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Nome non ha


Nome non ha, amore non voglio chiamarlo questo che provo per te, non voglio che tu irrida al cuor mio com'altri a' miei canti, ma, guarda, se amore non è pur vero è che di tutto quanto al mondo vive nulla m'importa come di te, de' tuoi occhi de' tuoi occhi donde sì rado mi sorridi, della tua sorte che non m'affidi, del bene che mi vuoi e non dici, oh poco e povero, sia, ma nulla al mondo più caro m'è, e anch'esso, e anch'esso quel tuo bene nome non ha... Rina Faccio, alias Sibilla Aleramo (Da "Il mio diario", 16 dicembre 1941) .. Il senso più percepibile che questi versi della poetessa di origine piemontese emanano, non è solo il contenuto di sofferenza della stessa verso un uomo - Julius Evola, notabile del periodo fascista -, anche il timore, le incertezze che esprime e che più accorate, umane non potrebbero essere, quanto e soprattutto un supremo desiderio di lei: sentirsi libera da legami tipici di una società troppo convenzionale, bacchettona, attenta a chi esce da certi canoni, pronta a mettere all’indice chi non canta in quel determinato coro. Lei, una delle tante che hanno avuto una vita travagliata ma che ha avuto il coraggio di esprimerlo, di gridarlo.. Una vita resa scivolosa da regole di bon ton eccessivamente restrittive che l’hanno resa parecchio complicata, amara.. Già che da sedicenne subì violenza e fu costretta dal padre a sposare un uomo verso cui non ebbe alcuna attrazione e da cui subì soprusi.. Questo suo desiderio di emancipazione, libertà s’era già notato ai tempi – 1916/17 – di quell’amore pazzesco, assurdo a tratti violento con il poeta genovese Dino Campana (che non ebbe molti riguardi verso lei riempiendola. in accessi d’ira, di botte e ancora botte), dopo circa una decina d’anni questo nuovo amore sembrò alla Aleramo volerle legare - more solito - “mani e piedi”.. Amore (..) cui si sottrasse con grande sofferenza: questi versi sono l’espressione di un sentimento profondo che non trova giusta corrispondenza proprio per quelle libertà individuali negate per lungo periodo alle donne. Anche lei oggi, come Evelina Cattermole Mancini e tante altre, sarebbe stata una donna felice, libera di gestire la sua vita secondo i propri desideri..