Benvenuti!

Venezia in Novembre


   Venezia in NovembreRallegrati nel vedere la forza che vive negli altri, nell’ammirare quel che altri hanno compiuto illuminato dal sole, o sotto la pioggia ed il cielo tutto è ordinato in volte e guglie come era stato pensato e sognato Rallegrati se, in comunione, puoi vedere ed incontrare la luce – dimentica che io non sono una creatura celeste non sopportar l’invidiaÈ facile vedere come le cose interagiscano fra loro: una chiatta cozza contro un’altra e per l’urto trema, si incrina sul colpo, e l’acqua s’infiamma lì dove il marinaio grida acuto alla svolta vacillando quando la barca vira nella direzione sbagliata, e la nebbia fredda d’autunno s’insinua sotto il ponte e obnubila la vista.Anche un gattino lì da solo galleggia un dito sotto la superficie dell’acqua e svolta, lui sì, seguendo la corrente e il suo musino non urta in quella via d’acqua così liscia nonostante rolli e beccheggi avanti e indietro, a caso.Qui ha vissuto Byron e qui Schopenhauer qui Nietzsche e qui Proust Questi nomi vengono a mente, ma sono molti di più non vedo placche commemorative Venezia non ama questo tipo di memorie come altre città una regina parla con il messaggero ma non del messaggero non ci si fa pregio di un corteggiamento troppo palese ma Goldoni sta lì beffardo e allunga la sua canna a passeggio e accenna graziosamente col capo al pubblico di piazza, i suo fedele pubblico e ricorda tutti i suoi successiIl Lido è deserto, la lunga spiaggia di sabbia cinerina giace nudain lontananza, il mare disegna sul golfo con la spuma delle onde e porta avanti e indietro la striscia di conchiglie dal guscio aperto che scricchiola sotto i passi prudenti.Quale silenzio sotto il tuono delle onde che si frangono, un ciclista pedala sulla sabbia dura al bordo della spiaggia, un ragazzo corre, un cane si affanna,e Pamela si china sui tesori che ha trovato, il vento le entra nella pelle come un tarlo nella corteccia dell’alberoIn un’oscura finestra ho visto esposto un pezzo di legno intagliato, il fondo di un violino, il suo collo ricurvo ed i bordi eleganti, un pezzo qui ed uno lì, allineati c’erano tutti gli elementi dello strumento non ancora finito non levigato, non laccato, ma meraviglioso, lì nell’ombra come una conchiglia aperta arenata sulla spiaggia e se mai alcun suono aveva gravato corda alcuna la musica giungeva nel cuore e nel corpo da un maestro ignoto dietro ad una finestra sporca e impolverataIn Piazza San Marco si accalcano stormi di piccioni il cui movimento crea l’impressione di grifoni alati in pose elegantiImprovvisamente l’intero stormo si getta in un’altra direzione, come cattivi pensieri che cambiano di volta in volta oggetto e desiderio, sfrecciano a volo radente confondendosi con le loro ombre e cercano rifugio nei mille anfratti del mostro a cinque teste che assume forma di duomo doratoMa qui alla sera è silenzio quando il freddo intenso spazza via l’incanto ed i contorni si perdono nel crepuscolo o nella foschia, non si sa quale,ed i passi sulla pietra lavorata spariscono senza rumore e vengono inghiottiti dal buio della calle protetta da case ciecheed il cammino di una luna livida,dal suono attenuato di una sirena,procede lontano sulla laguna nascosta dalla nebbia. (Rabbe Enckell)..Mie letture casuali, solitarie.. A premessa qualche notizia su Rabbe Enckell. É stato uno scrittore finlandese di lingua svedese vissuto nel secolo scorso. Fu anche poeta sostanzialmente classicheggiante, impegnato nei temi naturalistici e nelle meditazioni filosofiche legate all’espressionismo tedesco (inizio secolo scorso) come reazione al naturalismo e all'impressionismo francese. Anche il sottoscritto che tanti anni fa ha studiato la filosofia (con più determinazione e cura quella antica), ha avuto difficoltà nel recepire la sostanza di questo espressionismo, inizialmente tedesco, che poi si è diffuso in Europa in forme personalizzate. Leggere poi questi splendidi versi, ammantati da una dolcezza che vira sul malinconico e scritti da un poeta finlandese, mi ha francamente sorpreso e riportato in un mondo reale, quello di una bellissima città come Venezia, che non cambia aspetto più di tanto a distanza di tanti decenni. Per rendersene conto basta viverci anche un solo giorno partendo da ore tarde e finendo ad ore tarde del giorno successivo. La bellezza di questa città romantica è ancor più palpabile di notte quando si va a spasso per le celebri “calli” e ci si lascia trasportare dall’istinto, abbracciati alla persona amata e dietro ogni vicolo, in mezzo a calli nebbiose, un bacio e poi un altro bacio, e un altro ancora, stretti stretti. E poi.. Tutto questo fa perdere il senso della realtà, fa risplendere in un angolo buio e nebbioso, dietro un portone non illuminato, in un vicolo prospiciente uno dei numerosi canali della laguna, in una stanza modesta in disordine, quanto potente e splendente sia l’amore che, quasi d’improvviso, avvince profondamente due persone che in quei momenti altro non desiderano dalla vita..