Writer

Attacco di panico


Un ringraziamento al blog "Tuttiscrittori" che mi ha intervistato.Chi volesse leggere l'intervista (che tratta, tra altre cose, del mio rapporto con la scrittura),  la trova qui Pubblico un frammento del mio romanzo "Diecimila e cento giorni". Riccardo sta dormendo nel suo letto. A un tratto... 
              (David Alfaro Siqueiros, "l'eco del pianto")Riccardo si sente male verso le quattro del mattino. Si sveglia con la sensazione di qualcosa che striscia verso di lui. Si siede sul letto,  tastando con le mani la superficie del  materasso. Non trova nulla, solo un lenzuolo attorcigliato  dai movimenti nervosi  del suo corpo durante il sonno. Si alza, va in tinello, accende la luce, si siede sul divano. Di nuovo quella sensazione di una presenza che   si muove e  gli viene incontro, facendo  vibrare il pavimento. Balza in piedi, scruta per terra, non  vede nulla, se non le mattonelle impolverate e lievemente incrostate dalla sporcizia rappresa.  Va in bagno quasi di corsa, si chiude a chiave,  prende due compresse e le inghiotte senza acqua, sforzandosi di deglutire, anche se  sente la bocca arida e secca. Adesso il rumore strisciante è fuori della porta del bagno, sembra che voglia scivolare sotto e riemergere dall’altra parte. Riccardo respira rumorosamente, cercando di inalare aria, si dice “non è nulla, non è nulla” con il tono di un bambino terrorizzato dal buio. Pensa che deve aprire la porta e uscire, si è messo in gabbia da solo. Mentre gira la chiave  per  mettersi in salvo, avverte che il rumore è entrato dentro di lui, gli vibra in testa con un suono simile a quello di un  rettile  che si muove lungo le pareti del cranio. S’infila i pantaloni con una sensazione di asfissia, esce dalla casa a piedi nudi lasciando la porta aperta e si mette a correre per strada pensando “non devo urlare, se no mi prendono per pazzo”. Arriva alla prima traversa, evita un gruppetto di giovani che stanno rincasando e restano fissi a guardarlo a bocca aperta, continua a correre rallentando il ritmo, con i piedi dolenti sull’asfalto umido, si ferma, si guarda intorno smarrito, torna indietro cambiando di marciapiede. Il rumore si è allontanato, non gli risuona più nel cervello. Riccardo si ferma davanti al portone spalancato respirando rumorosamente con la bocca. Rimane almeno un’ora seduto sui gradini delle scale per assicurarsi che  la presenza strisciante  sia sparita. Rientra nell’appartamento quando una luce tenue preannuncia l’alba  e fa scolorare il blu notturno del cielo.WriterIl mio sito