la percezione del sacrificio e lo vive come una punizione. Tremenda che lo affonda. Così vorrei vederla, più distesa e colorata sulla pelle che ha il colore del passato. Sono soltanto sensazioni dettate da un tratto, ma quel verde intorno come un aura mi da l’esatta percezione di ciò che veramente voglio dalla vita.
 
fionamay10
fionamay10 il 11/05/09 alle 23:34 via WEB
Come comincia il giorno senza di loro?
Comincia? Strano, ma si.
Comincia con due occhi pieni di palude dentro lo specchio del bagno.
Comincia senza suoni, dei rintocchi del campanile che batte l'ora, delle tazzine di ceramica che cioccano una contro l'altra a prenderle in una sola mano.
Comincia senza odori, quello burroso del croissant appena tolto dal forno, quello polveroso del talco sulle macchie dei vestiti.
Comincia come un giorno fatto tutto così, di scarti del giorno prima, di una foto di chi vedevi fino al giorno prima, di radici spaccate dal terreno che ti ancoravano. Al giorno. Alla vita.
E aspetto,
con i nodi delle ginocchia, con questi tacchi, questo nero sugli occhi disfatti, le orecchie a paletta del Simo contro le gambe.
Aspetto la notte che cade, che si mangia il bianco del cielo. Aspetto il buio che cancella il giorno.
E il buio arriva sempre, cancella, sfalda il giorno e la miseria umana intorno.
Arriva a traghettarmi nel destino. Che il destino è come il cuore. Ti sta addosso da quando vieni al mondo.
 
dark_voyager
dark_voyager il 12/05/09 alle 21:56 via WEB
I miei occhi che guardano oltre la finestra, giù verso la strada, dove è posteggiato un furgoncino, stipato all’inverosimile, con le piccole ruote che sembrano gridare aiuto per il peso che devono sopportare. Un misto tragicomico tra un cartone animato e una scena tratta da un film del neorealismo italiano, i carretti degli sfollati, il dopoguerra e le masserizie raccattate in fretta e furia e caricate su birocci malfermi… Ecco, questo vedevo e pensavo il giorno che mio padre, terminata la sua vita lavorativa, caricò mia madre e tutto quello che restava di 40 anni di vita a Milano sul camioncino. Eppure non c’era neanche tanta roba, lì dentro… il contenuto di un armadio a 4 ante, bicchieri di insignificante vetro, e bicchierini dipinti a mano appartenuti alla nonna, qualche soprammobile di dubbio valore, dei lampadari, il letto in ottone e i materassi… Li stavo aspettando per pranzo, passavano da me per salutarmi, prima di prendere l’autostrada. Mi sembrava di non essere io a vivere quel momento. Un pranzo veloce, dovevano partire. Un saluto frettoloso, mai smancerie da loro. Ed io chiudo la porta, mi avvicino alla finestra, li saluto con la mano, li vedo partire.
 
