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Estate


  Estate Cicale, sorelle, nel sole con voi mi nascondo nel folto dei pioppi e aspetto le stelle. … L’ermetismo di Quasimodo si manifesta in questa come nelle altre poesie appartenenti a quella corrente poetica che, per alcune ragioni, trovo esaustiva per la sua connessione con la vita intesa come dimensione intima e vera delle radici dell’uomo.  Quasimodo, nativo di Modica – cittadina del ragusano che ho visitato anni fa, “proprietaria” di palazzi e chiese di grande pregio architettonico - con questi versi imprime un “respiro” che lo riporta alle proprie origini, ricordando quella stagione che risulta per lo più la preferita degli esseri umani. Personalmente e dopo questa lettura, mi sono immerso in ricordi che mi hanno riportato indietro nel tempo quando sono stato in Sicilia, ospite di mio cognato, a Messina. Una gita nei dintorni di questa città, un soggiorno in un casolare antico perso in campagne assolate: questo mi è tornato in mente leggendo quei versi. La ricerca di una frescura è cosa più che naturale, appoggiato come fui ad una pianta d’ulivo secolare con accanto un contenitore di terracotta con dentro acqua fresca, collocato in un naturale incavo di quella pianta d’ulivo. Mi piacciono gli ulivi, li immagino come antichi “testimoni” del passaggio dell’uomo che, nel mio caso, riportano in superficie studi giovanili di stampo omerico (ad es,, se non sbaglio, il letto nuziale di Ulisse egli stesso lo costruì proprio su una pianta secolare di ulivo, nel bel mezzo della sua casa..).Oh.. il caldo che contraddistingue la stagione estiva, a parte l’aspetto monsonico che prende sempre più piede in Italia, anche dalle mie parti si sopporta a fatica però per altro motivo: l’eccessiva umidità che rende l’aria “pesante” da respirare.