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Distanze


“Una volta accettata la consapevolezza che anche fra gli esseri più vicini continuano a esistere distanze infinite, si può evolvere una meravigliosa vita, fianco a fianco, se quegli esseri riescono ad amare questa distanza fra loro, che rende possibile a ciascuno dei due di vedere l'altro, nella sua interezza, stagliato contro il cielo.” (Rainer Maria Rilke)  ..   Qualche riflessione su questo assunto di Rilke che ho letto alcuni giorni fa, penso sia necessaria per cercare di chiarire quelle ipotetiche “distanze infinite”. Mi sono soffermato non poco in quel virgolettato, immerso in miei dubbi.Questo perché ho provato sulla mia pelle, per qualche anno e per motivi di lavoro, la distanza fisica dalla mia famiglia. Ben 675 km fisici che potevo “ammortizzare” con visite periodiche, telefonate etc. Ma la realtà è stata in quel periodo che, specie alla sera restavo solo e in quei momenti non c’è stato nulla da fare: “freddo, notte buia e solitudine”. C’è la possibilità, piuttosto reale, che sussista altro genere di distanze anche stando “cheek to cheek”. Riconoscerle e saperle “amare”, come suggerisce Rilke, può essere un buon viatico per godere di momenti di infinito piacere. Un po’ come fecero il poeta libanese Khalil Gibran e il suo amore, la preside americana Mary Haskell: per 25 anni e in momenti di loro lontananza forzata per esigenze di lavoro, supplirono con lettere i momenti di solitudine, lettere da cui traspare un solidissimo legame, un amore veramente profondo. O come il poeta e drammaturgo inglese Shakespeare che, in uno dei 154 sonetti a lui attribuiti - il 44°, riportato a piè di questo post - accenna alla distanza e come, in qualche modo, si possa provare ad annullarla, fin quando la realtà non si appalesa nella sua ragion d’essere, triste o gioiosa che possa essere. (Nei versi shakespeariani dolorosa) Quasi a dire che, per un momento, si possa pensare, credere di sapere ciò che in effetti contrasta con la realtà, così come si pensa, si crede di essere ciò che non si è, ed analogamente non si sa di essere ciò che invece realmente si è. Dilemmi che spesso illudono la mente, l’anima e possono causare sofferenze inaspettate. Socrate scrisse e giustamente: «Conosci te stesso» (frase riportata sul tempio di Delfi), ovvero questo è il primo passo per avere una vita meno complicata, oserei dire più adatta alla propria personalità, meglio ancora se insieme alla persona cui donarsi, reciprocamente e senza generare sofferenze, semmai alienarle.  .. .. Se la pesante materia del mio corpo fosse pensiero, l’avversa distanza non fermerebbe il mio cammino; perché a dispetto dello spazio, io sarei portato dai punti più lontani al luogo dove tu sei.Che importerebbe allor se il mio piede calcasse la più remota terra lontana da te; l’agile pensiero può varcare terra e mare nell’attimo in cui pensa dove vorrebbe essere.Ma ahimè, pensier m'uccide di non esser pensieroper sorvolar le lunghe miglia quando tu sei via,purtroppo così composto di terra e acquaio devo aspettar gemendo il comodo del tempo; non ricavando da elementi sì grevi che lacrime pesanti, simbolo del loro duolo.