Mariluci17
Mariluci17 il 12/05/09 alle 22:53 via WEB
Sono tante le canzoni che restano nella mente e che segnano quel preciso momento della mia vita. Ma una in particolare adesso, ha assunto quell’importanza che tanti anni fa non poteva avere, non potevo sentire importante. Era una delle tante che passava nei juke-box o sentivi alla radio nei rari programmi musicali di allora. Avevo quattordici anni, era il 1968 e quell’estate mio padre ci portò in vacanza al mare. A Laigueglia. Contentissima e felice per la mia prima stagione al mare che adoravo già pur non conoscendolo. Immenso, profondo ed emozionante il mare mi regalò le prime sensazioni di ragazza in attesa di quell’amore che avevo soltanto letto sui libri o nel “bolero” a fumetti che leggevo di nascosto da mia madre. Mia madre e mio padre, ancora giovani e in costume che si divertivano come ragazzini sul materassino di gomma. Io e i miei fratelli, sempre affamati e golosi di bomboloni caldi. Quel gusto che non ho più sentito e che mi torna ogni tanto su per le narici. E la canzone che impazzava dagli altoparlanti della spiaggia. Affida una lacrima al vento! Mio padre amava questo pezzo e io ci ridevo su, sei un matusa e solo tu puoi ascoltare quell’agonia di Adamo. Gli dicevo ridendo e lui che mi rinfacciava la mia ignoranza musicale…”saranno belli quei tizi con i capelli lunghi e lo sguardo da scemi!” Mi diceva denigrando i cantanti che invece a me piacevano, musica rock oppure demenziale come diceva mia madre. Alzavo gli occhi al cielo quando mio padre accennava le note della sua canzone preferita. Fiita l’estate il ritorno in città era un trauma. Mio padre con fatica e lavorando tantissimo quell’estate del ’68 ci regalò due mesi interi di mare. E per otto settimane ci raggiungeva per il fine settimana. Era più abbronzato di noi e pensavo che il sudore fosse un valido aiuto per la sua pelle ormai bruciata dal sole e dal troppo lavoro. Poi i miei ricordi si perdono e si perde anche quella canzone. Fino a qualche anno fa, quando una malattia lo portò via e io ritrovai fra le sue cose quel vecchio 45 giri. Ormai sono tanti anni che anch’io affido la mia lacrima al vento perché la porti da lui e non so se il vento mi ascolta, so soltanto che il vinile gracchia, la voce di Adamo un po’ stona ma non butterò mai via quella voce che è diventata un po’ anche la sua. Il tempo e il dolore ci cambia e restano soltanto piccoli dettagli che amplificano la sofferenza per quel distacco inevitabile. Terribilmente definitivo. Affida una lacrima al vento
 
PrincipeDistratto
PrincipeDistratto il 13/05/09 alle 17:26 via WEB
I suoi silenzi mi fanno paura, non li conosco, non ho la percezione del motivo, non esiste non c’è un peso che mi bilanci nei suoi occhi.
Silenzio!
La guardo mentre arriccia il naso per un odore che la infastidisce, spero non sia il mio, in questi momenti tutto diventa un fastidioso ronzare di mosche.
Ma è invitabile il mio errore, non la conosco ancora bene, non so ancora che questi dettagli sono ciò che lei è. Una donna che vive in solitudine i suoi drammi, non è ancora abituata alla presenza costante di chi vorrebbe proteggerla da questi fantasmi.
La mano si alza lentamente come se scacciasse un pensiero o è la stessa mosca di prima, che deposita il suo veleno fra i capelli.
Quando saremo insieme davvero forse comprenderò i tuoi solitari voli nelle tue stanze entrerò e ribalterò coperte e armadi. Lo so, sono forte e deciso.
Non potevo sapere che non sarebbe mai stato così!
Lei mi piaceva proprio per questi misteri del suo essere. Lei mi piace perché ha mantenuto i suoi segreti e affonda poco alla volta le unghie nella mia carne, lasciandomi tracce indelebili che non sono più dolore ma la forte sensazione che lei esiste per me.
Che io esisto per lei.
 
Alessia390
Alessia390 il 13/05/09 alle 17:43 via WEB
Mi sento come fossi davanti ad un giudice, imparziale e rigido! Mia madre mi guarda con occhi glaciali, ho appena esternato la mia rabbia per la sua decisione. Lascio tuo padre, mi dice come fosse una cosa normale, un movimento quotidiano abituale nella nostra casa! Ci si lascia, ci si prende e poi si ricomincia…ci si lascia…all’infinito fino a che qualcuno porrà la parola fine a tutto. E quando succederà? Perché non posso avere una vita e una madre come tutte le altre. Meno impulsiva, un poco più ragionevole. Eppure lo sapeva che mio padre non ha un carattere facile, è un altro mondo dal suo. Lo sapeva e adesso le conseguenze del suo colpo di testa chi le paga. Non soltanto lui ma anche chi le sta accanto. Io, per esempio ma che in questo momento sembro invisibile. Una cosa astratta come i suoi pensieri. Stasera non sarà come sempre. Nessuna cena, chi ha appetito? Niente telegiornale da commentare. Niente. Ci sarà la solita confusione fra parole e gesti finchè qualcuno cederà e accetterà la scelta dell’altro. Sono spettatrice di un confronto che conosco a memoria, e che ogni volta si risolverà in un abbraccio. Ma fino a quando? Ho sempre paura di queste minacce, ho paura che un giorno o l’altro diventino realtà e non ci saranno sorrisi abbracci per tutti. Adesso siamo tutti stanchi! Mia madre ha passato metà della sua vita a minacciare di andarsene per sempre e io ho vissuto in un disperato bisogno di certezze. Continuerò a cercare.
 
