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Stati d'animo


Sto bene, sto bene. Mi sento tranquillo, sono sereno. In pace con me stesso. Ripeto queste parole ogni volta che l'ansia mi serra il petto e mi fa respirare male. E' quasi come un training autogeno, un esercizio che m'impongo per recuperare lucidità ed energia.Non sto male, è vero. Non come s'intende abitualmente. Non mi sento depresso, dormo a lungo. A volte, guardando il profilo delle colline, avverto un'ombra di contentezza che si fa strada, che vuole emergere e colorare di sé il mio sguardo. Ma c'è qualcosa che non riesco ad accettare… *** Sto male da morire. Non dormo, ho pensieri ricorrenti che si presentano con la stessa tessitura delle ossessioni. Guardo fisso, mi scuoto, torno a perdermi su punti immaginari. Saluto la tristezza come un momento positivo, come un'alterazione dell'universo amorfo che mi circonda. Attendo un moto di rabbia, uno schizzo di odio, una volontà di rivalsa come una persona in grave pericolo che anela l'arrivo dei propri soccorritori. Più passano i giorni, più mi sento imprigionato in un mondo vischioso, privo di spessore, fatto di angoscia, ripetizioni e perdita di senso. Solo ogni tanto riesco a sfuggire a questo schema meccanico, ma poi ne vengo riassorbito e riprendo a pensare. Il telefono squilla insistente… *** Mi sento attivo, oggi. Ho preso un caffè e l'ho visto salire su con riconoscenza. Mi sono lavato, sbarbato. Lo specchio mi ha restituito un'immagine attenta, penetrante. Sul lavoro, ho baciato sulle guance due colleghe che mi hanno guardato stupite e sorridenti. Mi sono seduto alla mia scrivania come se ne avessi appena preso possesso. Ho ripreso in mano dei vecchi file e li ho trasformati in progetti sensati e fattibili. Non riuscivo a smettere di pensare a ciò che era successo la sera precedente… *** Ho paura. Sento qualcosa che striscia dentro di me. Che vuole prendere il controllo, dominarmi. Ridurmi come un pazzo che urla con la bava alla bocca. Cerco di contenermi, respirando a fondo. Se la situazione peggiora, inizierò a contare fino a cento. Scendo dall'autobus, in fretta. La mano corre verso la tasca della giacca. Vorrei mettermi a correre, lasciare indietro il panico che m'assale ad ondate e che mi prende lo stomaco. Non so se affrettare il passo o accasciarmi su una panchina. Mi dico "guarda, usa gli occhi. Guarda il mondo", ma una violenta tachicardia mi fa piegare in due.Tra dieci minuti passerà… *** Non ho voglia di fare nulla. Mi sono alzato alle 11 e 30 e l'idea di vestirmi, uscire e affrontare le incombenze quotidiane mi obbliga a sedermi sul divano, accendere una sigaretta e ritardare il momento successivo. I pensieri arrivano torpidi, lenti. Guardo i mobili, la porta che dà sul balcone, il frigo bianco e lucido, la stampa appesa al muro. Contengo la voglia di andare in bagno. Dalla finestra della camera da letto traspare un filo di luce. Mi chiedo se questa sia la felicità perfetta…Writerhttp://www.writer-racconti.org/