Ogni volta che torno alle mie origini, nella casa che mi ha visto bambino è sempre più doloroso poi venire via.
La mia vita è altrove, in una grande città dove c’è tutto ciò che mi serve e anche di più, eppure per me è un dramma staccarmi da quella casa in montagna, dove ho giurato un giorno di tanti anni fa che non sarei più tornato. Ambizioso e ribelle agli schemi banali che imponeva quella vita fra boschi e polenta, io mi sentivo fuori posto, un cittadino a tutti gli effetti e quindi una vita fatta di orti da seminare e campi da arare non faceva per me. Così ho deciso tanti anni fa!
Adesso, più passano gli anni e più assomiglio alla mia terra e ne sento nostalgia, sento di aver perso molto rinunciando alle mie montagne, al suo lago ai campi da sci.
Sono un eccezione per la mia gente, non so sciare, non conosco i fiori di montagna e non ho mai seguito il corso di un fiumiciattolo in alta quota!
Mi manca anche la voce di quei giorni, quella di mio padre, che parlava poco ma quel poco me l’ha conficcato come un punteruolo nel cuore: “ Tu rimpiangerai di non darmi retta e un giorno scoprirai di non avere terra e radici e allora tornerai con la testa bassa, umile anche se ricco di fuori sarai povero dentro!”
Ho sempre combattuto contro questa filosofia, contro queste parole dure e senza scampo. Ma aveva ragione mio padre, mi manca una parte di me, importante che non ho vissuto per inseguire altri sogni senza accorgermi che forse il mio sogno più grande era lì a pochi passi. E abita ancora lì fra boschi e sentieri che stasera mi porteranno a casa con quella lenta malinconia che nascerà dentro le luci della città e con il cuore gonfio di nostalgia non scalerò quella collina sopra casa. Salirà sull’ascensore che mi porterà in alto, ma non è indiscutibilmente la stessa cosa!
( Cartolina di Limonetto 1975)