gilda_la_bomba
gilda_la_bomba il 16/05/09 alle 17:29 via WEB
Non capivo i pianti di Lele. Avevo imparato il suono della fame, della sete e del sonno, si esprimono così i bambini quando sono piccoli, Lele aveva un suono di troppo, un pianto che non capivo, strideva e insieme mi inquietava. E lui non aveva altri mezzi per arrivare a me, alla mia comprensione. Le notti passavano più insonni che mai, riflettevo seduta in cucina nei pochissimi spazi che Lele mi lasciava. Se tu potessi parlarmi, se potessi capire il perché di quel pianto disperato che né biberon né coccole calmavano. Ero disperata quando decisi di consultare un medico. Povero piccolo iniziava bene la sua vita, un calvario di esami e visite e terapie. Ma la notte era un incubo fino a che una dottoressa sensibile decise per il ricovero. Ho passato altre notti seduta in poltrona accanto a lui, con le luci forti della sera e deboli dell’alba. Alba su alba. Tramonti senza voglia di mangiare soltanto Lele da accudire. Ed ero sola! Il responso che mi fece pesare pochi chili sulla bilancia. Non importa se mio figlio non correrà mai dietro un pallone. La mia vita è dentro le sue mani.
 
Gloriana66
Gloriana66 il 16/05/09 alle 23:18 via WEB
La valigia è pronta! Mai avrei pensato di lasciare questa casa che avevo arredato e curato con ambizione e amore. Qui c’è la mia vita, nella cucina ormai vuota dove tubi del gas e fili elettrici escono e pendono dai muri, vuoti senza pensili come anime abbandonate, senza vita. La camera di mio figlio, con le nuvole azzurre sul fondo bianco, allegra di pupazzi e giochi sparsi, fino a ieri, qua e là. Mi aspetta un’altra casa che so già non amerò! Mi trascino malinconica tra una stanza e l’altra, in teoria ho voluto ancora un momento qui per vedere di non dimenticare nulla, ma lo so che è una bugia. Sono qui strascino i piedi, stanca per imprimermi bene questi muri nella mente. Per guardare ancora le mie nuvole, la mia via e dal terrazzo il mio giardino. Il vecchio pino sembra salutarmi con i rami abbracciarmi. Mi mancherà tutto della mia casa e della mia città! Mio figlio seduto per terra mi guarda, so cosa sta pensando, soffre e spera. Spera che io cambi idea, spera di vedermi disfare le valigie. Lo prendo per mano. Le sue lacrime mi pungono il cuore ma è ora di andare.
 
pianetadgl4
pianetadgl4 il 17/05/09 alle 22:58 via WEB
C’è un momento nella vita che tacere non ha più senso, coprire le proprie magagne e illudersi che la pioggia possa lavare tutto, senza il detersivo del pentimento è assurdo. Tutto resta sospeso come il fumo denso di una sigaretta dentro una stanza, e dopo aver volteggiato creando strisce di nulla resta solo un odore cattivo. Di indifferenza. Ed è quello che è difficile da sopportare, anche per me che ne ho viste tante, ma mai così tremenda e brutta come la mia storia. Questa. Di un amico che tradisce un amico, lo pugnala alle spalle coinvolgendo una persona a lui molto cara, con il gusto di ferire, distruggere un sogno. Il loro. E il motivo che tarda ad affiorare sullo stagno della menzogna, la mia, anzi le mie per giustificarmi, cercando di ammorbidire la rigidità di uno sguardo. Quello degli amici. Di quell’amico che per altro ha cercato di convincermi che tacere non sarebbe servito che a scendere fino in fondo al crepaccio! E quel motivo che si stempera nei giorni che passano e non trovo più il bandolo della matassa, non so che dire, la vergogna è tanta nascosta dietro ad un nick di comodo per non lasciare la tranquilla vita del gruppo. Dove ti rendi conto che stai bene, ti piace ma è tardi e sono consapevole. Per questo, il tratto a matita diventa mille aghi che bucano le parole, ribalta soggetti e verbi fino alla definizione di quell’io che ho perso insieme alla considerazione altrui. E le scuse la ricerca del perdono diventa un atto inutile per quello che sei stato per chi hai danneggiato, e quello che gli altri sono per te, ma almeno smette di urlare di rabbia quella parte di me che è inevitabilmente persa!
 
