Creato da Dolce_Miele_Amaro il 02/11/2013
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Red Passion.

Post n°30 pubblicato il 18 Gennaio 2014 da Dolce_Miele_Amaro

Piove. Tra le tende del ristorante cinese che si finge italiano vedo l'acqua scorrere. Stasera non ho programmi. Ma mi sbagliavo. Mi arriva una chiamata da Calogero e sai che c'è, piuttosto di trovarmi sotto le coperte con lo stomaco sottosopra, forse uscire mi fa bene. Forse mi distraggo. Forse. Non appena salito in auto mi chiede: Naviglio? Ed io con falsa indifferenza rispondo: Perché no. "Perché no", mi sento un cretino solo al pensare di averlo detto veramente. Tra tutti i locali ci fermiamo in uno che fa angolo. Carino. Io lo conosco. Si è laureato qualcuno lì. Lo ricordo bene. Ci sediamo. Ordiniamo. Un baileys e un cocktail che si rivelerà cicuta. Tra la musica distinguo le parole di Calogero: C'è una persona di tua conoscenza... Magari fossi tu. Lentamente mi giro. Alzo il volto. Un treno deraglia e mi colpisce allo stomaco. Ti invio un breve messaggio. Non lo leggi. Ti volti. I tuoi occhi vanno in alto a sinistra, poi a destra, poi guardano in basso. Un lieve sorriso mostra delle fossette ai lati della tua bocca. Mi vorrei alzare, ma non hai idea di quanto mi tremi la gamba destra. Ti avvicini. Mi alzo con ritardo. Si aprono porte. Cadono mandorle. Un palloncino scoppia. Il lavandino gocciola. Un grillo sfrega le sue zampe. Un acchiappasogni sventola per uno spiffero. La mia testa è in confusione. Mi stai ripetendo la stessa frase per la quarta volta: "Hai visto l'invito?". Ma come faccio a risponderti? Hai idea cosa significhi mettere a posto le idee ed evitare di fare la figura dello scemo? Ti guardo fissa negli occhi. Vorrei non dover smettere. Perché dobbiamo? Ho bisogno di un attimo di tranquillità. Ti chiedo di seguirmi. Siamo fuori. Ho paura tu possa prender freddo. Io non sentirei neanche la neve in questo momento. Vorrei che niente e nessuno ci fermasse ora. Niente e ness...No, per favore...dici davvero? Il pakistano con le rose. Mò adesso? L'ultimo censimento del 9 ottobre 2011 dice che a Milano siamo in 1.242.123 e proprio adesso a noi due devi vendere le rose? Ho 5 minuti e ho la borsa di Mary Poppins dentro la testa, ti prego lasciaci soli. Per la prima volta tra i due a provar pena è lui. Mi guarda, mi sorride, forse capisce e va via. E' un casino, ti guardo e mi prende l'allergia. Mi sento stupido, per poi sentirmi più stupido ancora. I tuoi amici sono fuori. D. è rimasta sola dentro il locale. Capisco e non voglio metterti in difficoltà. Torniamo dentro. Vorrei soddisfare la mia parte egoista, ma capisco. Mi siedo. Non riesco a trovare una posizione in cui star fermo. Calogero capisce. Mi chiede come sto. Non rispondo. Che cosa dovrei dire ancora? Mi dice che se voglio possiamo andare via. Se non posso stare con te, allora si. Voglio andare via. Paghiamo e passo a salutarvi. Prima di uscire vorrei lanciarti un ultimo sguardo, ma è già tutto abbastanza difficile così. Sento un suono ovattato venire da fuori. E' Calogero che mi parla. Ommioddio, davvero non capisce? Vorrei andare a casa, vorrei sbattere la testa così forte da non pensare più. Vorrei non dover fingere che la serata può andare avanti. Continuo ad avere te in testa e non c'è spazio per nient'altro. Camminiamo, controllo il telefono che ormai ho capito essere una malattia. Metto la suoneria. E lo controllo ancora per paura di non sentirlo. La percentuale della batteria scende. L'oraio aumenta. Il telefono rimane silenzioso. Apro la porta di casa. Finalmente. Vorrei sentirti. Vorrei chiudere questa giornata con te. Vorrei addormentarmi con la tua voce. Non resisto al tuo silenzio. Ti chiedo uno squillo. Uno dei tuoi. Mi chiedi se dormo. Come potrei? Prendi una pausa. Chiamiamola così. Sei tornata. Ti chiamo.

 
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