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Lettera a mio padre (..momenti di forte rabbia. momento reale!)

Post n°9 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da igorpa66
 

Mi sento come quell’uomo a cui hanno tolto il cuore collegando al suo posto una machina che lo costringe a vivere nonostante l’assenza di speranza, e così, con tale animo, ogni sera mi addormento… Chiuderò gli occhi ma non spero più…non spero più, amore mio, attendo solo di poterti riabbracciare, se Dio vorrà, se la vita vorrà concedermelo!

Non avrei mai voluto!!
Così come voleva mio padre che fossi, sarò!! (Bravo papà! Pare proprio che tu ce l’abbia fatta, vero? Già ma non dimenticare, mio caro genitore “anagrafico”, come tu spesso precisavi, che un tempo non dura sempre un tempo e quando avrò raggiunto il mio obiettivo tornerò ad essere quel “pusillanime e senza spina dorsale” che hai sempre criticato!).

Scusami papà se non ho voluto diventare il tuo alter-ego, ma sai, io non comprendevo quando mi dicevi che non esistono amici: ne avevo e ne ho tanti!
Scusami se credevo che la “famiglia” veniva prima di tutto e che quando ho avuto la mia ho cercato di difenderla. Ma forse tu intendevi che dovevo preoccuparmi solo della tua?
Scusami se non ho voluto entrare a far parte di quel mondo che tanto ti affascinava, ma sai, pensavo che punire a comando fosse sbagliato e che era più giusto difendere i deboli piuttosto che allearsi con i più forti!
Scusami s non ho fatto del denaro il mio padrone ma solo un mezzo per vivere!
Scusami se non ho usato la paura, quella che volevi inculcarmi, come hai fatto con i miei fratelli e sorelle, probabilmente però questo mio modo di essere ti ha evitato un po’ di fastidi, non credi? Eh, per forza! Chi veniva verso te quando ne avevi bisogno? Chi ha sacrificato se stesso per non farti patir pene come quella che sto subendo?
Scusami anche perché morendo io, sono certo che non potremo incontrarci: io ho amato e sto amando i miei figli!! Per ciò non sono con loro, ricordalo!
E scusami, infine, se non sono mai venuto a piangere sulla tua tomba, ma sai, io, quando piango, dolore o gioia che sia, esprimo con sincerità ciò che provo e, mi dispiace doverlo affermare, ma nei tuoi confronti provo un odio viscerale!
Scusami, ma non sono ipocrita!
Forse ti sarebbe piaciuto il contrario? Forse avresti preferito vedermi straziato dal dolore come tutte quelle persone che sono venute al tuo funerale (..non avrei potuto comunque, ero, come adesso, rinchiuso in prigione per tue colpe..) e che mentre eri in vita non hanno fatto altro che sfruttarti? Forse avrei dovuto piangere come quella donna “che ti voleva bene quanto un dolore di stomaco”? Tua madre! O, meglio, come hanno fatto tutti quegli amici che hanno guadagnato sulla “nostra pelle”, la mia, dal momento che sono io e solamente io a pagarne le conseguenze?
No!! Mi dispiace caro padre!
Io sono sempre stato me stesso e sono orgoglioso di non somigliarti in nulla, credimi!!
Sarà anche sbagliato ma sono contento di potermi guardare allo specchio senza vergognarmi di nulla, se non del male che ho fatto a me stesso dedicandoti una vita intera ed oggi, che mi ritrovo in prigione, per tuoi errori, abbandonato da tutti come fossi un cane randagio, da coloro che si stanno cibando con il frutto della mi libertà, mi rendo conto maggiormente di quanto “tu” fossi ascoltato quando parlavi: avevi costruito il tuo castello sulla sabbia ed esclusivamente sul mio dolore, ti sentivi Re di un regno inesistente, mentre invece eri “dittatore” di un popolo vile che ha saputo trasformare la saliva in pianto, versandola sulla tua lapide! Ciò è quanto hai ottenuto con i tuoi sforzi!
Ero bambino quando ti ho visto minacciare con le armi da chi voleva difendere il suo bottino (me e quella stupida di mia sorella) e da allora, ricordi avevo solo cinque anni, ho sempre percepito la tua debolezza, che non era, come avresti voluto farmi credere negli anni a venire, l’amore per i tuoi figli ma, più tragicamente l’orgoglio di poter dimostrare ad altri (chi fossero poi questi “altri” per farti agire a quel modo è storia diversa..) che non perdi una guerra! Ed invece avevi perduto la tua prima battaglia: i tuoi figli da quel momento in poi avrebbero avuto solamente paura! Dovevo agire pure io al tuo stesso modo per ottenere i miei? Vedi, caro  padre, i figli non si vincono, non si ottengono, non sono trofei da mostrare, ma tu questo non lo hai mai compreso. Ti piaceva vederci vestiti bene perché altri ti facessero i complimenti, ci regalavi di tutto e di più perché fossimo invidiati, potevamo avere tutto ma non il tuo amore.
Povera S. ha sempre creduto nella tua buona fede anche quando la svegliavi la svegliavi la notte per punirla, picchiandola e costringendola a stirare i tuoi abiti! Ricordi papà? E ti ricordi di quella volta che mi colpisti con la cornetta del telefono, nel volto, sol perché desideravo andare a mangiare un gelato con la ragazza di allora? Ti ricordi di quando successivamente, separatomi da quella ragazza che nel frattempo mi aveva donato una figlia (Valentina..) scendevo e salivo le scale del tribunale dei minori per poter rivedere la bambina, ignorando, nel frattempo, che il mio avvocato aveva, da te, ricevuto espliciti ordini perché, al contrario, non mi venisse concesso questo diritto?
Povera sorellina mia..! Ancora oggi è certa di quanto tu le volessi bene e piange continuamente la tua scomparsa. Perché hai creato in lei questa illusione? L’hai “distrutta” facendola fidanzare, sappiamo entrambe che è stata opera tua e non frutto di un sentimento, con il “mafioso” di turno, facendole subire, successivamente, l’onta del tradimento, ricordi?
Sai, non ricordo che tu abbia cercato di “salvare” il tuo onore in quella occasione! Eppure avresti dovuto, o no?
Forse, no, ne sono certo, perché non eri come volevi che credessi: tu non eri forte! Tu eri solamente un po’ meno vile di tanti altri, o non è così?
Eh si! Deve forzatamente essere così altrimenti anche quell’altro mafioso (M., ricordi?) non ti avrebbe colpito davanti ad altri senza subire alcuna reazione!
Si! Eri un po’ vile, ed adesso lo so!
Però, quella volta in cui il nipote di un tuo amico (Giovanni R.) ti mancò di rispetto, come amavi precisare, sei stato capace di chiedermi la distruzione del suo locale: avrei dovuto fare questo secondo te e sei rimasto deluso quando ti ha semplicemente chiesto scusa. Era un mio amico, quel ragazzo, e volevi approfittare di questo per truffarlo, ricordi? Nonostante ciò ti ho fatto chiesto chiedere scusa.
Scusami, infine, se non verrò mai a piangerti.. Io non ti ho mai amato!
Addio, “ per l'anagrafe mio padre” così hai firmato la tua ultima lettera!!
Addio!!

 
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