 
fionamay10
fionamay10 il 18/05/09 alle 22:54 via WEB
Permettimi un'errata corrige, Rob. Non direi "coinvolgendo" ma direi piuttosto "tentando di coinvolgere". Converrai che la differenza è lapalissiana.
 
cow_boy_2006
cow_boy_2006 il 19/05/09 alle 23:23 via WEB
Aggiugo e ci tengo a farti presente che non ti sei nemmeno avvicinato con il pensiero a quel sogno che menzioni, non ti gasare sarebbe comunque motivo di esaltazione per te che no ti è concesso.
 
anagoor.ma
anagoor.ma il 26/05/09 alle 22:32 via WEB
Oggi come tanti anni fa vi mando frammenti di me che siete stati voi, piccole cose che mi hanno fatto crescere, diventare uomo. Frammenti si, ormai dissolti nel bicchiere di latte del mattino o nel pasto leggero della sera, sotto la luce della stessa lampadina con gli stessi watt vostri, filo che pende e tiene ancora insieme il mio e il vostro battito. Il tuo battito, papà, che stanco rincorreva le serate di tranquillità sul divano, davanti a te un bambino che non si reggeva in piedi ma teneva in pugno il tuo grande cuore. E tu, mamma, a sfornare torte e cucire grembiulini sempre strappati dalle cadute sulle ginocchia sempre di questo bambino, incapace di sollevare se stesso dal pesantore del suo peccato, quello che ancora non conosco e non so perché pago lo scotto di qualcosa che non ho fatto! E tu me lo dicevi spesso, abbracciandomi stretto sulla tua sedia preferita o fra i cassetti del tuo armadio che odora ancora di lavanda. Indimenticabile come te! E poi mi resta lei, l’unico vero amore della mia vita, che è la mia vita e sarà l’ultimo mio pensiero quando la vita deciderà di passare la mano all’oscurità! Non ho rabbia né più dolore, solo la consapevolezza che io non ho mai lasciato voi, ma soprattutto voi non avete mai lasciato me!
 
simonaG.70
simonaG.70 il 30/05/09 alle 22:53 via WEB
Incredibilmente riesco ancora a meravigliarmi, a guardare ciò che è diventato ineluttabile presenza, segno inconfondibile di un amicizia che va oltre il confine visivo. E non è facile risparmiare ore su ore, giorni su giorni per ritrovare nel momento topico della tua vita quella presenza. Discrezione e affetto. La soluzione che arriva dentro uno scrigno con il tuo e suo nome incisi. Cosa resta di me quando chiudo la porta di casa e le mie stanze sono il mio regno, e la mia vita è nascosta agli occhi del mondo. Resta questa presenza attenta, a volte esigente, ma coerente, unica risorsa da cui attingere forza. E io ne approfitto sempre, quando sento crollarmi il mondo addosso. Quando le sere diventano ricettacolo di dubbi e incertezze. Quando anche il mio più recondito segreto viene alla luce, so che “l’ineluttabile” presenza è lì ad ascoltarmi. Non cambierei con nessuno gli occhi severi dell’unica amica che vorrei!
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 

AREA PERSONALE

 

GUARDIANI DELLA PORTA

 Fionamay10
mariluci_17
Anagoor.ma
Aldobrando_1958
SimonaG70
PrincipeDistratto
Valerio_702013
Valdellatorre1968
Survivor

 

 

 

I disegni di  Fionamay10
 sono tratti da fumetti
ed eseguiti con semplici
matite a mano libera.
E' vietato l'utilizzo
a meno del consenso
dell'autrice.
Chiedere è lecito ed
evita malintesi
.
Inoltre:
E' vietato utilizzare:
le foto personali
i pezzi liberamente
pensati e scritti
i disegni e quanto
altro di proprietà
degli autori del blog
se non su richiesta

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 6
 

 

TAG

 

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 

 
 

 
RSS (Really simple syndication)Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963