Titoli di coda

Il ricovero dell'ipocrisia

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Sono stanco! E' stata una giornata lunga, tra medici e infermieri e flebo e iniezioni contro questa infezione che mi fa salire la febbre e scendere la voglia di lottare.
Sono le undici di sera quando entro nella camera dell'ospedale, ricoverato e non si sa per quanto. Conosco così Andrea, un uomo di quarant'anni che è arrivato poco prima di me, non so per cosa sia lì, non è che mi interessi molto. Quando soffri lo fai da solo indifferente al resto del mondo, il tuo dolore occupa tutti i tuoi pensieri e poco te ne fai di chi sta peggio di te. Meno ancora se sta meglio di te, quasi che ci si possa consolare pensando a chi sta peggio, e c'è invidia per chi sta meglio quindi risultato: te ne freghi di tutti!
Andrea è disteso supino sul letto, una donna lo abbraccia, lo bacia e lui si lamenta, guaisce come i cani maltrattati. Impreca contro la sfortuna, mentre la sua donna lo consola affranta e disperata!
Io sono solo, ma non mi dispiace, non sono abituato al dolore così sfacciatamente esibito. Penso invece che la sofferenza abbia dinamiche più discrete, meno compulsive soprattutto se non è così grave ciò che invece appare tale. Andrea è un piagnone di natura, lo scopro subito dopo l'uscita della donna. Lui si siede sul letto, armeggia con il cellulare, chiama qualcuno, parla ad alta voce e mi stupisco fino a pochi minuti fa sembrava afono, parla di soldi e lavoro, di conto in banca e ride confabulando con l'interlocutore. Ride della donna appena uscita. "L'ho piegata in due stavolta"! E ride ancora.
Che stupida persona il mio vicino di letto! Che uomo ipocrita e vile, come può una persona giocare così con la sofferenza. E la risposta è chiara subito: perché non conosce la vera sofferenza, sempre che ci sia quella falsa. Io non ci credo, conosco bene il signor dolore, so dove abita e mi viene spesso a trovare anche se cerco di scappare. Andrea no. Andrea sta occupando un posto riservato a chi ha veramente bisogno. Andrea si avvale di questo momento per rivalersi di un sentimento. Andrea non vale nulla.
Il buffone si gira verso di me, accenna ad una smorfia di dolore. La mia risata amara accompagna il suo saluto. Mi volto dall'altra parte, un segno preciso di intolleranza verso questo finto dolore.
Un segno preciso verso chi , purtroppo, a quarant'anni prende come un gioco la camera di un ospedale. 

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Onde Avverse
(di fionamay) 

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due passi
(di Simone) 

Ti apro la porta

Parole che aspettano...

sedute sui gradini di un ricordo

nelle notti buie di malinconia

e qui...

fra le righe di vita.

(Img. anagoor.ma)

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L'elefante e la farfalla 

Joshua V/S Danilo

La capacità di recupero sentimentale della Fede è una meraviglia. Dopo aver passato giorni a pensare su come e cosa basare il suo futuro senza quel traditore infame (parole sue) del Samuel eccola vispa e attenta alle prese con una nuova ipotesi di rapporto a due. Il problema è che non è solo il rapporto a due che confonde ancora la Federica, c'è che sono proprio in due i corteggiatori della mia figliola che, indecisa danza fra una telefonata e l'altra allungando i tempi di una scelta che, a mio parere è già nel suo cuore.
Io, padre fortunato (sigh) e attento ho avuto modo di conoscere i due contendenti che, affilate le armi di seduzione, cercano di convincere anche il genitore infausto (io) di essere l'uomo perfetto per il carattere intollerante e poco socievole della Fede!
E se il nome che ci è stato cucito addosso può in qualche modo raccontare ciò che siamo, bene a questi due ragazzi auguro buona fortuna di tutto cuore!
Joshua, il primo della breve lista, alto magro, classico divora libri che parla come un vocabolario e non si lascia mai andare a parole scorrette, non gli sfugge un insulto nemmeno a pagarlo oro il che lo rende un po' disumano per certi versi, un po' robot sotto il controllo del devoto oli sempre. Alla Federica non dispiace, ma la vedo perplessa a volte, io credo sia un piacerle più per il mistero che riesce a celare tra una parola e l'altra, un po' come ascoltare un politico che ti affascina si, ma a conti fatti non hai capito un ciufolo di ciò che dice. Ecco, mia figlia soffre un po' di questo effetto pesce narcotizzato quando ascolta il Joshua. Insomma, le risposte che da e riesce ad avere non la soddisfano con il senno di poi! Un bel dilemma!
E poi c'è Danilo. Totalmente all'opposto del primo, poco propenso agli studi, molto preso dai suoi hobby e dal lavoro di cameriere in un locale alla moda in città. Veste piuttosto classico e ha una parlantina da uomo d'affari con tante idee per la testa ma poco praticabili materialmente. Affascinante certo, con quel modo un po' Indiana Jones dietro il bancone del bar. Carino, a detta della Fede, ma poco affidabile proprio per questo motivo. Lei è gelosa delle clienti del Danilo che poco ombroso ma piuttosto estroverso non lesina occhiatine e complimenti a tutte per poi spararti un " ma è il lavoro che faccio che mi porta ad essere galante con tutti!". Peccato, risponde la Fede che questi tutti abbiano due gambe e un seno da infarto!!
Ora dopo queste elucubrazioni paterne sui due possibili generi lascio lo spazio e il tempo alla combattiva Federica che, dopo giorni di ansia non sa ancora che pesci pigliare.
Io una mezza idea l'avrei sulla sua possibile scelta.
Ma solo mezza eh!

Un milione di volte

E un milione di volte,
quando sono sola
nelle righe dell' acqua che cola
dalle grondaie,
dai ballatoi,
dalle pensiline.
Quando
mi sento più lontana,
più dentro a uno sguardo che
è solo un colore di fango,
penso:
ecco, adesso, qui
mio padre
sarebbe capace
di fermarmi in una fotografia,
di restituirmi i pensieri,
di raccontarmi se sono qualcosa. 
(matita fionamay)          

Bohemè

Se mai cercassi un pò di intimità

in due mondi in conflitto

aprirei le finestre

a suoni e parole...

Img. Righedivita

...

il cielo verso la sinagoga
(Simone a Praga) 

Cornice

Una sera solitaria
a pensare ad un altro dolore
lontano...
con l'anima qui a due passi
da calpestare
per aiutare un respiro.

Img. di righedivita 

di nero pupilla

Ed è qui che vivo, oggi.
In questa città,
che il più delle volte mi deruba,
mi gratta via uno strato di pelle giovane,
riduce la mia vita a un anello di fumo
soffiato fuori in pausa pranzo.
Ed è qui
che c'è ancora
la sua ultima carezza sui capelli
con quella sua mano ferma,
solida.
E gli occhi che mi guardano
con la troppa intensità dell'addio,
di un colore diverso,
più scuri...
Come se le pupille
si fossero mangiate tutto il resto di lui.
Come se si affacciassero
da quell'ammasso di lenzuola sul letto;
senza corpo
o
dal pelo lucente di un animale
che nasconde tutte le ferite.
Anche quelle letali.
Ed è qui che vivo, oggi.

(foto fionamay)