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Post n°36 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da ambientalisticalabr
Pochi giorni dopo l'annuncio del varo da parte dell’Unione europea delle norme per ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020, uno studio della Stanford University, in California, lancia un nuovo allarme: il riscaldamento globale può causare nel prossimo ventennio danni gravissimi ai raccolti, particolarmente nelle regioni meridionali dell'Asia e dell'Africa.
Le aree meridionali del continente nero potrebbero perdere oltre il 30% della loro produzione agricola principale, il mais, mentre in Asia, riso, miglio e mais subirebbero un calo nei raccolti del 10%.
L'indagine condotta da David Lobell e dal suo staff, recentemente pubblicata su Science, si basa sulla simulazione, attraverso l'uso di sofisticati strumenti informatici, dello scenario della produzione agricola delle 12 regioni mondiali la cui popolazione è più esposta ai rischi di malnutrizione.
Per identificare quali colture siano più minacciate dal cambiamento climatico da qui al 2030, i ricercatori hanno incrociato le proiezioni meteorologiche con i dati sull'alimentazione delle popolazioni povere, facendo intervenire nel modello anche le relazioni tra i raccolti agricoli e le variazioni climatiche del passato.
Attualmente, il miliardo di poveri che popola la Terra trae il proprio misero sostentamento principalmente dall'agricoltura, ovvero da quell'attività umana più esposta ai rischi legati alla mutazione del clima. Per questo motivo è necessario un intervento tempestivo e su larga scala per evitare una catastrofe umanitaria di proporzioni immense.
Le aree meridionali del continente nero potrebbero perdere oltre il 30% della loro produzione agricola principale, il mais, mentre in Asia, riso, miglio e mais subirebbero un calo nei raccolti del 10%.
L'indagine condotta da David Lobell e dal suo staff, recentemente pubblicata su Science, si basa sulla simulazione, attraverso l'uso di sofisticati strumenti informatici, dello scenario della produzione agricola delle 12 regioni mondiali la cui popolazione è più esposta ai rischi di malnutrizione.
Per identificare quali colture siano più minacciate dal cambiamento climatico da qui al 2030, i ricercatori hanno incrociato le proiezioni meteorologiche con i dati sull'alimentazione delle popolazioni povere, facendo intervenire nel modello anche le relazioni tra i raccolti agricoli e le variazioni climatiche del passato.
Attualmente, il miliardo di poveri che popola la Terra trae il proprio misero sostentamento principalmente dall'agricoltura, ovvero da quell'attività umana più esposta ai rischi legati alla mutazione del clima. Per questo motivo è necessario un intervento tempestivo e su larga scala per evitare una catastrofe umanitaria di proporzioni immense.
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