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Torno..


.. per un momento a dire qualche altra cosa di Milan Kundera e in riferimento al suo conosciuto romanzo - estremamente introspettivo - “L’insostenibile leggerezza dell’essere” (1984). Ricordo di averne accennato in altre occasioni nel mio e mi pare in altri blog ma non importa: oggi va così e mi ripeterò, forse. Perdonatemi..Ecco, fra tanti pensieri, concetti espressi dallo scrittore, alcuni sono indubbiamente molto interessanti, inducono a profonde riflessioni anche nella loro apparente e stringata essenzialità, dote questa non certo comune a tutti gli esseri umani. Ad esempio: «L'amore non si manifesta col desiderio di fare l'amore (desiderio che si applica a una quantità infinita di donne) ma col desiderio di dormire insieme (desiderio che si applica ad un'unica donna).» L’amore ha tante di quelle sfaccettature che potremmo definirle numerose come gli esseri umani e si accrescono in continuazione a seconda delle peculiarità, della fantasia, di certe spinte interiori che si diversificano in itinere. Quanto scritto sopra da Kundera mi trova d’accordo, totalmente.L’ho provato sulla pelle della.. mia anima, ho provato il piacere di notti speciali ed inebrianti, di raggi di luce al mattino che, soffusi, hanno illuminato corpi desiderosi di fondersi in un unico gesto d’amore, continuamente..Ma poi, nelle  "normali" relazioni interpersonali, pare che certi gesti che hanno generato luci e suoni armoniosi, rimangano fluttuanti nell’aria per pò prima di diventare del tutto evanescenti. E finire nell’oblio..Ergo quanto scritto da Kundera - ripeto - lo trovo veritiero nella sua normalità, che poi tanto normalità non è. Il respiro, movimenti "notturni" di chi abbiamo a fianco per anni e anni, certe peculiarità che riconosceremmo senza alcun dubbio fra mille e mille altre, piccole cose che potrebbero passare inosservate, sono al contrario simili a perle nel “buio”, numerose fra le infinite sfaccettature che l’amore genera continuamente quando due persone non desiderano altro dalla vita.Noi stessi diventiamo amore in quel connubio che ogni benedetto giorno si rinnova in ogni direzione, si fortifica reciprocamente e costituisce “meraviglia” nel momento in cui riconosciamo qualche particolare corda che tocca il cuore. Fosse anche la prima volta dopo anni ed anni..