Titoli di coda

L'anima debole

Sto toccando una nuvola.
Sono salito molto in alto, non sento la stanchezza e sono sotto un cielo azzurro che mi fa da tetto. Quasi una sensazione di soffocamento, come se stesse scivolando adagio sopra la mia testa, fino a schiacciarmi.
Come sono piccolo in questo immenso di cielo e montagne.
Ho bisogno di aria e solitudine. Ma non sono malinconico, mi rendo conto che corro troppo durante la settimana e la spossatezza arriva all'improvviso, qui tra le mie montagne.
Guardo lontano, fin dove l'occhio arriva e la mente mi accompagna. In quella porta sottile, dove si incontrano terra e cielo c'è la mia vita. Concentrata in pochi ettari di terra, in una casa piccola con i muri da imbiancare, un'altra volta, contro la muffa e l'inverno.
Ho lasciato per un momento quella casa, e la donna che ci abita. Piccola, ancora di più dopo il dolore, l'immancabile grembiulino nero e nei giorni di vento il foulard che le nasconde i capelli.
Su e giù per le scale. Le galline da accudire. L'orto da seminare. I fiori, quelli freschi da preparare in un piccolo mazzolino da portare a chi non c'è più.
Era compito mio oggi, risalire su per arrivare al piccolo cimitero. Sono partito con i fiori nella mano, il braccio a penzoloni, come se portassi un masso.
E' il mio cuore che è un macigno mentre mi avvicino al cancello. Mi fermo.
C'è silenzio. Un silenzio strano, di mille pensieri e voglia di scappare.  Imbocco il sentiero alla mia destra e comincio a salire, con i fiori in mano e l'anima ancora troppo debole per affrontare l'immobilità di una pietra grigia.
E' così, eccomi seduto su una roccia a guardare le nuvole che minacciano un temporale.
Uno ad uno i fiori li lascio cadere dal pendio, giù dove si vedono i pioppi e minuscole croci. Proprio lì, dove cade una lacrima.