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Bianca ape ronzi


 Bianca ape ronzi, ebbra di miele, nella mia anima e ti torci in lente spirali di fumo. Sono il disperato, la parola senza eco,colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe. Ultima gómena, scricchiola in te la mia ansietà ultima.Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa. Ah silenziosa! Chiudi i tuoi occhi profumati. Lì aleggia la notte.Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa. Possiedi occhi profondi dove la notte aleggia.Fresche braccia di fiore e grembo di rosa. I tuoi seni rassomigliano alle conchiglie bianche.Sul tuo ventre è venuta a dormire una farfalla d'ombra. Ah silenziosa! Ecco la solitudine da dove sei assente.Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti. L'acqua va scalza per le strade bagnate.Da quell'albero si lamentano, come infermi, le foglie. Bianca ape, assente, ancora ronzi nella mia anima.Rivivi nel tempo, sottile e silenziosa. Ah silenziosa!.. Ogni tanto nel mio blog (talvolta nel mese di maggio, quello delle rose) questa splendida poesia di Neruda, tratta da una sua raccolta del 1923 - Venti poesie d'amore e una canzone disperata, i cui primi due versi campeggiano sotto il titolo del blog, sembra riecheggiare in quella parte di me stesso, quella che unica e sola riesce, giusto per sintetizzare con una frase de “Il piccolo principe”, a vedere l'essenziale, con il cuore..La vita non si ferma mai, presi da mille e mille faccende, tirati come siamo per le maniche o per le mani, ha quella cadenza che non ci permette di sostare più di tanto in alcuni pregressi frammenti di noi stessi, se non per il tempo “necessario e forse sufficiente” per chiudere gli occhi e lasciarsi avvolgere da certe lente spirali.. Di fumo, di braccia, di baci e di tenerezze, di “occhi profumati, bianche conchiglie” e di quella deliziosa, sfumata “icona” sul fianco, da accarezzare delicatamente..Tutte cose, queste, che il tempo tende a rendere sempre più evanescenti e ialine, confuse.. Ma non riesco a farle sparire fino al punto da renderle "insensibili", come piacerebbe a me..